Partendo dal romanzo di Gertrude Franklin Atherton, la scrittrice e sceneggiatrice Mary O’Hara mise le basi per Black Oxen, diretto dal grande Frank Loyd (vincitore per ben due volte del Premio Oscar come Miglior Regista). La storia sebbene contenga elementi originali, ricalca nell’ambientazione il tipico ambiente borghese di inizio ’900 ma affronta anche il tema del divario generazionale e della profonda differenza tra persone di età e cultura differente in una società in continuo mutamento.
Lee Clavering (Conway Tearle), commediografo di successo, si innamora della misteriosa Madame Zatianny (Corinne Griffith). Il suo amico, l’anziano Charles Dinwiddie (Tom Ricketts), sembra riconoscere in lei una sua vecchissima fiamma, Mary Ogden, sposatasi poi con il Principe d’Austria Rohenhauer (Alan Hale). Quando Clavering dichiama a Madame Zatianny il proprio amore lei decide di svelare a tutti la propria identità ed ammette di essere realmente Mary Ogden, ringiovanita grazie al portentoso intervento dei medici di corte che vedevano in lei l’unico modo per salvare l’Austria. Sebbene Clavering sia comunque disposto a sposare la sua amata, ben presto inizia a farsi evidente il gap generazionale, e l’insistente attenzione della giovane Janet Ogelthorpe (Clara Bow) per il commediografo rischia di far vacillare il rapporto…
Un film a metà tra il romantico e il drammatico accompagnato da qualche elemento fantascientifico. Interessante vedere come veniva affrontato un tema così delicato, come quello del ringiovanimento, attraverso l’espediente di un intervento chirurgico. Già all’epoca, infatti, non era insolito, specie nella alta società, ricorrere ad interventi di chirurgia plastica (questo a partire dagli inizi del secolo scorso). Tra gli attori ricordo con piacere la splendida Corinne Griffith, considerata la donna più bella del cinema muto (The Orchid Lady of the Screen) contrapposta alla bellezza meno angelica di Clara Bow, ragazza cresciuta nei bassifondi di Brooklyn e che riuscì ad imporsi grazie alla sua bellezza e trasgressività. Proprio la sua vita trasgressiva la porterà però sul lastrico quando la segretaria della Bow diede in pasto ai giornali il diaro personale dell’attrice. Entrambe le protagoniste non riuscirono a superare indenni l’avvento del sonoro, ma la Griffith riuscì a ritagliarsi un discreto spazio come scrittrice. Più longeva, al contrario, la carriera di Conway Tearle, che dopo essersi affermato a Broadway intraprese una buona carriera come attore cinematografico che terminò bruscamente per colpa di un infarto nel 1938 quando l’attore aveva sessant’anni.Black Oxen è un film tutto sommato piacevole anche se forse eccesivamente condito di elementi accessori che rallentano lo svolgimento della trama che subisce una rapida accellerata solo quando si arriva all’ammissione da parte di Madame Zatianny di essere Mary Odgen. Interessanti le scene in flashback in particolare colpisce lo splendido truccaggio della Griffith utilizzato per invecchiarla (anche se più che una cinquantenne sembrerebbe una settantenne). Insomma diciamo che il film di fantascientifico ha ben poco, ma presenta comunque alcuni aspetti degni di nota e il solo cast (regista compreso) contribuiscono a dare fascino alla pellicola.
L’unica versione disponibile in DVD di Black Oxen, edita dalla Buyers’ Gallery Video nel 2004, sia un riversamento incompleto di appena 60′ tratto probabilmente da una pellicola in 16mm (versione da me visionata e di cui riporto un estratto a fine pagina). Almeno due copie in 35mm sarebbero invece conservate presso l’International Museum of Photography and Film at George Eastman House. La speranza è che il film venga degnamente restaurato e poi distribuito in DVD e Bluray.