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Blancanieves – La recensione

Creato il 18 novembre 2013 da Drkino

Riadattamento della favola dei fratelli Grimm, tra atmosfere dark e gusto contemporaneo…

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Biancaneve non è una principessa, è “la regina mora” della corrida andalusa, come recita una delle diverse romanze che accompagnano le sequenze del film, muto e in luminoso bianco e nero. Il padre, Antonio Villalta è un celebrato torero che la inizia al combattimento rituale, ma la giovinezza della “bambina senza nome” trascorre, sofferta e senza la madre, nell’istituto di Monte Olvido, tra le angherie e i soprusi della matrigna. L’incontro con una compagnia di nani girovaghi, oltre a concederle il nome, Blancanieves, la farà diventare un abile toreador fin quando la perfida matrigna Encarna, dopo essersi sbarazzata già del padre, escogiterà la sua vendetta.

Blancanieves è l’ennesima rivisitazione della favola dei fratelli Grimm, dopo i recenti Mirror mirror di T. Singh e Snow White and the huntsman di R. Sanders, arriva dalla Spagna, è ambientata negli anni ’20 ed è uno scanzonato omaggio a tinte dark ai classici del muto: non abile recupero filologico dei vecchi film, come lo è stato in parte The Artist” di M. Hazanavicius, ma rilettura disinvolta che reinventa la fiaba e la fa rivivere, in modo surreale, nei tradizionali scenari spagnoli dei matador e delle danzatrici gitane. Il film mescola atmosfere gotiche di dreyeriana memoria a giocosi siparietti che alleggeriscono la tensione di una storia romantica e visionaria, risultando a tratti un po’ troppo artefatto e manieristico, specie nell’approccio narrativo troppo didascalico, o nelle fin troppo meditate scelte stilistiche e visive, tuttavia è incantevole nella sua esuberante e insieme tragica rappresentazione.

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La rilettura contemporanea del film muto passa attraverso la capacità registica di valorizzare, con gusto contemporaneo, la recitazione e la progressione narrativa della storia, facendone un’opera che anziché riciclare, ripropone vecchi stilemi con eleganza di forma e profondità di contenuto. Come fece Bergman col cavaliere Block, guidato dalla carovana dei saltimbanchi (nel Settimo sigillo), Berger mette in scena l’iniziazione ieratica ed errabonda di una nuova Biancaneve, che, come nelle narrazioni medievali, riconosce se stessa e la propria identità grazie al nome concessole dai pittoreschi nani. Il bacio di uno di essi non riuscirà a svegliarla dall’eterno sonno, ma le farà sgorgare una lacrima, l’ultima.

Sognante

Vincenzo Palermo

Regia: Pablo Berger – Cast: Maribel Verdú, Daniel Giménez Cacho, Angela Molina, Pere Ponce, Macarena García.  Drammatico – 104 min. Spagna, Francia, Belgio – 2012.

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