Ilaria D’amico nel suo programma settimanale Exit in onda si La7 apre il dibattito con gli ospiti in studio sulla spaccatura all’interno della maggioranza a causa dell’ultimo funambolico cambio decisionale riguardante l’invio di bombe sulla Libia. Una decisione sofferta, ormai è tempo di guerra e numerosi gli interrogativi per gli italiani. Se la politica deve essere fatta di scelte concrete quest’ultima “capriola” del premier è un rischio grave per la stabilità del nostro governo. Berlusconi non ha consultato la Lega, ha scelto di bombardare la Libia da un giorno con l’altro e dà per scontato che Bossi gli dica sempre sì. Per questo il Carroccio è andato su tutte le furie, in effetti Bossi non le ha mandate a dire e Berlusconi ora deve tenersi in equilibrio tra la Lega che fa pressione oppositiva e i suoi fedelissimi con i quali tenta di restare ancorato al potere.
Vauro, Maurizio Gasparri, Don Gallo, Massimo Fini, Luigi Amiconi, Davide Boni discutono l’operato del governo e la guerra in Libia, chi è a favore e difende le decisione di Berlusconi perché in “linea” con le Nazioni Unite che hanno adottato la risoluzione che ha dato il via libera all’operazione in Libia il 17 marzo, chi invece è contrario a qualsiasi forma di guerra deciso a difendere i conflitti con la non violenza.
Gli sviluppi del conflitto in Libia sembrano dipendere sempre più dalle sorti di Misurata, ormai devastata. Nella terza città del Paese, sotto assedio da quasi due mesi, ci sono stati nuovi scontri tra le forze leali a Gheddafi e gli insorti. Tra le vittime si contano sempre più civili. Gli ospedali sono in difficoltà. Medici Senza Frontiere ha annunciato di avere evacuato da Misurata un centinaio di persone, in attesa di un’operazione umanitaria predisposta dall’Europa.
Personalmente appoggio la convinzione che nessuna guerra è inevitabile. Le guerre appaiono alla fine inevitabili solo quando non si è fatto nulla per prevenirle. La parola guerra dovrebbe essere bandita dalla storia dell’umanità, l’Europa nasce da una speranza di pace e uguaglianza tra i popoli per un mondo più giusto e sicuro, ma il solo che ha preso una posizione ferma a riguardo è Gino Strada. Emergency da sempre è contro la guerra, contro tutte le guerre. Tutti gli altri, tra opposti interessi sociali ed economici fortemente collegati al petrolio, hanno scelto soluzioni più rapide dando il via al macello umano. Se i governanti si impegnassero a costruire rapporti di rispetto, di equità, di solidarietà reciproca tra i popoli e gli Stati, se perseguissero politiche di disarmo e di dialogo, le situazioni di crisi potrebbero essere risolte escludendo il ricorso alla forza.La guerra è una follia, esalta la violenza, la diffonde, la amplifica. È la scelta peggiore tra gli esseri umani, non esistono guerre umanitarie, chi costruisce la pace lo fa con azioni non violente, fornendo gli strumenti alla popolazione civile per vivere ad un livello sociale ed economico
degno. Le bombe mirate, non sono intelligenti, perché una bomba non è intelligente. Una bomba devasta, uccide, distrugge. L’intelligenza è risolvere le questioni senza l’uso della forza, ma per via diplomatica. Questa è una posizione intelligente. Le bombe ammazzano in fretta e basta. La propaganda ci ha ormai assuefatto all’idea che l’intervento serve per ristabilire la pace, l’intervento è democratico perché sancito dall’ONU, anche se poi viola le sue stesse regole. Ancora una volta, umanitario, inevitabile, necessario: Iraq, Iugoslavia, Afghanistan, ci sono state presentate come guerre per la lotta al terrorismo, per la democrazie , per far rispettare il diritto internazionale ecc. in realtà, ogni grande guerra prende avvio da una menzogna mediatica gigantesca che serve a influenzare l’opinione pubblica in modo che si orienti dietro i suoi governanti.Il nostro governo ora indica la guerra come necessità, fino a poche settimane fa ha finanziato, armato e sostenuto il dittatore Gheddafi e le sue continue violazioni dei diritti umani dei propri cittadini e dei migranti che attraversano il Paese. Ogni volta, la nuova guerra è una “guerra giusta”, ancor più candida e nobile delle precedenti.È forse questa l’era che segnerà la fine del documento già esistente che rappresenta il legame fra presente e futuro: la Dichiarazione universale dei diritti umani? Se ci proponiamo come modello di democrazia da emulare, risultiamo credibili se lo facciamo bombardando e se ci mostriamo non coesi nei nostri principi? Ma non è il momento di seminare il dubbio. O comunque troppo tardi. Siamo in guerra, una guerra inevitabile. Siamo il modello democratico da perseguire! Noi agiamo bene!