Tutti coloro che volevano Emma Bonino come Presidente della Repubblica alle scorse elezioni, sono ancora sicuri di essere di quest’idea dopo la totale incompetenza mostrata dalla leader radicale nella vicenda Ablyazov?
Si tratta dell’espulsione dall’Italia di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov e di sua figlia Alua, avvenuta il mese scorso, all’oscuro del Ministro degli Interni, Angelino Alfano, e di quello degli esteri Bonino. La stampa ha giustamente bacchettato Alfano ma pochi hanno voluto toccare l’intoccabile Bonino.
Enzo Pennetta ha fatto notare che prendendo in esame gli articoli pubblicati sulla vicenda dal “Corriere della Sera” e da “Repubblica”, si nota che quando si parla delle responsabilità del Ministero degli esteri il nome della Bonino non si cita mai ma si preferisce parlare di “Farnesina”, come se la Farnesina fosse una persona o non facesse capo ad un responsabile. «Bonino l’intoccabile è adesso anche diventata “innominabile”». «Alfano è del Pdl», ha commentato perfino Massimo D’Alema, «alla Bonino invece le vogliamo bene ma mi domando in quale letargo si trovasse la Farnesina».
L’ex sottosegretario agli Esteri, Gianni Vernetti, ha spiegato che «Bonino era nelle condizioni per denunciare quanto avvenuto. Invece ci sono state settimane di silenzio», sperando di «passare la nottata». L’ex tesoriere dei Radicali, Danilo Quinto, si è domandato: «perché non ha convocato una conferenza stampa per difendere i diritti umani di “quella signora” o, ancora, perché non ha chiesto – neanche questo, risulta – formalmente a Letta d’intervenire?». Da numerose parti stanno arrivando accuse all’Italia di grave violazione dei diritti umani, proprio quando abbiamo come ministro degli Esteri una sedicente paladina in difesa di essi.
Non solo il caso kazako, in pochi mesi la Bonino ha collezionato una serie di figuracce che avrebbero portato alle dimissioni qualunque politico. Ricordiamo, ad esempio, l’erogazione di 1,4 milioni di euro a una lunga lista di enti, fra cui l’Istituto affari internazionali e l’Aspen institute, di cui anche lei fa parte e come non citare la violazione al diritto internazionale compiuta nei confronti del Presidente della Bolivia, definito atto di “pirateria” dal Guardian e che ha spinto il suo amico Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista, a chiederne le dimissioni. Onore in questo caso al “Fatto Quotidiano” che più volte ha individuato le responsabilità della Bonino, invitandola a sua volta alle dimissioni.
Dagospia ha scritto: «Emma Bonino ha mostrato il suo vero volto di donna del potere disposta a passare sopra ogni principio pur di piacere ai potenti che la potrebbero incoronare Presidente della Repubblica alla scadenza di Napolitano». Una donna di potere, la leader radicale, che percepisce ben 178mila euro all’anno. Ovviamente difesa dal suo amico Marco Pannella: «non arrivano notizie di imminenti digiuni o piagnistei di Marco Pannella per la libertà di Alma e di Aluà, la moglie e la figlia del dissidente Albyazov» ironizza Pino Corrias . Nessuna protesta di Pannella mentre la Bonino testimoniava «quanto sia conveniente e triste sottomettersi al potere che ti ha appena incoronato. E dopo un trentennio passato a difendere i perseguitati di tutti i mondi lontani, farsi sfuggire l’unica coppia di perseguitati che proprio sotto casa Bonino avrebbe potuto difendere senza alzare un grammo di polvere, né una lacrima, né un digiuno. Ma solo facendo il suo dovere».
Finiamo con l’ultima chicca della leader radicale. Dopo che la sua collega della Sanità, Beatrice Lorenzin, ha illustrato i nuovi divieti antifumo contenuti nel suo disegno di legge, estendendolo agli spazi scolastici e alle auto private in presenza di donne incinte o minori, la tabagista Bonino ha sbraitato: «Ma siamo matti? Vietare il fumo anche in auto? Minori o donne incinte non mi interessa, questa è una roba proibizionista, non la sottoscriverò mai». Poco interessata alla salute di minori o donne incinte?