Il mercato primario delle azioni è quello dei collocamenti, che permette ai risparmiatori di acquistare i titoli nel momento in cui arrivano sul mercato. Il mercato secondario è la vera Borsa e rappresenta gli scambi dei titoli dopo che sono stati collocati sul mercato.
Le società in possesso di determinati requisiti di trasparenza, dimensioni, crescita, solidità e diffusione di titoli presso il pubblico, possono decidere di quotare le loro azioni (IPO, Initial public offering).
I motivi principali di quotarsi sono due:
1. Se si tratta di emissione di nuove azioni (offerta pubblica di sottoscrizione, OPS) la società raccoglie capitali freschi come contropartita dei nuovi titoli emessi (aumento di capitale). Questi capitali servono alla crescita della società e vengono impiegati in nuovi investimenti
in macchinari, tecnologie, acquisizioni di altre aziende, ricerca. In questo caso, quindi, la società ricorre alla quotazione in Borsa per reperire quei capitali freschi che in banca avrebbero invece costi eccessivi. Le azioni infatti sono capitale di rischio perchè l’azienda non è obbligata a restituire i soldi né a fornire una remunerazione periodica (al contrario delle obbligazioni e dei prestiti bancari, per i quali esiste l’obbligo di rimborso e di distribuzione degli interessi).
2. Se la quotazione prevede la vendita di azioni da parte del socio o dei soci di maggioranza dell’azienda (offerta pubblica di vendita, OPV), l’ingresso in Borsa serve a cedere in tutto o in parte il controllo della società in cambio di capitali. Il modello dell’OPV è stato adottato per le grandi privatizzazioni fatte in Italia e negli altri Paesi occidentali, soprattutto negli ultimi 20 anni del secolo scorso in cui lo Stato o gli enti pubblici hanno ceduto il controllo di importanti società (Banca commerciale italiana, Credito italiano, Ina, Imi, Telecom Italia, Banca nazionale del Lavoro, Banca di Roma, Deutsche Telekom, British Telecom, Telefonica spagnola), ottenendo capitali che hanno agevolato il riequilibrio dei conti pubblici.
In ogni collocamento in Borsa le società emittenti sono assistite da investment bank (o merchant bank o broker), che hanno il compito principale di assistere l’emittente nell’operazione e di vendere i titoli, e di garanzia delle operazioni. Esempi di investment bank sono Mediobanca, Banca Imi (Intesa Sanpaolo), UBM (Unicredit), Banca Akros (Bipiemme), le principali società di intermediazione mobiliare -Sim – (Equita Sim, Intermonte Sim) e una serie di istituti stranieri, quali Goldman Sachs, Morgan Stanley, JP Morgan, UBS, Credit Suisse, Citigroup, Deutsche Bank, Barclays, ecc. Questi istituti possono operare come investment bank perchè hanno la capacità di “piazzare” i titoli presso gli investitori istituzionali (fondi pensione, fondi comuni, ecc.) e presso la clientela al dettaglio (retail) tramite le reti di promotori finanziari e di sportelli bancari di diversi intermediari (e sempre più tramite internet).