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“c’ho i probblemi” is the new “ho la giustifica, prof”

Da Giovanecarinaedisoccupata @NonnaSo

La mia mente ha un innegabile impianto scientifico pedagogico. È un dato di fatto con cui ho dovuto imparare a convivere, e che a volte mi porta a rimuginare, fino a elaborare e partorire teorie complete, in merito a qualche strano dettaglio notato, a caso, durante una passeggiata, o durante le normali attività di “osservazione” della specie umana che ormai svolgo quasi senza accorgermene.

Mentre cammino per la strada, appunto, o utilizzando i comportamenti sociali e antropologici di vicini, amici, parenti, conoscenti, e anche semplici sconosciuti. La raccolta dei dati avviene quasi sempre per via auditiva: conversazioni ascoltate al bar, sui mezzi pubblici, urlate per telefono agli angoli della strada o bisbigliate con tono cospiratore dalle amiche mentre fanno shopping. La gente è davvero strana: parla di sé, dei più oscuri e reconditi segreti della propria vita, all’aria aperta, nei luoghi pubblici. E magari pretende che la gente nemmeno ascolti.

litigare

Solo perché una conversazione avviene telefonicamente, ricordatevelo, non significa che l’intero vagone che vi circonda debba tapparsi le orecchie e non farsi i c.. vostri, ad esempio.

Ma insomma, io ci sto pure a passare per l’impicciona di turno, non che me ne freghi molto…è sempre tutto questione di punti di vista. E di quello che si può o non si può fare.

Comunque sia, quello di cui volevo parlarvi oggi è una delle mie ultime teorizzazioni in merito all’umana specie, ovvero quella sordida manifestazione dell’homo sapiens (Che poi sapiens non lo sembra mica tanto, più un homo che credens di essere sapiens) che pensa che nascondersi dietro al metaforico dito del “c’ho probblemi” risolva tutto.

Vi è mai capitato che qualcuno si giustificasse con voi per non aver fatto qualcosa, o perché sta per fare qualcosa che non dovrebbe, in virtù del fatto che “c’ha problemi”?

in dialetto:

in dialetto: “de nunc el se ciama ul piangina”… (da noi si chiama il piangina)

Di solito sono problemi insormontabili, familiari, lavorativi, cazziemazzi, indicibili… nel senso che vi vengono vagamente dipinti ma maai nettamente spiegati. La frase di solito termina con “lascia stare guarda, non puoi capire”.

Ah ah ah.

A noi disoccupati, specie a quelli che hanno problemi reali e tangibili che solitamente si possono persino tradurre in vili e pecuniarie numeriche, ci scappa già da ridere: hai problemi con il lavoro? Cavolo, ma perché non ti fai licenziare e stai a casa come noi, che la vita è bella e c’è sempre il sole, e ma un c.. da fare?! Ci verrebbe da rispondere.

Ma taciamo.

confortare

Hai problemi di salute? Guarda, io pur di non saperli (lontano dal sapere lontano dal dolore), sono anni che non mi faccio una visita medica. Così risparmio soldi.

Ancora una volta, potremmo rispondere così, ma taciamo. Forse perché a noi disoccupati, assieme al senso di colpa e alla vergogna ci hanno impiantato anche umana compassione, e disumana comprensione, e quindi taciamo. Per rispetto magari (uh che parolaccia, il rispetto alla gran parte della gente ormai resta sullo stomaco come il boccone di mela a Biancaneve).

Biancaneve

Ma la gente che abbiamo davanti, quella no, non tace mai. Ha problemi, li deve condividere con noi. Ce ne deve fare parte e carico, ce li deve imporre… e non parlo degli amici che, ben vengano quelli, una volta hanno aiutato noi e stavolta magari ci danno l’opportunità di ricambiare il favore… no. Parlo della peggior specie di profittatori carogne e ladri che si siano mai visti sulla terra…  i finti amichevoli. I paladini del “c’ho i problemi, quindi…”

Eh, quindi.

Quindi il vicino di casa che “c’ha problemi” si sente titolato, in virtù del magico lasciapassare del “c’ho i problemia tenerti sveglia tutte le notti perché lui di notte non dorme…lui gozzoviglia. Lui cazzeggia. Lui trasloca o si fa le camminate sul tetto (ve lo giuro, prima che qualcuno si chieda se è possibile).

In virtù del “c’ho i problemi” il vostro datore di lavoro vi ha tagliati, cassaintegrati, licenziati, mobilitati, e quant’altro.

E il vostro padrone di casa tenterà di aumentarvi proditoriamente l’affitto.

E il negozietto sotto casa non solo ha aumentato i prezzi secondo il nuovo regime fiscale con Iva al 22% ma li ha anche ritoccati al rialzo.

già. e così via… e noi così:

BimboPiange

Ma ecco quello che ho scoperto, dunque, dopo lunghe e travagliate considerazioni: il “C’ho i problemi” è l’equivalente odierno del vecchio “c’ho il certificato” quando non volevamo fare la lezione di educazione fisica. O della giustificazione firmata dai genitori quando non avevamo voglia di andare a scuola o di fare l’ora di religione.

O meglio ancora del “c’ho le mie cose, prof” che usavamo noi femminucce anche più di una volta al mese (tanto il prof di edu fisica era sempre maschio e a quei tempi non ci si sentiva mica troppo a proprio agio a parlare di certe “cose” o a fare i conti…).

Ecco, il “c’ho i problemi” che al giorno d’oggi tutti ci sbattono in faccia, chiedendo comprensione per qualche atto di ladraggine impunita che stanno per intentarci è proprio l’evoluzione, 2.0 anzi 3.0, del caro vecchio “c’ho il certificato/le mie cose/la giustifica”.

Laddove il certificato veniva siglato da un più o meno titolato rappresentante della categoria medica (che poi, ce l’avevamo tutti il dottore compiacente che firmava i certificati a botte di 50mila lire e magari non sapeva neanche il nostro nome… ma gente, siamo in Italia e nessuno è mai morto per aver saltato la lezione di edu fisica, no?), mentre ora? Ora chi è il “garante del c’ho i problemi”?

Siamo nell’era dell’autocertificazione, ovviamente, e in quella in cui i dotati di compassione sono ormai quelli che di compassione altrui hanno più bisogno. Siamo tornati alle scuole elementari, ma senza le brave maestre di un tempo, quelle che ti tenevano in riga a suon di ceffoni, e che se chiamavano a casa i tuoi genitori, allora si che erano guai. E doppi ceffoni.

Dio, quanto non mi piace più questo paese pieno di “probblemi”..e quanto mi manca, la mia infanzia.

maestra


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