I CaldiDolci Mantovani conosciuti anche coi termini dialettali di ” caldidolz ” oppure ” oss de mort ” sono dolcetti rappresentativi del giorno dei morti ( ma ottimi anche in altri periodi dell’anno ) tipici del mantovano . Rifacendoci al termine dialettale ” oss de mort ” che tradotto in italiano significa ” ossa di morto “, va detto che ogni regione d’ Italia ha almeno un biscotto o un pane rappresentativo di questa ricorrenza . Secondo alcuni i CaldiDolci Mantovani sarebbero nati su ispirazione del pane dei morti della vicina milano con lo scopo di riciclare gli ultimi ingredienti rimasti in bottega , poi riproposti come la variante mantovana a tale pane ; tuttavia secondo fonti attendibili i caldidolci sarebbero di origine settecentesca e nati per mano di pasticceri bavaresi.
Ma tralasciando queste diatribe storiche va detto che senza ombra di dubbio i CaldiDolci sono da secoli il simbolo di Mantova per quanto riguarda la pasticceria del giorno dei morti , la variante cittadina ai tanti pani e biscotti presenti in tutta la penisola nel periodo in questione e così descritti da F. Cherubini nel suo vocabolario ” Mantovano Italiano ” edito nel 1827 a Milano : ” Anche diconsi Caldidilz. Panetti fatti a spuola e di granturco con entrovi uva fresca”.
Ingredienti :
300 g di farina gialla per polenta tipo fioretto ( quella più fine ) , 1,200 l di latte , 120 g di burro , 70 g di pinoli , 30 g di uvetta , 1 bicchiere di vin cotto mantovano ( o in mancanza d’altro succo d’uva fatto addensare ) , 100 g di zucchero , la scorza grattugiata di 1/2 limone , 1 pizzico di sale , 4 -5 chiodi di garofano
Procedimento :
Portate a bollore il latte in un tegame unitamente bagli altri ingredienti eccetto la farina , non appena prenderà a bollire versate quest’ultima a pioggia mescolando con una frusta per non formare grumi. Lasciate dunque cuocere a fuoco basso ed a tegame coperto per una trentina di minuti mescolando di frequente perché non attacchi e una volta che questa sorta di polentina sarà cotta lasciatela freddare. Lavorando dunque il composto ottenuto con le mani sempre bagnate formate delle polpettine grandi all’incirca come un mandarino alle quali darete una leggera forma allungata e disponetele su di una placca rivestita con carta da forno . Cuocetele dunque a 170° fin che non saranno ben dorate e croccanti , quindi servite i caldi dolci ancora caldi spolverati ( o all’occorrenza riscaldati brevemente ) con zucchero a velo .
Secondo la ricetta originale non è previsto l’uso di farina di grano anche se va detto che i pasticceri ne fanno uso, tal volta sostituendola completamente a quella di mais , migliorando così l’aspetto ma cambiando completamente il sapore ed il significato del dolce
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