Capaci di Capaci

Vent'anni fa quella bomba.Non amo l'uso della parola eroe. Una parola che vale tanto per riempire un'ora di liceo classico quanto una maglietta prodotta a Taiwan - quanto soprattutto un convegno, ché fa curriculum - mi lascia perplesso. La parola eroe può anche scaldare il cuore, lo so. Ma può anche farci forti di meriti che restano altrui.Similmente, esiste un lato fastidioso dell'espressione servitore dello Stato, che ci induce a chiederci, in Italia almeno, di quale Stato e di quale Servizio si stia parlando. E siccome questo, pare, è molto più il paese dei Servizi, in moltissimi sensi tra cui quelli segreti, che dello Stato, allora questa bella definizione perde immediatamente tono.Preferisco uomo. Non c'è molto di più, non c'è molto di meglio da dire di una persona, che dire: è stato un umano.Ricordiamo l'uomo, allora, ma ricordiamo, anche quelli della bomba. C'è chi muore sotto le bombe e c'è chi le bombe le innesca. C'è anche una grande zona intermedia che è difficile attribuire a chichessia. Se io non sono morto sotto una bomba e non ho messo nessuna bomba, chi sono, dove sono rispetto a tutto questo? Sembra una risposta facile.La verità è che questo è un paese che è stato capace di Capaci. E di via d'Amelio (e di Piazza Fontana, e di...). È il paese delle bombe, forse. È il paese dove non si sa mai bene a proposito delle bombe, soprattutto.E non si sa bene che cosa è stato perché non si sa bene che cosa è Stato, e che cosa non lo è. Che cosa è mafia, e che cosa non lo è. Che cosa è terrorismo, e che cosa non lo è. E dove è il limite (se c'è) che, con limpida trasparenza come in quella morte, separa i giusti dagli ingiusti, le vittime dai carnefici.Non lo sappiamo. Dobbiamo pretendere di saperlo.Perché se questo è il paese capace di Capaci, questo è anche il paese capace di Falcone.da TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com