Magazine Economia

Caro Mosler, non si può fare

Creato il 15 gennaio 2015 da Keynesblog @keynesblog

maxresdefault

Warren Mosler ha risposto al nostro articolo sulla proposta avanzata da Luigi Di Maio (M5S) di uscire dall’euro lasciando i risparmi degli italiani denominati in euro.

Mosler spiega che:

[la] mia proposta era quella di non ridenominare niente nel bilancio della banca, lasciando prestiti e depositi come sono attualmente, ossia principalmente in euro ma anche alcuni in dollari. In questo modo la banca resta ‘in equilibrio’ rispetto a rischi di tipo valutario.

La nostra obiezione su tale proposta era la seguente:

Così facendo il problema si sposta sui mutuatari: essi infatti percepiranno i loro redditi (stipendi, salari, redditi da lavoro autonomo) in lire, mentre dovranno pagare il mutuo in euro. Una situazione del genere, ma di dimensioni modeste, si produsse nel 1992 quando la lira uscì dallo SME e mise in difficoltà chi aveva mutui in ECU. In questo caso però riguarderebbe la generalità dei mutuatari e non solo una minoranza, con effetti potenzialmente molto gravi sui bilanci di milioni di famiglie.

A tale proposito Mosler risponde:

Sono d’accordo. Quelli che hanno un mutuo dovrebbero essere incoraggiati a convertire i loro debiti in euro con debiti in lire (al tasso di cambio corrente). Il governo lavorerà con le sue banche nazionali per garantire che ciò avvenga in modo ordinato.

Ma ovviamente chi ha debiti in euro ha già tutto l’interesse a convertirli in lire, visto che ipotizziamo che percepisca redditi in lire. Non ha bisogno di alcun incentivo per farlo. Il problema si pone per la banca, la quale non avrebbe alcun obbligo ad accettare tale conversione e anzi avrebbe tutta la convenienza a non farlo, perché stiamo contemporaneamente ipotizzando che le sue passività – i depositi – rimangano in euro. Pertanto nessuna banca, se non obbligata per legge, accetterebbe tale conversione, perché non potrebbe più garantire l’equilibrio che richiama lo stesso Mosler.

Da questa contraddizione non si esce.

Ma ciò che ci ha lasciati stupiti maggiormente della risposta di Mosler è altro.

Scrive Mosler:

Bpt e Cct non sono niente più che depositi in euro all’interno dell’Eurosistema. Io propongo di non convertire nemmeno quelli.

Ma i titoli di stato sono la stragrande maggioranza del debito pubblico. Questo significa che il debito pubblico italiano rimarrebbe denominato in euro. Il debito pubblico italiano è uno dei più grandi al mondo sia che lo si consideri in percentuale sul PIL (siamo oltre il 130%) sia che lo si consideri in termini assoluti (2168 miliardi di euro). Il governo si troverebbe quindi improvvisamente un enorme debito in valuta estera, non nella valuta che emette, debito che non potrebbe ripagare in alcun modo contando sulle proprie forze o su quelle del paese, perché può solo stampare lire e ottenere dalle tasse lire (a meno che non si voglia requisire i depositi ancora denominati in euro, con una patrimoniale che non avrebbe precedenti storici e manderebbe immediatamente al tappeto l’intera economia nazionale). In sostanza ci troveremmo in una situazione simile a quella dell’Argentina dopo la fine della parità col dollaro, che infatti dovette dichiarare default e ancora oggi è inseguita dai fondi avvoltoio. Con una differenza però: l’Argentina alla vigilia dello sganciamento aveva appena il 44% di debito/PIL, mentre noi già partiamo con più del 130%. 

Peraltro in una situazione del genere verrebbe a mancare l’ipotesi base della MMT stessa, almeno per come è sempre stata spiegata, ovvero che lo stato emetta, spenda e si indebiti (con la banca centrale, cioè con se stesso) nella sua valuta. Se invece è indebitato pressoché totalmente in valuta estera, il governo diventa simile ad una famiglia indebitata e non gode più di una piena sovranità monetaria. E, lo ripetiamo, con un’aggravante rispetto ad oggi: ora il governo tassa in euro, quindi ottiene euro con cui rimborsare il debito, mentre dopo l’uscita dall’euro il governo stamperebbe lire e otterrebbe tasse in lire.

E no, non si potrebbe pensare di stampare lire per comprare euro perché questo svaluterebbe drammaticamente la lira (ad ogni scadenza dovremmo stampare miliardi di lire per comprare euro ai prezzi di mercato). Noi non citiamo mai l’iperinflazione dello Zimbabwe e della Repubblica di Weimar, ma questo è davvero il caso. Difatti una situazione del genere si presentò in Germania dopo la Prima Guerra Mondiale, quando il governo della Repubblica di Weimar, costretto a pagare i debiti di guerra, pensò bene di stampare marchi e comprare oro e valuta estera con cui pagare le riparazioni. Sappiamo cosa ciò comportò:

A partire nel mese di agosto 1921, la Germania cominciò ad acquistare valuta estera con i marchi a qualsiasi prezzo, ma ciò aumentò la velocità con cui il marco si svalutava. Più in basso il marco affondata sui cambi, più marchi erano necessari ad acquistare la valuta estera richiesta dalla Commissione delle riparazioni.

Durante la prima metà del 1922, il Marco si stabilizzò a circa 320 marchi per dollaro. Nel mentre, si svolgevano le conferenze internazionali sulle riparazioni, tra cui una nel giugno del 1922 organizzata dal banchiere statunitense JP Morgan, Jr. Quando questi incontri non produssero una soluzione praticabile, l’inflazione divenne iperinflazione e il Marco scese a 800 marchi per dollaro nel dicembre 1922. L’indice del costo della vita era 41 nel giugno del 1922 e 685 nel mese di dicembre, un aumento di 15 volte.

Nel gennaio 1923 le truppe francesi e belghe occuparono la Ruhr, la regione industriale della Germania nella valle dell’omonimo fiume, per garantire che le riparazioni fossero pagate in beni, come il carbone della Ruhr e di altre zone industriali della Germania. Poiché il Marco era praticamente inutile, era diventato impossibile per la Germania acquistare valuta estera o oro con marchi di carta. Invece, le riparazioni venivano pagate in beni. L’inflazione si aggravò quando i lavoratori della Ruhr andarono in sciopero generale, e il governo tedesco stampò più denaro per continuare a pagarli per “resistere passivamente.”

Nel novembre 1923, il dollaro americano valeva 4.210.500.000.000 marchi tedeschi. 

La situazione eccezionale prodotta da quello scellerato comportamento è sottolineata anche da Randall Wray.

Scrive ancora Mosler:

Le banche rimarranno aperte fintanto che il governo fornirà liquidità (in lire), come farebbe nella mia proposta, e solo i depositi in lire saranno assicurati dal governo, cosa che darà anche un incentivo per convertire euro con lire.

Ma se solo i depositi in lire verranno assicurati, allora la cosa più razionale da fare per tutelare i propri risparmi in euro non sarebbe quella di convertirli in lire ma di spostarli su una banca di un paese euro, ad esempio la Germania, operazione che al giorno d’oggi può permettersi chiunque in breve tempo e a costi minimi. Tale spostamento, che sarebbe senz’altro di grandi proporzioni, costituirebbe una fuga di capitali che deprezzerebbe la lira massicciamente, mettendo ancora di più in difficoltà quanti percepiscono un reddito in lire, ma devono pagare il mutuo in euro.

In conclusione, l’ipotesi di mantenere mutui e depositi in euro dopo essere usciti dalla moneta unica è impraticabile.

p.s.: nota un lettore nei commenti che la proposta di Mosler di mantenere i titoli di debito pubblico in euro serve proprio ad evitare l’incentivo a fughe di capitali e quindi pesanti svalutazioni della nuova lira. Ma è più un wishful thinking che altro. Difatti, nel momento in cui il governo non dovesse ridenominare il debito pubblico in lire e si ritrovasse quindi indebitato in euro, i dubbi sulla sua solvibilità indurrebbero gli agenti a disfarsi delle attività italiane, a partire proprio dai titoli di stato, ma probabilmente la fuga coinvolgerebbe anche i titoli privati (si pensi alle banche che detengono una parte considerevole dei titoli di stato italiani, a quel punto deprezzati dalle vendite in massa: chi vorrebbe detenere obbligazioni di banche con uno stato patrimoniale così deteriorato?)


Archiviato in:Economia, Europa, ibt, Italia, Teoria economica Tagged: Di Maio, euro, Luigi Di Maio, M5S, MMT, Warren Mosler

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :