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Caso IDI, SAN CARLO DI NANCY e VILLA PAOLA: Lettera aperta a fratel Ruggero Valentini
Creato il 11 gennaio 2012 da Nottecriminale9 @NotteCriminaleho appena letto il suo editoriale (CHE POTETE LEGGERE ANCHE VOI SCARICANDOLO QUI E QUI) e lei stesso ci invita a avere «più stima per la vostra e nostra tradizione cristiana, purché resti umile e non cerchi di imporsi ad alcuno. Alziamoci in piedi per reagire, a partire dalla testa, cominciando da un’informazione vera».
Giusto, sono d’accordo con lei. E’ infatti quello che abbiamo cercato di fare con la nostra informazione che lei chiama, sintetizzando, “disinformazione” capace di far allarmare banche e fornitori. Mi permetta, ma credo che se degli allarmismi ci sono stati, questi non derivano certo dal “conto” con l’informazione.
Non ci siamo mica inventati noi un debito da voi mai quantificato, né ci siamo inventati il tardato pagamento di quelle 1500 perone che lei chiama dalla sua parte (giustamente). E allora le chiedo, perché il giorno 8 dicembre lei ha concesso solo pochissime battute e padre Decaminada s’è negato completamente?
Vuole forse negare, e magari accusarci di falsa testimonianza, che vi abbiamo rincorso e chiesto una battuta per avere insieme “accusa e difesa”? Beh, prima di chiederle cosa di buono avete fatto nei venti Paesi dove operate (mi piacerebbe sapere ad esempio in Congo come operate) era naturale, mi corregga se sbaglio, dare una risposta a delle persone preoccupate. Le stesse 1500 persone a cui lei, il giorno dell’Immacolata, ha detto che bisogna avere cuore e che le hanno risposto che non si mangia di solo cuore. E mi dica, magari i nostri “polpettoni” hanno fatto indigestione a qualcuno di voi, ma cosa c’è che non è esattamente vero?
Ovviamente sono necessarie delle prove nero su bianco (come ad esempio quei bilanci fantasma) altrimenti resterebbe la mia parola contro la sua. Lei crede davvero che gli (in)coscienti a mettere a repentaglio 1500 persone siamo noi dell’informazione? Mi assolva se la contraddico ancora, ma non mi pare su di voi sia stata fatta alcuna informazione-spettacolo a cui lei fa riferimento se non aver riportato fedelmente il triste spettacolo al quale abbiamo assistito insieme ai 1500 lavoratori che, ad esempio, sono rimasti fuori a chiedervi spiegazioni il giorno dell’Immacolata mentre voi festeggiavate oltre un cancello (ricordo ancora Decaminada che in Chiesa mi disse: mi lasci perdere oggi è un giorno di festa…già non per tutti però). Fatti dunque supportati da video che lasciano intravedere ciò che accade. E lei, Fratello, sa meglio di me che quelle immagini non sono altro che il racconto di una lotta lecita.
Mi dica, perché dichiara che le “tocca subire i colpi”? Dice che «Non puoi discutere, incalzato dai sospetti. Informare e denunciare è un’azione sacrosanta, ma spesso conta solo che lo spettacolo sia compiuto. Non puoi reagire, parti già con l’immagine dello sconfitto. E che una verità sia imposta all’opinione pubblica, ormai assuefatta a questi metodi, con la plausibilità delle insinuazioni e delle affermazioni al condizionale».
Si è per caso chiesto il perché dei “condizionali”? Magari aspettavamo, dopo averla più volte chiesta, una risposta da parte vostra. Ma è facile scrivere un editoriale senza riportare dati, numeri, o sicurezze a supporto di ciò che lei dice e di ciò che noi inventiamo. Fa bene però a ricordare che oltre ad essere un Ospedale, siete anche un Istituto Scientifico, un IRCCS che quindi ha un doppio contributo (regionale e statale).
Mi scusi se mi permetto di dare un mio parere sul suo inserimento ANCHE del fattore ICI a supporto delle sue parole. Sarà che la vostra congregazione lo paga, ma per quanto riguarda il Vaticano, non mi pare di dire anche questa volta delle assurdità. E poi a che pro chiamare in causa le polemiche (sacrosante) sull’ICI in questi termini: «Nel frattempo impazzano le polemiche sull’ICI, solo in riferimento alla Chiesa cattolica, ovviamente: ci sono argomenti che devono essere presentati a senso unico, se no non fanno effetto. Faccio controllare per quanto ci riguarda: tutto regolare».
Ma se a pagare l’ICI sono solo gli italiani appartenenti allo Stato italiano, alla Repubblica Democratica italiana, quale sarebbe il doppio senso da prendere in considerazione? Come San Tommaso, anche se non si tratta di fede, mi farebbe piacere che il suo “Faccio controllare per quanto ci riguarda: tutto regolare” venisse, anch’esso, supportato da dati, scritte nero su bianco. Insomma il suo sembra, più o meno, il nostro modo di utilizzare il condizionale solo che a noi mancano i numeri lei, invece, dato che ha fatto controllare, li ha.
«Sembra di affrontare una battaglia senza fine, tra sussurri e grida. Dopo un anno che giro per il mondo e che vedo quanto si fa per il bene di tanti, a stare in Italia mi viene nostalgia dei villaggi africani o peruviani. Non mi meraviglio che i nostri giovani cerchino “il posto” altrove. Anche i faccioni della tv quando parlano dell’Italia dicono sempre “questo paese”, invece che “il nostro Paese”. Stiamo vivendo una sorta di delirio, un rifiuto dei nostri valori che sa di decadenza e di odio verso di essi».
E già, che nostalgia dei villaggi africani e peruviani, dove grazie ANCHE al nostro contributo si riesce a fare qualcosa di buono. Sa, un mio amico che va spesso in Congo (che coincidenza, proprio la zona di cui vorrei maggiori informazioni da Decaminada) mi dice che la povertà è tanta. Quello che noi vediamo agli angoli delle nostre strade in crisi capitalistica non è nemmeno un leggero racconto di ciò che è la povertà. (e a volte cercando di arrivare –magari a fine mese- non ci accorgiamo nemmeno che negli angoli c’è un mendicante).
Poi il mio amico mi racconta pure dei Caschi blu e delle ONG e della Chiesa…ma lei sa che è meglio lasciar perdere questi discorsi perché potrebbero aprire altre interessanti domande che ci porterebbero via, però, tempo ed attenzione in questo momento dove lei invece dice che “la crisi e l’euro ci devastano ed è normale che gli ospedali sono in crisi”. Ma non aveva detto e sottolineato ai microfoni di skytg24 che ciò che scrivevano i giornali era falso? e che quindi la crisi era, come ha anche detto nel suo editoriale, il nostro modo sbagliato di fare informazione? Non so, mi sarò persa qualche passaggio.
Lei giustamente dice che non parliamo più dell’Italia come il nostro Paese, ma come “questo Paese”…secondo lei, chi contribuisce, ANCHE, a questa decadenza dei valori ed all’odio verso essi? «Guardo avanti. Provo a immaginare come dovremmo essere noi religiosi: già da domani mattina. Il mondo è cambiato, e noi con esso. È finita la poesia».
Già, la poesia è finita e concordo con lei quando dice «Chiedo ai miei confratelli uno scatto di coraggio e di conversione. Lo chiedo anche ai nostri collaboratori. La prosa è già cominciata, per tutti». Facciamo che la verità venga finalmente fuori. Facciamolo per quei valori che si stanno perdendo. Facciamolo per il “nostro Paese”.
«Sentinella, quanto resta della notte?»
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