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Céline in camicia bruna. Un “voyage” immaginario

Creato il 30 aprile 2013 da Stampalternativa

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Quinto volume della Collana “Benedetti/Maledetti” di Stampa Alternativa, Céline in camicia bruna di Hanns-Erich Kaminski è il racconto di un viaggio compiuto da Louis-Ferdinand Céline nella Germania nazista. Viaggio tuttavia immaginario, così come immaginario risulterebbe il mai provato collaborazionismo di Céline con i nazisti.
Non sono pochi gli studi dedicati a Céline, ma nessuno scritto come il raro libello del giornalista e poligrafo Kaminski ingenera tanti equivoci: fino a essere considerato, dagli anticéliniani ‘per principio’ e da lettori disattenti, una prova dell’accusa di collaborare coi nazisti rivolta a uno scrittore le cui innovazioni lessicali il critico e filologo Gianfranco Contini assimila al romanzo italiano Horcynus Orca (1975) di Stefano D’Arrigo.
Céline non ha mai indossato la camicia bruna dei nazisti né ha mai collaborato con essi. Perciò – sostengono alcuni biografi e studiosi – ‘il libro di Kaminski’ è un falso’… Certo che lo è: trattandosi di un’opera di fantasia nonché di un’invettiva lanciata da chi, già estimatore del Céline anarchico e antimilitarista, è deluso dallo scrittore che nel 1937 pubblica il libello antisemita Bagattelle per un massacro.
“Sono stato un grande ammiratore di Céline” scrive Kaminski “e avrei amato restarlo. […] Per quanto grande scrittore possa essere, lui non riesce a liberarsi delle sue angosce: è ammalato del nostro tempo […]. Probabilmente, più talento si ha più si è tormentati da quest’epoca in cui crolla ogni cosa”… Così, accanto al celebre Viaggio in fondo alla notte (1932), Kaminski propone una sorta di ‘controviaggio’ al tempo della grande crisi mondiale dopo il 1929: un’epoca di emergenze che, paragonabile a quella odierna, conferisce al libro un’inquietante attualità.
L’opera di Kaminnski è tradotta e curata da Stefano Lanuzza, che nel suo commento scrive: “In conclusione, il pregio del kaminskiano Céline in camicia bruna può ravvisarsi non nell’avere prospettato un collaborazionismo effettivo di Céline, ma in una qualità quasi profetica; allorché, pochi anni prima della catastrofe a suggello delle nefandezze nazifasciste e staliniste, giunge a prevedere i disastri d’una guerra che ben presto diviene totale”.

Stefano Lanuzza


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