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Cenerentola va al gran ballo. Vcu alle Final Four di college

Creato il 29 marzo 2011 da Basket - Di Tutto Un Po'

Virginia Commonwealth è la più inattesa delle finaliste del torneo Ncaa. Coach 33enne e tanta voglia di stupire: “E non abbiamo ancora finito”. Butler, Connecticut e Kentucky le altre partecipanti all’atto conclusivo del torneo più imprevedibile di sempre

Brandon Rozzell, senior, 17/35 da tre nel torneo. Reuters
Brandon Rozzell, senior, 17/35 da tre nel torneo

“Molte persone là fuori pensano che non dovremmo nemmeno esserci a questo torneo. Andiamo a dimostrargli che si sbagliano”. Shaka Smart, 33enne coach della Virginia Commonwealth University, ha caricato così i suoi Rams prima di ogni partita del torneo Ncaa. Finora i suoi ragazzi non hanno mai sbagliato un colpo, tanto che la cenerentola Vcu, entrata al gran ballo del torneo Ncaa dalla porta di servizio (le neonate First Four) è rimasta fino a mezzanotte, guadagnandosi il primo viaggio della sua storia alle Final Four. Un cammino inatteso ed esaltante quello che ha portato i Rams fino a Houston e che ha fatto saltare tutti i pronostici in uno dei tornei più incerti degli ultimi anni, con le favorite (i campioni in carica di Duke, Ohio State e Kansas, la prescelta del presidente Obama) tutte eliminate ben prima del gran finale.

Coach Shaka Smart, 33 anni, circondato dai suoi Rams. Reuters
Coach Shaka Smart, 33 anni, circondato dai suoi Rams

cenerentola — Forse l’appellattivo “Cenerentola” non basta a descrivere l’inatteso cammino di VCU, università pubblica di Richmond, Virginia, con 33mila studenti e poca tradizione cestistica. I Rams giocano nella Colonial Athletic Association, non certo una delle conference di primo piano: con una stagione da 23 vittorie e 11 sconfitte si sono guadagnati l’invito a torneo. O meglio, all’anticamera del torneo, le nuove First Four in cui l’Ncaa mette in palio gli ultimi 4 posti nel suo tabellone a 64. I Rams superano Southern California, l’ex college di Daniel Hackett, e conquistano un biglietto per il gran ballo, la “March Madness”. Come numero 11 della Southwest Region dovrebbero fare la vittima sacrificale a Georgetown. Invece arriva la vittoria e la prima sorpresa. Come al terzo turno con Purdue. Come nelle Sweet 16 contro Florida State, l’unica gara vinta sul filo di lana, dopo un supplementare. Come nelle Elite 8 contro Kansas, la favorita di Obama massacrata da tre punti. E così arriva la gita alle Final Four, a Houston, la terza numero 11 della storia a riuscirci (Lsu nell’86 e George Mason nel 2006 le altre). “Quando credi nel gruppo e nei tuoi coach succedono cose del genere” ha raccontato il play Joey Rodriguez, una delle stelle della squadra assieme a Jamie Skeen, Bradford Burgess e allo specialista dalla distanza Brandon Rozzell. “Nessuno credeva in noi – ha detto coach Smart accettando il trofeo di vincitore della Southwest Region -. Ma questi ragazzi sapevano di poter vincere, e hanno fatto un lavoro fenomenale nel dimenticarsi di tutti quelli che non credevano in noi”. Poi un avviso alle altre pretendenti al titolo: “Non abbiamo ancora finito”.

Kemba Walker, junior di Connecticut, 26,7 punti a gara. Reuters
Kemba Walker, junior di Connecticut, 26,7 punti a gara

le finaliste — Nelle prime Final Four della storia senza una numero 1 o una numero 2 è una sorpresa anche Butler, avversaria di Vcu nella gara che apre il weekend texano sabato a mezzanotte italiana (gara per il titolo alle 3 della notte tra lunedì e martedì). Numero 8 nella Southeast region, finalisti perdenti lo scorso anno (con tanto di tiro della disperazione, e della vittoria, che quasi finisce nel canestro), i Bulldogs si sono guadagnati l’ultimo atto superando Florida nella finale regionale. Ma l’apice del torneo del team guidato dal 34enne coach Brad Stevens è il successo su Pittsburgh, testa di serie numero 1 di questa parte di tabellone, conquistato dalla lunetta a 1 decimo dalla fine. L’altra semifinale mette di fronte Kentucky e Connecticut. Per i Wildacts di coach John Calipari è la prima Final Four dal 1998, a cui sono arrivati dopo aver eliminato anche Ohio State, la squadra migliore della regular season, grazie alle prodezze del play matricola Brandon Knight, 15,7 punti a partita nel torneo e un futuro in Nba quasi certo. UConn, che il secondo titolo della sua storia nel 2004, ha vissuto sulle prodezze della star Kemba Walker, 26,7 punti di media nella 4 sfide fin qui disputate e eliminato anche Arizona (e la sua star Derrick Williams, probabile prima scelta al prossimo draft Nba), che aveva cacciato dal torneo Duke, campione in carica. La vincitrice del titolo dovrebbe uscire da questo confronto secondo gli addetti ai lavori. Ma nel torneo più incerto di sempre nulla è scontato.

tratto da gazzetta.it



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