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Charles Darwin – Le civiltà morali dovrebbero saper controllare i propri pensieri

Creato il 18 ottobre 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Charles Darwin

Le civiltà morali dovrebbero saper controllare i propri pensieri

a cura di Iannozzi Giuseppe

Charles Darwin – Le civiltà morali dovrebbero saper controllare i propri pensieri

- Un uomo che osa sprecare un’ora della sua vita non ha ancora scoperto il valore della vita.

- Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti.

- Lo stadio più elevato nelle civiltà morali consiste nel riconoscere che dovremmo controllare i nostri pensieri.

- Se dovessi ricominciare a vivere la mia vita, adotterei come regola quella di leggere della poesia e di ascoltare della musica almeno una volta alla settimana, poiché, forse le parti del mio cervello ora atrofizzate, sarebbero mantenute attive dall’uso.

- Questa nostra terra, che un tempo ci sembrava infinitamente grande, deve essere considerata nella sua piccolezza. Viviamo in un sistema chiuso, dipendenti gli uni dagli altri e dipendenti tutti dalla terra stessa. Tutto ciò che ci divide è infinitamente meno importante del pericolo che ci unisce.

- La compassione e l’empatia per il più piccolo degli animali è una delle più nobili virtù che un uomo possa ricevere in dono.

- L’uomo nella sua arroganza si crede un’opera grande, meritevole di una creazione divina. Più umile, io credo sia invece corretto considerarlo discendente degli animali.

- Non riesco a persuadermi che un Dio benefico e onnipotente abbia volutamente creato gli icneumonidi con l’espressa intenzione che essi si nutrano entro il corpo vivente dei bruchi.

- Quanto è importante il clima per godere la vita! Come diversi sono i sentimenti quando si vedono montagne nere avvolte nelle nubi e quando le stesse nubi si vedono, invece, attraverso i tenui vapori azzurrini d’una splendida giornata! Il primo spettacolo, per un po’ di tempo può apparire triste, il secondo è tutta gaiezza e gioia di vivere.

- L’incredulità s’insinuò nel mio spirito, e finì per diventare totale. Il suo sviluppo fu tanto lento che non ne soffersi, e da allora non ho mai più avuto un dubbio sull’esattezza della mia conclusione. In realtà non riesco a capire perché ci dovremmo augurare che le promesse del cristianesimo si avverino: perché in tal caso, secondo le parole del Vangelo, gli uomini senza fede come mio padre, mio fratello, e quasi tutti i miei amici più cari sarebbero puniti per l’eternità. Questa è una dottrina odiosa.

- Un essere potente e sapiente come un dio, che sarebbe riuscito a creare l’universo, appare al nostro spirito, che è limitato, onnipotente e onnisciente; offende dunque la nostra comprensione l’idea che la sua benevolenza non debba essere illimitata, poiché quale beneficio potrebbe mai portare la sofferenza di milioni di animali inferiori per un tempo quasi infinito?

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