Magazine Diario personale

Che cos’è la destra, cos’è la sinistra

Da Mizaar

linus rossoIniziare scrivendo molti anni fa mi infastidisce, ma ritengo di dover andare indietro con il tempo perché io stessa possa capire quello che sta succedendo ora – il valore della storia, anche personale… una faccenda che i miei pulzelli non vogliono assolutamente capire :-D! Allora dicevo, molti anni fa, mi ritrovai a lasciare un fidanzato pseudo chitarrista a mio beneficio e con gran dispiacere degli altri venti che contemporaneamente mi lasciarono – il gruppo degli amici affranti che allora pensai fossero ANCHE amici miei, ma nella realtà dei fatti presero il lutto per solidarietà con il chitarrista. Fatto ciò andai a studiare a Firenze, ma durante le vacanze ritornai ai patri lidi. E’ chiaro che, mutata la situazione sociale, cercai tra altre cerchie di amici la possibilità di non trasformarmi in una eremita stagionale; sicché presi a frequentare una compagna di scuola che incidentalmente – nel senso che io lo consideravo un vero e proprio incidente, un disastrato errore di percorso – aveva un ex in odore – tanfo, direi – di fascio littorio, un personaggio votato al più puro MSI. Un pomeriggio, mentre passeggiavamo, incrociammo due coetanee, gemelle, che gravitavano nell’allora area adamantina del PDUP – se c’è qualche reperto archeologico, come me, sintonizzato, ricorderà la mai dimenticata sinistra off off. Orbene le due graziose fanciulle arrivate alla nostra altezza – in effetti si trattava di una vera e propria differenza d’altezza, poiché loro due rasentavano il pavimento – sputarono ai nostri piedi. Ci guardammo, io e A., incredule per l’atto di disprezzo e dissenso – che a noi sembrò facesse pari e patta con quegli atti dimostrativi di stampo mafioso – cui eravamo state sottoposte, A. per la sua ex frequentazione, io perché in quel momento mi accompagnava ad A. invece che a qualche smandrappata zoccoletto munita. Tutto questo per ricordare a me stessa come eravamo combinati allora. Si era catalogati per appartenenza o simpatia politica in maniera assolutamente rigorosa – ora diremmo pure rigida. Non c’era la possibilità di dialogo, ma solo il contatto fisico richiesto quando, a gruppi opposti, ci si ritrovava per menarsele di santa ragione. Non che la cosa andasse necessariamente bene, ma riuscivamo perlomeno ad orientarci tra i buoni e cattivi, senza tema di smentite o di errori. Poi cosa è successo? E’ morto Berlinguer, prematuramente. Abbiamo assistito a derive come quelle dei continenti post Pangea, prima con l’avvento dell’esiliato di Hammamet – e per digerire un personaggio del genere ce n’è voluta! Era la sinistra al potere, ma che sinistra? In seguito è stata la volta di Baffino D’Alema – sì, lo so, stendiamo un velo pietosissimo. Le vicende trascorse della parte guache sono notissime ai simpatizzanti e agli iscritti: tra alberi d’ulivo, margherite nel prato, abbiamo assistito, turandoci il naso, ad un fiume in piena, no pieno di ogni ben di Dio, lasciandoci travolgere da ex democristiani di sinistra, sinistri di sinistra, sinistrorsi fifty fifty, sinistranti vorrei ma non posso, insomma di tutto con tutte le possibili combinazioni con gli altri colori, per nuances indescrivibili. Siamo approdati, infine, ad un altro democristiano rivestito di rosso, come le brocche dei biancospin! E quest’ultimo che fa? Litiga con i presunti sodali, da bravo capintesta non ascolta nessuno e va a letto con il fascista. Dunque sapete che c’è di nuovo? Per me essere di sinistra, ora, è sentirmi legittimata a ripristinare in proprio, il buon uso della sputazzata, di gemellare memoria, visto che il dissenso manifestato in mille modi non funziona proprio. Perché la destra si capisce subito, ma la sinistra… ahi, la sinistra!


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