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Checks and balances

Creato il 28 marzo 2013 da Davideciaccia @FailCaffe

È dai tempi della buon anima di Montesquieu che nessuno (a parte i totalitaristi) metteva sotto attacco il sacrosanto principio della separazione dei poteri con tanta virulenza.

Tra polemiche su rapporti tra mafia e politica, nomine a Procuratore nazionale, occupazioni di aule di tribunali e manifestazioni contro la magistratura, mi capita di assistere sgomento allo scontro tra tifoserie: “caselliani” pronti ad infangare il neo presidente del Senato, nonché ex Procuratore nazionale antimafia, “berluscones” sempre più presi dalla sempiterna battaglia contro i comunisti in toga del Tribunale di Milanosolo, che a rimetterci, sia, nell’ordine, la coscienza civica del cittadino medio, ed il buon nome della magistratura, laddove si dimostra imparziale, o è accusata di esserlo.

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Uno scambio di opinioni a tal proposito con un paio di amici ha cementato la mia convinzione della necessità di un’infarinatura di diritto costituzionale per tutti, qualcosa di più dell’ora di educazione civica che poi, di fatto, non fa nessuno.

Ma, poiché non sono (ancora) Ministro dell’Istruzione, e pur tuttavia mi sento investito di una missione evangelizzatrice, è solo dalle pagine di FailCaffè che posso richiamare l’attenzione sull’importanza della questione, che investe il cuore stesso della democrazia.

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È dai tempi della buon anima di Montesquieu che nessuno (a parte i totalitaristi) metteva sotto attacco il sacrosanto principio della separazione dei poteri con tanta virulenza.

Eppure, è così immediato!

Le costituzioni nascono, innanzitutto, per difendere il cittadino dall’arbitrio del potere dello Stato, o del sovrano, e se, nel 2013, entrassimo nell’ordine di idee che il potere esecutivo, o quello legislativo, non debbano essere soggetti ad un controllo giudiziale, regrediremmo di qualche secolo nel giro di qualche secondo. Non me ne voglia Berlusconi, ma il fatto di essere eletti dal popolo non permette di ergersi al di sopra delle leggi!

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Allo stesso modo, non è compito della magistratura sputtanare questo o quel politico (eclatante il caso Del Turco, più di recente Vendola), o conduttore tv (mi riferisco al celebre caso Enzo Tortora), avvalendosi, sempre più spesso, di giornali, alcuni dei quali, ormai, assolvono, come compito primario, quello di essere veline dei tribunali, pubblicando in prima pagina tutto l’impianto accusatorio, e riservando qualche riga (magari scritta in piccolo, un po’ come i contratti capestro) alla difesa, e, di fatto ergendosi a giudici, condannano alla pubblica gogna il malcapitato di turno. E, se ogni 100 colpevoli, fosse tirato in mezzo a questo perverso tritacarne anche un solo innocente, questo non sarebbe comunque degno di uno stato di diritto.

Il magistrato più bravo, insomma, non è quello che fa più clamore, quello che fa inchieste altisonanti, basandole su presupposti che definire fragili è un eufemismo (ogni riferimento all’attendibilità di Ciancimino jr. è assolutamente e scientemente voluto), che magari fa il balzo in politica e te lo ritrovi candidato premier (salvo poi tornare a fare il proprio mestiere con tutte le garanzie di terzietà del caso!), ma quello che fa il suo lavoro, senza clamore, indagando semplici cittadini e politici, consapevole che, in quest’ultimo caso, come dire, la faccenda è ancora più delicata, e bisogna essere ancora più coscienziosi.

Perché se c’è equilibrio tra i poteri, quindi un corretto bilanciamento tra principio di legalità e principio democratico, siamo in democrazia; diversamente, no.

Gaber diceva che siamo tutti democratici, per nascita, prima ancora che per scelta, non vorrei tornassimo indietro!


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