Roberto Saviano è ospite di Otto e mezzo condotto da Lilli Gruber su La7 che apre l’incontro in studio con l’interrogativo: “Chi ha paura di Saviano”?
In effetti, il giovane scrittore continua a inquietare con i suoi racconti o addirittura con le sue opinioni personaggi diversi:dai camorristi del clan dei casalesi, per le cui minacce ha ricevuto la scorta al settore politico che sembra temere il pensiero dello scrittore. Forse perché incarna il baluardo ideale di giovane, idealista e soprattutto campione di legalità, in opposizione al berlusconismo macho e antimagistratura che siamo abituati a vedere. “Entrare in politica? “Il mio mestiere e’ un altro”. “E’ una fase talmente complicata – ha spiegato – che il solo pensiero di entrare in politica mi descrive scenari di conflitto, anche con quella che dovrebbe essere la mia parte. - Per esempio le parole “scendere in campo” che dividono le persone, io non scenderò mai!” Mi piacerebbe riconoscermi in una politica diversa” – Si dice sempre scendere in politica, questo mi trova in imbarazzo, semmai si sale in politica. Scendere in campo e’ una metafora calcistica che trasforma gli elettori in tifosi e li divide, sono dinamiche che proprio non ci sono stare. Se decidessi di fare un passo politico il rischio sarebbe di fare della propria battaglia una sorta di grimaldello strumentale. In nome dell’anticamorra si cerca di spingere verso una parte politica”.
![Saviano-Otto-e-mezzo-456x308 CHI ha paura di SAVIANO?](http://m2.paperblog.com/i/29/297302/chi-ha-paura-di-saviano-L-FeaEEG.jpeg)
Forse è proprio per questo che la percezione verso Roberto Saviano ultimamente è cambiata, forse è per questo che è stato “adottato” dall’opinione pubblica che lo vede come un giovane, pulito, con la voglia di combattere la criminalità per cambiare sul serio e dire no a situazioni consolidate, stagnanti, rivoltanti e illegali che marchiano il nostro paese.
Forse è proprio per questo che nel tour in libreria per presentare il suo ultimo libro “Vieniviaconme” ogni volta è un bagno di folla, un fiume umano che lentamente attende di stringere quella mano pulita, la mano di un uomo che oggi, è costretto a essere un fenomeno mediatico che deve per forza apparire . Perché più lui si espone e più è protetto. Libri, articoli, tv, teatro, dibattiti sono il suo vetro antiproiettile.
Mentre lui dichiara : “è miracoloso incontrare la gente. Erano cinque anni che non andavo per librerie. Era da prima della scorta e allora c’erano quattro o cinque persone. La libreria è un luogo altro, un luogo pericoloso, dove si approfondisce, che accende i meccanismi del sapere - mi trovo di fronte ad un pubblico diverso che ha visto la televisione. Mi incoraggiano a resistere, a continuare, è il segnale che la rivoluzione della parole funziona, la parola che diventa azione, per ritrovarci in un altro posto, con un altro governo”.
Ecco spiegato il perché in mezzo a tanti sostenitori di Saviano, crescono a dismisura i detrattori, pronti a carpirne eventuali debolezze. Non ultimo il nostro premier: “Sentir dire che chi racconta diffama il Paese – aggiunge Saviano – mi è sembrato un invito all’omertà” e di fatto ha dato il via alla frattura con la Mondadori. “Sul piano contrattuale non ho obblighi, ho preso un accordo per fare un altro libro, ma vedremo… non è quello il vincolo: io ho un vincolo di passione verso gli editors che mi hanno seguito da quando avevo 26 anni”. – “la contraddizione che si è venuta a creare è con la proprietà, con Marina Berlusconi e non si è ancora ricucita”: “Non l’ho incontrata e non ci sono stati chiarimenti tra noi, del resto le mie dichiarazioni non riguardavano lei, ma la lettera contrariata dalla sua laurea honoris causae dedicata ai magistrati di Milano, Saviano ha ribadito: “Innanzitutto ritengo sia grave che un editore abbia quelle idee, anche se è libero ovviamente di farlo… poi penso che se delegittimi un magistrato che si occupa di certe inchieste lo rendi isolato e più fragile”.
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Da giornalista semi-sconosciuto all’ombra del Vesuvio a scrittore di fama mondiale, fino alla vita da recluso. La libertà di cui parla, adesso gli è negata, auguriamoci che continui ad aver la forza di vivere blindato, fuori dalla quotidianità e auguriamogli che possa al più presto ricostruirsi una vita subito dopo avergli detto: Grazie.