Di fronte alle accuse di “buonismo” che ci vengono tranquillamente rivolte dai sedicenti “cattivisti” – in realtà si tratta di emerite teste di cazzo, tutte molto “di classe”, e le riconosci già all’edicola perché hanno un foulard legato al collo e comprano o IL GIORNALE o LIBERO o LA PADANIA - finisce che ci tocca riscoprire il razzismo e tutta quella vecchia politica etnica contro la quale ci siamo incautamente schierati da quando abbiamo deciso d’impegnarci “nel sociale”. Ma non s’inventa mai nulla e basta citare quella famosa e cogitante pagina di Alberto Arbasino (Paesaggi italiani con zombi, Milano 1998, pag. 379):
Rifiutare ogni contatto contaminante con tutti i propri connazionali “storici” insostenibili e intollerabili, e dunque solidarizzare con qualunque nuovo arrivato malgrado i costumi alieni e le religioni inconciliabili?