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Ciclone Brunetta. Da pochi giorni capogruppo, è già stato sfiduciato. Vuole un plasma da 50 pollici. Intanto, nel mondo reale, vivono 4 milioni di poveri.
Creato il 23 marzo 2013 da Massimoconsorti @massimoconsortiUn personaggio come Renatino (per carità, nessuna allusione all'ex capo della Banda della Magliana), se non ci fosse bisognerebbe crearlo, magari virtuale, magari un Avatar. Era stato appena nominato capogruppo del Pdl, con un apposito editto imperiale che, agitando le sue gambette nervose, era già salito nelle stanze che furono di 2232-Fabrizio Cicchitto. Via il vecchio (di due anni) televisore del piduista e dentro il nuovo (50 pollici a spese del gruppo). Licenziati tutti i 98 dipendenti della passata legislatura. Tagli alla politica? No, gli stavano sulle palline. In compenso, dentro le sue 4 segretarie 4, una riedizione del gruppo corale di Nora Orlandi che manco Obama, provenienti tutte dalla sua fondazione, la Free Foundation. Alle nuove assunzioni penserà lui personalmente, possiamo immaginare i criteri. Primo provvedimento disciplinare preso: deferimento del primo commesso del piano Pdl che non si era alzato per salutarlo. Il segretario generale di Montecitorio, Ugo Zampetti, quando lo ha visto depositato sulla sua scrivania, si è messo a ridere. Primo colpo di scena: Renato Farina, ex giornalista radiato dall'Ordine, ex spione dei servizi segreti, nominato “responsabile ufficio stampa”. Con i dossier ai quali può accedere l'ex agente “Betulla”, se un giornalista dovesse provare ad attaccare Renatino, sarebbero cazzi suoi. Il primo colpo di genio: il numero degli scranni dei deputati non verrà scelto dagli appartenenti al gruppo, ma sorteggiato, potrebbe capitare che Alfano finisca nell'ultimo banco a destra, quello degli asini. Ma mica è finita qui. Venerdì sbaglia la distribuzione dei voti (insomma a fare i conti, da economista ci sembra un buon segnale di incapacità), e Laura Ravetto non ce la fa a essere eletta segretario d'aula. È la goccia che fa traboccare il vaso. Mara Carfagna e Beatrice Lorenzinsi rifiutano di fare le vice di Brunetta e gli altri deputati raccolgono le firme per sfiduciarlo. Sempre più simile al Giudice di De Andrè, Brunetta finirà a ballare l'ultimo valzer sull'aia polverosa di Montecitorio, ma solo se troverà una partner all'altezza. Così, mentre nel mondo virtuale i contribuenti pagano il 50 pollici di Renatino (“perché lui – dicono le malelingue – ama tutte cose grandi”, una nemesi, porco boia), in quello reale sopravvivono 4 milioni di poveri. Lo certifica una ricerca della Confcommercio che prevede, per il 2013, un crollo del Pil dell'1,7 per cento (1,8 era stata la nostra stima di ieri), una contrazione nei consumi di un altro 2,3 per cento e 615 nuovi poveri al giorno. Pensate, nello stesso momento in cui Brunetta discuteva con i commessi di Montecitorio le dimensioni del suo nuovo tv plasmacolor, fuori dalle segrete stanze nascevano 615 nuovi poveri. Uno schiaffo? Magari. Uno sfregio. La situazione degli italiani, con Bersani che vorrebbe Rodotà e la Gabanelli nel suo dream-govern, è alla canna del gas. E non rischiamo l'effetto Cipro solo perché l'Italia ha già dato, nel 1992, quando Giuliano Amato di sabato, a banche chiuse, provvide a fare la stessa cosa, prelevando dai conti correnti il 6 per mille dei nostri risparmi, una vera e propria rapina di Stato. Avviso ai naviganti prima della prima “buona domenica” della storia del blog: occhio a Silvio, si sta avvicinando a grandi passi al Quirinale. Se la cosa dovesse accadere, stavolta non basteranno i forconi. Fidatevi. Buona domenica, noi andiamo a Jazz...
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