Magazine Bambini
1. White stripes – Fell in love with a girl (1.55)
Spremuto qui, in meno di due minuti, il suono tipico di questa band sui cui componenti – confesso – non ho mai capito niente. Fratelli? Marito e moglie? Amici? Sono quel tipo di persone che si divertono a confondere le idee a tutti: beh, con me ci sono riusciti alla grande. Ma sapete cosa? Non m’importa: finché suonano e fanno dischi, annuirò convinta a ogni ipotesi sul loro rapporto interpersonale. Il video di questo pezzo è a sua volta un piccolo gioiellino: diretto da Michel Gondry, il mago degli effetti speciali fatti in casa (ho un debole per Michel, è un mago davvero), che per Fell in love with a girl ha pensato a un video realizzato con i Lego e con la tecnica della stop-motion ( http://it.wikipedia.org/wiki/Passo_uno ). Per saperne qualcosa in più, qui ( http://www.youtube.com/watch?v=JzebYFxuB-A ) c’è un po’ del making of, giusto per non perdersi l’accento di Gondry, che è esilarante.
2. Death cab for cutie – You can do better than me (2.01)
Lo so, lo so, avevo detto “al di sotto dei due minuti”: ma voi ve la sentireste di tagliar fuori questa canzone per un secondo solo? Mica siamo alle Olimpiadi! Lo so, da una pignola come me non vi sareste aspettati tanto lassismo. E fate bene! Perché in realtà quel secondo in più dipende dai tagli fatti da chi ha postato il video su youtube: la canzone sta perfettamente nei due minuti. Io la vedo benissimo cantata da Petula Clark. Ma su Petula torneremo in futuro, forse. Comunque, cari lettori, è una canzone di una carineria infinita. Per chi va sempre di fretta, e vuol dire a qualcuno che lo stima tanto e ci tiene sul serio, e gli vuole così bene che ad andarsene non ci pensa proprio, beh, questa è ottima: ci vogliono giusto due minuti.
3. The Raconteurs – Pull this blanket off (1.59)
I Raconteur sono una superband, ovvero una band composta da musicisti che sono già famosi per essere membri di altre band. E indovinate un po’ chi si rivede nei Raconteurs? Il vecchio Jack White, mister White Stripes, assieme a Brendan Benson, che è un cantautore statunitense che – da un attento e approfondito studio dei risultati di Google Immagini – potrebbe essere il cugino americano di Michel Gondry: dunque direi che il cerchio si chiude. Questo brano sta perfettamente nei due minuti che ci siamo imposti, e ne siamo felici: è bello supportare gruppi di stacanovisti che, non contenti del lavoro con la propria band, mettono su progetti paralleli per esplorare nuove strade.
4. The Smiths – Please please please (1.53)
Quando “facevo la radio” ( http://adeledot.blogspot.it/2013/05/ma-di-lavoro-che-fai.html ) , qualche volta capitava di trovarsi stretti con i tempi della diretta, e quindi di non avere il tempo di mandare in onda un brano bello lungo e di fare anche i saluti finali; oppure capitava di aver bisogno giusto di due minuti in più prima di iniziare, in modo da partire con la trasmissione in perfetto orario. Beh, in quei momenti, chiedevo sempre alla regia di far andare in onda questo brano: ormai lo avevo memorizzato come “il brano dei due minuti”, ed era il primo che mi venisse in mente in casi d’emergenza; oltretutto è una canzone bellissima: gli Smiths arrivano con frasi semplici e dirette laddove spesso noialtri ci perdiamo in giri di parole inutili. O in fiumi di parole, per dirla coi Jalisse (a proposito, sapete per caso che fine hanno fatto?).
5. Tom Waits – Bend down the branches (1.25)
Chiudiamo la nostra cinquina con una canzone sull'inevitabile: la vecchiaia, cari lettori. O vecchiezza, se volete farvela stare più simpatica. Insomma, siccome stiamo invecchiando tutti, conviene ascoltare roba che non duri troppo, se no ci addormentiamo a metà canzone (se poi la canzone parla di rami che si piegano e bellezza che si fa vecchia, beh, non manca niente). La voce di Tom Waits è perfettamente ruvida come al solito: se non è stata ancora inserita nei patrimoni UNESCO, beh, qualcuno dovrebbe rimediare. Una voce così profonda ed evocativa che quasi quasi buttiamo all’aria la regola dei due minuti e continuiamo ad ascoltarla ancora un po’.
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