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Cloud Nine - Agenti (II parte)

Da Lerigo Onofrio Ligure @LerigoOLigure
– Come dovremmo procedere per la missione? – domandò Niemi, di certo pronto a entrare in azione il prima possibile, specie considerando l’idea che per lui la missione sarebbe iniziata solo dentro i tunnel. – Per ora concentriamoci sulla copertura, direi di montare le apparecchiature, Rods metti in linea quelle consolle e cerca di interfacciarti con i sistemi della base. – ordinò Selene, decisa a mettere sotto controllo i militari, con un occhio di riguardo al Colonnello Larsson – Roman credi sia ora di presentarci ufficialmente al Generale Gurevich? –
L’infiltrato scosse la testa – Gurevich è un convinto abolizionista, per lui sarebbe inconcepibile lasciare che ci siano delle spie nella sua base, senza contare che potrebbe sbatterci fuori e bruciare la copertura della squadra scientifica. – anche se non era la prassi, avvertire il comandante militare di una base che c’erano agenti nei paraggi poteva essere utile: farlo portava sicuramente degli svantaggi, ma i vantaggi di essere appoggiati da un’organizzazione come l’esercito xatrano erano sicuramente maggiori. – Capo perché vuoi l’aiuto di Gurevich? – chiese Pratt con un sogghigno – Non avrai paura dei Mutanti! – Senza dare peso a quella derisione, Selene prese a rovistare nelle casse degli oggetti inviati per la loro copertura – Mettevi i camici e cercate di mantenere un basso profilo. – Niemi sbuffò, decisamente in disaccordo con quella linea d’azione. Nei ranghi del CAO era risaputo che gli agenti operativi erano spesso fin troppo entusiasti del loro lavoro, tanto da ignorare molte delle regole, solo per portare a compimento la propria missione. Anche Selene era andata oltre: nelle missioni come agente operativo era stata persino più sconsiderata, ma come coordinatore non poteva permettersi leggerezze simili, altrimenti il suo capo avrebbe voluto la sua testa – Niklas credi di riuscire a pianificare una spedizione dentro la giungla per domani? – chiese comprendendo la frustrazione dell’agente. L’uomo annuì con un ghigno – Posso rompere le scatole ai gradassi della logistica? – – Devi. – – Non lascerò loro il tempo di andare in bagno! – Sbuffando, Selene si disse che persino quel nuovo aspetto del suo incarico fosse importante, ma era meglio arrivarci con calma e distrarre i suoi agenti con cose semplici, ma al contempo efficaci – Sono pronte le consolle? – – Tra poco. – assicurò Pratt, aiutando l’hacker con i collegamenti – Capo potrei parlarti un attimo in privato, mentre Gill finisce con la postazione? – Selene gli indicò il camice e afferrandone uno per se cominciò a infilarlo mentre si avviava all’ingresso della tenda. Per quanto la loro relazione fosse finita senza intoppi e dopo la mutua volontà di mettere fine alle cose, per due xatrani era sempre difficile evitare una mente con la quale si era entrati in sintonia e ciò riusciva a mettere a disagio entrambe le parti. Specie se si continuava a interagire con la persona – Harold non vogl… – – Lasciami parlare per primo Selene, almeno stavolta. – la interruppe l’uomo, fissandola con uno sguardo preoccupato e decisamente troppo poco professionale, per l’agente di controllo – Abbiamo deciso di chiudere perché la nostra relazione non poteva andare avanti in quel modo, ma ora siamo qui e siamo nella stessa squadra. Sai cosa succederà quando abbasserai la guardia, non è vero? – Selene si sentì arrossire, per quanto fosse stata con altri uomini, Pratt era sempre l’unico uomo con cui aveva condiviso i pensieri e ripensare alle volte in cui entrambi avevano aperto la mente all’altro non faceva che peggiorare l’idea di finire avvinghiati insieme da qualche parte – Non succederà! – – ‘Lene ti è bastato pensarci. – – Stare qui a parlare con te e dare il tempo agli altri di immaginarsi qualcosa è già un problema, Harold direi di non farsi tutti questi problemi: abbiamo del lavoro da fare e tanto mi basta per andare avanti. – mentì Selene, consapevole che più tempo restavano vicini, più sarebbe diventato difficile negare il coinvolgimento che c’era stato tra loro. Il tuo capo ti aveva avvertito, lui ci è passato prima di te e ancora non sembra esserne uscito del tutto! Si rimproverò evitando di fissare l’agente di controllo negli occhi. – Forse faresti meglio a chiederti il motivo per cui hai voluto me in questa missione, piuttosto che chiedere uno dei soliti agenti di controllo. Dannazione, io sento quello che proviamo entrambi e non mi piace: ‘Lene, non voglio mandare al diavolo un’operazione delicata come questa, gli altri non lo meritano. Nessuno di noi lo merita. – La mente le doleva per lo sforzo di non rifugiarsi nelle braccia dell’uomo. Alla fine la loro vicinanza avrebbe vinto: Selene lo sapeva, come sapeva che la sua mente non sarebbe rimasta vigile per sempre, lasciandosi andare in qualcosa di compromettente. Un pensiero sfuggente le suggerì di ignorare le preoccupazioni, lasciarsi guidare da quei sentimenti e cibarsene, anche se per gli xatrani cedere a un simile richiamo era sintomo di debolezza mentale, anche se farlo l’avesse messa nei guai – I miei dubbi sono fondati. – la richiamò Pratt con uno sguardo pieno di sdegno – ‘Lene non voglio farti rapporto, ma se dovessi rendermi conto che la tua mente non sia sgombra e pronta, stai pur certa che prenderò provvedimenti. – mentre parlava l’uomo aveva distolto lo sguardo e la sua voce si era incrinata, segno che provasse gli stessi sentimenti di Selene e che non riuscisse a ignorarli. – Harold sarà meglio tornare dentro. – suggerì Selene impedendosi di toccarlo – La nostra hacker comincerà a farsi delle strane idee in proposito. – per un istante la sua mente fu sgombra, l’obiettivo che le era stato assegnato dal suo superiore era così importante per la colonia e per la sua vita che nessun sentimento avrebbe potuto impedirle di fare la cosa giusta, ma tutto crollò quando Pratt sospirò rumorosamente, come faceva sempre quando era nervoso. – Andiamo. – riuscì a dire a fatica, voltandogli le spalle. – Signore sono collegata alla rete della base. – avvertì Rods. – Ottimo, come direbbe il direttore. – – Sembrano poco contenti di avere qui una squadra di ricerca, alcuni pensano che il Generale ordinerà di scortare le teste d’uovo anche in bagno. – – Saremmo noi le teste d’uovo? – chiese Pratt con un sogghigno. – HP finché ci chiameranno teste d’uovo potrai dormire sonni tranquilli. – lo derise Selene, impedendosi di ripensare al loro colloquio – Quentin cercherà di mantenere questa visione della nostra squadra, mi raccomando le lamentele: nessun sottoposto malpagato tiene la bocca chiusa riguardo ai difetti del suo datore di lavoro. – – Per me non c’è problema se devo bere a spese dei contribuenti! – ridacchiarono tutti, consapevoli che una buona copertura partiva proprio da piccoli ruoli svolti in modi tutt’altro che ortodossi, ma del resto il compito dei servizi segreti era proprio agire al di fuori delle regole e della buona creanza. Ritrovando la calma, Selene si disse che non era saggio per nessuno che lei rimanesse in quella tenda, sia per il problema con Pratt, sia perché era meglio rafforzare l’immagine di scienziati inetti spediti in quell’inferno che era la giungla di J’aa’Ol, piuttosto che dover convincere uno come Gurevich – Vado a fare un giro, tenetevi pronti per domattina, ci muoveremo presto! –

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