Da tempo ho chiesto alla direzione della nostra splendida “1930”, la più rinomata prigione di Kigali, un appuntamento con una donna. Mia moglie può stare tranquilla, non si tratta di un appuntamento galante. La signora in questione si chiama Victoire Ingabire Umusoza ha 44 anni ed è accusata di 3 terribili crimini: ideologia genocidaria, costituzione di un gruppo terrorista armato e complotto ai danni dello Stato. Da 6 mesi (con varie sospensioni) viene processata e il processo è diffuso per TV, in modo che tutti possano farsi un’idea di come funziona la nostra giustizia. In tribunale Victoire compare con un’elegante tunica rosa, una sofisticata acconciatura alla Yul Brynner e occhiali di marca con una sottile montatura dorata. E’ rilassata, spesso sorridente, e ne ha motivo: della sua difesa si occupano 4 avvocati britannici fra i migliori che il suo partito, il FDU (Forces Démocratiques Unies) è riuscito a reperire nella pallida Albione. Un collegio difensivo che farebbe morire d’invidia perfino Berlusconi.
Per chi non lo sapesse, nel 2010 Victoire voleva candidarsi alle elezioni presidenziali come capolista del suo partito. Ma quando è arrivata a Kigali da Amsterdam, dove dirigeva i servizi contabili di una multinazionale, si è messa a fare discorsi che sono suonati un po’ offensivi alle sensibili orecchie del governo rwandese, così la magistratura le ha offerto un soggiorno gratuito nella “1930”, 3 capi d’imputazione e il relativo processo. La polizia olandese ha frugato nella sua casa di Amsterdam (nella quale Victoire viveva da 18 anni senza mai mettere piede in Rwanda) e ha spedito a Kigali una valigia piena di documenti che, secondo il Procuratore Distrettuale, sono altamente compromettenti.
Come dicevo, il processo si trascinava da 6 mesi. Ma lunedì scorso, colpo di scena. Victoire ha educatamente chiesto la parola e ha annunciato: “Cari tutti, ho rispedito gli avvocati in Inghilterra e d’ora in poi non assisterò più a questo processo. Durante le sedute, resterò in prigione e mi farò una bella dormita” (ha detto proprio così, N.d.D). “E sapete perché? Perché questo processo è una farsa. Qui si stravolge la Costituzione per danneggiarmi. Bye bye, ciao, arrivederci, torno nei miei appartamenti.” Poi ha fatto un cenno ai poliziotti che si sono precipitati a rimetterle le manette per portarla nella “1930”.
Perché questo improvviso ritiro? Semplicissimo, i 4 avvocati inglesi avevano sollevato un’eccezione di incostituzionalità. L’articolo che condanna l’ideologia genocidaria è stato inserito nella Costituzione nel 2009 e secondo la Corte i crimini sarebbero stati compiuti nel 2007. Siccome nessuna clausola suggerisce che l’articolo sia retroattivo, ne consegue che secondo la difesa Victoire non dovrebbe essere processata per ideologia genocidaria. Restano gli altri 2 capi d’imputazione, ma evidentemente il collegio difensivo sperava in un effetto domino: caduto il primo, giù anche gli altri. Invece la Corte ha respinto l’eccezione.
Se la direzione della “1930” si deciderà a farmi incontrare Victoire, e ovviamente se lei accetterà di ricevermi, vorrei dirle: “Guarda, non so chi ti abbia dato il consiglio di ritirarti dal processo, ma è un consiglio sballato. Anche se non hai fiducia nella magistratura, il processo è diffuso per TV e tutti potranno rilevare eventuali ingiustizie. Così, invece, sarà un processo a senso unico e alla fine di ritroverai con 30 anni di galera. So che probabilmente te li darebbero comunque, ma almeno potresti far conoscere le tue ragioni.”
Se volete conoscere le ragioni di Victoire, le trovate qui.
Dragor