Com’è dura accompagnarsi a un sms. Di Marco Bellini
Ti ho lavata prima e dopo, spugna rituale
per la diffidenza, danza dell’acqua e la carne
usata e servita. Il riflesso
nell’oblò della lavatrice al mattino
cercarti anche lì. Il tailleur grigio
ti sorregge fuori le scale. Due capelli
lunghi sulla spazzola che sei vera anche ora.
Con il tuo lavo i denti
e il dentifricio è la tua bocca.
Com’è dura accompagnarsi a un sms
chiudi parentesi l’unico sorriso e nessun sapore
la ghiandola dietro il capezzolo, calda
alla mano o premuta sulla mia schiena,
grigia nella cartella delle foto
e la memoria che non è un ricordo (lo era
il tuo odore stretto nel pugno) ora
file archiviati su disco fisso.
E la riconosco? E non è più mia.
Il corpo in ufficio, ti chiudi
(l’imbarazzo nei gesti: non avresti voluto)
il rumore di me e la notte
nei capezzoli e strappano e cercano ancora
quell’urgenza di una scoperta che disarma.