Magazine Cultura

Come leggere un racconto – Lezione Cinque

Da Marcofre

Per quale ragione dedicare un post (una lezione) a una frase tanto banale?

Wes si è messo a piangere

In inglese:

Wes began to cry

Cosa c’è da imparare in queste poche parole? Molto, a dispetto delle apparenze.
Quando si scrive non c’è nulla che possa essere definito semplice. Sono quasi certo però che due siano le trappole mortali per chi si avventura nella narrazione.

La prima è quella che riguarda i bambini. Scrivere di bambini, farli parlare, è come ballare il tip tap su un campo minato. Dopo essersi bendati.
Il rischio di mostrarli come adulti in miniatura, è reale e spesso ci si cade dentro con tutte le scarpe. Eppure quello è il rischio minore.

La catastrofe si presenta quando sono raffigurati come se fossero dei piccoli idioti. Immagino accada perché non avendo alcuna cura o interesse per l’efficacia narrativa, si fa parlare il bambino nel modo in cui NOI ci rivolgiamo a lui.

È capitato a tutti di incrociare un bambino, rivolgergli la parola e parlare in quel certo modo banale, piatto, esattamente come se ci trovassimo alle prese con un’intelligenza inferiore. Per non tramortirla, si riempiono le frasi di spaventose scemenze. Diminutivi, storpiature e via discorrendo.

Se questo diverte (noi), e sembra funzionare, sulla pagina scritta (quindi all’interno di una narrazione che abbia qualche aspirazione a essere almeno decente) fallisce miseramente.

La seconda trappola si verifica quando si deve ritrarre un personaggio che vive dei sentimenti brucianti. Come il pianto.

In questo caso si cerca di uscirne ricorrendo all’abuso di parole. Forse perché siamo bombardati dalle immagini, e questo agisce in modo sottile anche sulla nostra scrittura. Ci si convince che certi sentimenti sono più reali se le parole sono messe in fila per bene e riempiono lo spazio bianco della carta come un reggimento.

Wes si è messo a piangere

A me questa frase regala uno strano sentimento. Una specie di schiaffo. Registra un fatto: si è messo a piangere e questo ha convinto Edna a offrirgli un’altra possibilità.

È uno degli esempi (dei tanti esempi) di quella scuola di pensiero che dice più o meno: “Mostra, non parlare”. Dostoevskji forse ci avrebbe calato nella testa di Wes e mostrato la tempesta di idee, sentimenti che la dilaniavano. Wes che tortura il cavo del telefono, si percuote la testa, e pensa:

Sapeva di essere indegno. Un inutile piccolo uomo, uno scarafaggio che meritava di essere pestato, spiaccicato, e lui lo avrebbe accettato, purché fosse Edna a pestarlo, sino a ridurlo a poltiglia. Egli bramava il dolore, sapeva che solo quello lo avrebbe salvato e saziato, e lo avrebbe ingollato fino a scoppiare, a farsi schizzare gli occhi fuori dalle orbite. Purché Edna gli sorridesse, gli regalasse uno sguardo ancora. E poi avrebbe accettato tutto. Tutto. Per l’eternità avrebbe accettato il supplizio, il dolore e l’umiliazione, purché venisse da lei! Da lei! E allora si mise a piangere.

Carver invece scrive:

 Wes si è messo a piangere.

È un punto quasi insignificante del racconto “La casa di Chef” (e siamo sempre alla prima pagina). Si legge e si passa oltre, desiderosi di vedere come andrà a finire. Che ne sarà di Wes, Edna e chi è questo Chef. Ma leggere un racconto significa fermarsi e imparare ad affrontare i sentimenti dei personaggi.

La reazione di Wes convince Edna a dargli un’altra possibilità.

Le piccole cose, la bellezza delle piccole cose, dei dettagli insignificanti verso cui non si ha mai abbastanza attenzione. È quella che è necessario imparare nella lettura: l’attenzione. La cura.

Come leggere un racconto – Lezione Uno

Come leggere un racconto – Lezione Due

Come leggere un racconto – Lezione Tre

Come leggere un racconto – Lezione Quattro


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

  • instamonth maggio

    instamonth maggio

    Bentrovati a Instamonth Maggio, l’appuntamento con il superfluo ma pur sempre colorito report delle foto che ho pubblicato su Instagram nel mese appena concluso... Leggere il seguito

    Da  Gynepraio
    OPINIONI, TALENTI
  • Storia semplice o storia complicata?

    Storia semplice storia complicata?

    Per quale motivo ci si complica la vita? Vale a dire, perché scegliere di raccontare una storia particolarmente complicata, che spinge a leggere libri per... Leggere il seguito

    Da  Marcofre
    CULTURA, EDITORIA E STAMPA, TALENTI
  • L’impegno del romanziere

    L’impegno romanziere

    Il romanziere deve essere impegnato? Deve denunciare attraverso la sua opera quello che c’è di storto nella società? Deve illuminare gli angoli cupi dove si... Leggere il seguito

    Da  Marcofre
    CULTURA, EDITORIA E STAMPA, TALENTI
  • Calligrafie, tre libri

    Calligrafie, libri

    Ricevo da Roberta Bertozzi e segnalo, tre libretti della collana CALLIGRAPHIE. Sono oggetti realizzati a mano, bianchi ed elegantissimi, confezionati in busta... Leggere il seguito

    Da  Narcyso
    POESIE, TALENTI
  • Libri: Cattedrale

    Libri: Cattedrale

    Cattedrale, di Raymond Carver, Einaudi. La trama. A volte anche una visita inattesa e poco gradita – quella di un amico cieco della moglie, per esempio – può... Leggere il seguito

    Da  Maurizio Lorenzi
    LIBRI, RACCONTI, TALENTI
  • La mega-critica di Birdman

    mega-critica Birdman

    Una batteria ritmicamente scandisce i battiti cardiaci del cuore pulsante del film, questa acchiappa lo spettatore incollandolo sulla poltrona. Leggere il seguito

    Da  Stefanodg
    CINEMA, CULTURA