Magazine Cultura
Forse i critici letterari devono fare tutto nella vita tranne gli scrittori. Ma anche no. Forse non tutti, critici letterari e no, possono essere scrittori. D'Orrico, critico veramente sopraffino, lascia aperte tutte queste domande.
Questa opera è eccezionale dal punto di vista dell'dea narrativa originale. È straordinaria, diversa, assolutamente insolita.
Ma il libro risulta noioso, non coinvolge, ammorba un po'.
La storia di alcuni allievi della scuola di scrittura creativa Cesare Pavese, la ricerca spasmodica dell'autore da milioni di copie vendute, la deriva da parte di uno degli allievi, la rincorsa da parte del più virtuoso, i salotti, i giornali, la mafia, la malavita, il sesso, l'amore...tutto bellissimo.
Ingredienti di qualità, selezionati, sbucciati con cura, al naturale.
Ma il frullato, nonostante le premesse, ha un cattivo sapore, scarsa consistenza, un gusto piatto, che lascia alla fine addirittura un po' d'amaro in bocca.
Non so perché, e questo il dilemma finale.
Ma il libro non funziona.
Forse il critico D'Orrico potrebbe dire qualcosa sullo scrittore D'Orrico.
E capire cosa non va. Perché il secondo libro sia migliore.
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