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Comics e cinema, un’analisi quantitativa. Parte 2 (di 5)

Creato il 26 giugno 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco
Speciale: Comics e cinema, un'analisi quantitativa
  • Comics e cinema, un’analisi quantitativa. Parte 2 (di 5)

Serializzazione. Mercato estero. 电影院.

Come anticipato nella prima parte di questo approfondimento (che potete leggere QUI), in questa seconda parte mi occuperò della tendenza alla serializzazione delle trasposizioni cinematografiche di fumetti anglo-americani e della fidelizzazione ed estensione del mercato al di fuori degli States, due fenomeni, come vedremo, strettamente collegati fra loro.

Cominciamo dal primo. Il grafico che segue, ci permette di affermare che la serializzazione delle pellicole tratte da comics è un fenomeno cresciuto enormemente nel XXI secolo:

Negli anni ’80 il 41,6% dei film fa parte di una serie (sono prequel, sequel o reboot), negli anni ’90 la percentuale cala sensibilmente al 20,8% mentre nel XXI secolo sale al 66,6 per cento. Quasi sette adattamenti su dieci, prodotti negli ultimi dodici anni, sono parte di una serie.

Nei prossimi tre anni è prevista l’uscita di almeno 13 film [1]  che faranno parte di una serie, aggiungendoli al nostro campione iniziale di 60 film otteniamo il seguente grafico che ben rende la portata del fenomeno:

Abbiamo 49 titoli divisi in 19 serie.

Questo fenomeno, però, è inscindibile dalla crescita del mercato extrastatunitense. La fetta di incassi ricavata al di fuori degli States è in netto aumento, come dimostra il grafico che segue dove ho calcolato per ogni anno dal 1990 al 2012 quanto in termini percentuali incidano i mercati esteri (detti foreign) sul totale degli incassi, ecco il risultato:

Come potete osservare, negli anni ’90 la percentuale costituita dal foreign oscilla da un minimo del 17% registrato nel 1996 ad un massimo del 56,3% registrato nel 1993, per ben 5 anni su 10 la percentuale del foreign è inferiore alla soglia del 40%. Nel XXI secolo la situazione cambia nettamente, infatti, si va da un minimo del 46.9% registrato nel 2000 fino al record del 2012 del 61,8%, e mai in dodici anni si è scesi sotto la soglia del 40%. Negli anni ’90 la media è del 41%, nel XXI secolo è esattamente undici punti in più, il 52%.

Studiamo ora questa tendenza in relazione alla serialità, attraverso le tre serie di film più fortunate di questo XXI secolo, quella degli X-Men, di Spider-Man e di Batman. Come potete osservare dalla figura riportata in basso, per ogni capitolo della serie la percentuale incassata all’estero aumenta.

Partiamo dai 5 film degli X-Men: il primo capitolo X-Men (2000) incassa ai botteghini esteri il 46,9% dell’incasso totale, in X2 (2003) la percentuale sale al 47,3%, gli incassi di X-Men: The Last Stand (2006) provengono per il 49% dall’estero, quota che sale ancora nel 2009 con X-Men origins: Wolverine arrivando al 51,8%, per poi aumentare di quasi sette punti percentuale nel 2011 con X-Men: First Class quando la percentuale arriva al 58,6%.

Per la trilogia del cavaliere oscuro targata Cristopher Nolan possiamo dire lo stesso, i tre capitoli incassano all’estero rispettivamente il 44,7%, il 46,8% e il 58,5% dell’incasso totale.

Il fenomeno è ancor più evidente nelle quattro pellicole con protagonista il nostro “amichevole uomo ragno di quartiere”: nel primo capitolo della trilogia di Sam Raimi, giunto nelle sale cinematografiche nel 2002, gli incassi provenienti dall’estero ammontavano al 50,9% del totale, nel secondo capitolo uscito nel 2004 la percentuale saliva al 52,3%, per fare poi un balzo di quasi dieci punti nel terzo capitolo del 2007 con un foreign al 62,2%, percentuale che è cresciuta nuovamente nel recente reboot arrivando alla quota record di 65,2%.

Ecco il grafico che sintetizza quanto detto sopra.

Come spiegare questo fenomeno? Io ho provato a farlo indicando tre fattori: disaffezione del pubblico americano, stabilità del mercato europeo, centralità di nuovi mercati.

Partiamo dal primo fattore. Guardando gli incassi realizzati dalle tre serie di sopra, scopriamo una inaspettata disaffezione da parte del pubblico americano. Guardiamo ad esempio gli incassi registrati negli USA dai quattro film della serie di Spiderman. 

Negli USA l’ottimo risultato del primo capitolo non è più stato eguagliato dai capitoli successivi: il recente reboot ha incassato appena il 65% dei dollari incassati dal primo episodio. Questo dato è ancor più eloquente se si considera che il primo e il quarto film sono separati da dieci anni, anni in cui il costo del biglietto è cresciuto – anche e soprattutto per l’avvento del 3D – e quindi la quantità di biglietti staccati è nettamente inferiore.

Discorso analogo (anche se meno drastico) per la serie di film degli X-Men: nei primi tre epiosodi l’incasso negli USA aumenta in termini assoluti ma diminuisce in termini percentuali rispetto al totale degli incassi, passando dal 53,1% del primo episodio al 52,7% del secondo, al 51% del terzo episodio. Gli incassi, invece, sono crollati con X-Men Origins: Wolverine (2009) che in patria ha incassato 179 milioni di dollari (55 milioni in meno rispetto al terzo episodio X-Men: Last Stand del 2006) che equivalgono al 48,2% del totale. Con X-Men: First Class (2011) abbiamo un nuovo calo degli incassi USA, 146 milioni, appena il 41,4% dell’incasso totale.

Per quanto riguarda la serie di film di Batman, osservando i dati degli ultimi due capitoli della trilogia di Nolan, riveliamo che The Dark Knight (2008) ha incassato in patria circa  534 milioni di dollari mentre The Dark Knight Rises (2012) ne ha incassati circa 447mln dunque il 16,30 % in meno. Nel 2008 gli incassi delle sale statunitensi costituirono il 53,2% degli incassi totali, percentuale scesa nel 2012 al 41,5%. [2]

Il secondo fattore è la stabilità del mercato europeo. Nel grafico che segue ho preso in esame i cinque mercati principali del continente (Italia, Spagna, Francia, Germania e Regno Unito) e ho calcolato in termini percentuali il rapporto fra gli incassi sommati di questi cinque paesi e gli incassi totali. Ecco il risultato:

La quota europea nella serie dei film degli X-Men oscilla tra poco più del 18% e il 21%; nella serie dei film di Spider-man abbiamo nei primi tre episodi una crescita di quattro punti dal 18,7% al 22,7%, crescita che però è compensata dal risultato meno positivo del quarto film che costituisce l’unica accezione alla stabilità del mercato europeo. La stabilità è quanto mai evidente nei tre film di Batman dove in sette anni la quota europea è cambiata di appena 0,9 punti percentuali, passando dal 17,1% di Batman Begins (2005) al 18% di The Dark Knight Rises (2012).

Ma a parere di chi scrive, i dati più interessanti, e che potrebbero avere maggiori effetti sul mondo del fumetto cartaceo, sono quelli del terzo fattore a cui prima ho fatto riferimento parlando di centralità dei nuovi mercati. Per evidenziare la vivacità dei nuovi mercati ho costruito due tabelle: nella prima ho preso in esame gli incassi che i dodici film delle tre serie di sopra hanno realizzato nei cosiddetti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) e in altre economie in forte crescita. Le cifre riportate sono in milioni di dollari mentre i film sono in ordine cronologico. Ecco la tabella:

Analizziamo insieme questa tabella di non facile lettura. La prima cosa da rilevare è che in 12 anni la quota di mercato di questi 10 paesi è più che raddoppiata passando dal 9.86% del primo X-Men (2000) al 24,5% di The Amazing Spider-Man (2012).

In questi paesi gli incassi hanno registrato incrementi più che vistosi, eccone solo alcuni: in Cina nel 2005, Batman Begins incassò appena 1 milione di dollari mentre sette anni dopo The Dark Knight Rises ne ha incassati 52,7 (+ 5200 % circa); in Russia il primo X-Men incassò 1,1 milioni di dollari mentre The Amazing Spider-Man (2012) ha incassato quasi 22 milioni di dollari (+ 2100 % circa); in India, in sette anni, si è passati dall’incasso minimo di X-Men (2000) di appena 800 mila dollari all’incasso di Spider-man 3 (2007) di ben 16,4 milioni di dollari (+ 1950 % circa); la Corea del Sud è uno dei mercati più interessanti, a differenza dei tre paesi elencati prima ha una popolazione molto più ristretta, circa 49 milioni di abitanti, ma costituisce uno dei mercati più fruttuosi ed in espansione: se già nel 2000 X-Men incassava 5,1 milioni di dollari, The Dark Kight Rises ne ha incassati addirittura 42. Tanto per rendere l’idea, per ottenere la stessa cifra dovremmo sommare gli incassi di Italia, Spagna e Olanda, che nel loro insieme hanno più di 110 milioni di abitanti.

Abbiamo visto come negli USA sequel, prequel e reboot abbiano visto diminuire la loro presa sul pubblico, mentre in Europa essa restava più o meno stabile. Ora vediamo cosa è accaduto in questi 10 paesi. in Brasile, Russia e India, ogni nuovo episodio della serie di film “mutanti” ha sempre incassato più del precedente. Il reboot di Spider-Man, che è stato un insuccesso sia negli USA che in Europa, è risultato essere uno dei film più visti; in Russia, Cina e Argentina gli incassi dei film della serie dell’Uomo Ragno sono cresciuti ad ogni episodio. Infine, in ognuno di questi dieci paesi, i tre film della trilogia del Cavaliere Oscuro di Nolan hanno avuto incassi crescenti.

Nel 2012, per la prima volta e per ben tre volte (in occasione dei film The Avengers, The Amazing Spider-Man e The Dark Knight Rises) gli incassi dei “nuovi mercati” hanno superato quelli dei cinque più importanti mercati europei.

Si tratta di paesi che vivono un forte processo di crescita economica [3]  (che, beninteso, in alcuni di essi ha un elevato e terribile costo in termini di diritti umani), sono interessati da una crescente urbanizzazione (in Cina, ad esempio, ogni anno 15 milioni di persone si trasferiscono dalla campagna alla città [4] ) e che nella maggior parte dei casi hanno una grande riserva di popolazione.

The Avengers (2012) oltre ad aver battuto ogni record divenendo la più redditizia trasposizione cinematografica del 2012, della storia e terzo incasso tout court nella storia del cinema, ha anche sanzionato l’ascesa dei nuovi mercati. Nelle due tabelle che seguono, ho utilizzato il film campione di incassi del 2002 Spider-Man e The Avengers, campione di incassi del 2012, e ho messo a confronto i rispettivi incassi all’estero, elaborando una classifica con i primi venti incassi. Di seguito il risultato:

In occasione del film di Spider-Man (2002) la top 20 dei mercati esteri era composta da 11 paesi europeri, 5 paesi asiatici, 3 dell’America latina e dall’Australia. I paesi europei presenti nella top 20 avevano incassato il 21,6 % dell’incasso totale, i 5 paesi asiatici avevano incassato il 10,6 % dell’incasso totale, i 3 paesi americo-latini detenevano il 6,4 % e l’Australia poco più del 2 %. Nella top ten 5 paesi su 10 erano europei.

Nel 2012 lo scenario è radicalmente cambiato: sei paesi europei (Svizzera, Norvegia, Svezia, Belgio, Olanda, Austria) e uno dell’America latina (Colombia) escono dalla Top 20 e vengono sostituiti da quattro paesi asiatici (Taiwan, Filippine, Indonesia, Singapore), due paesi sudamericani (Argentina e Venezuela) e dal gigante russo a metà fra Europa e Asia.
Nella top 20 dei mercati esteri abbiamo, quindi, 9 paesi asiatici, 5 paesi europei, 4 paesi americo-latini, la Russia e l’Australia. I paesi asiatici presenti nella top 20 hanno incassato il 17,4 % del totale, i paesi europei il 12,6 % del totale, i paesi americo-latini il 10,3 %, la Russia quasi il 2,9 % e l’Australia quasi il 3,6 %. Nella top ten i paesi europei sono solo 3.
L’unico paese extra-europeo che ha visto scendere la sua quota di mercato è il Giappone, gli altri hanno avuto aumenti consistenti come la Cina che ha conquistato il primo posto della classifica aumentando la sua quota di mercato di 9 volte o la Russia che ha conquistato l’ottavo posto e ha aumentato la propria quota di mercato di quasi 7 volte; il Brasile è salito sul gradino più basso del podio raddoppiando la propria quota, mentre Messico e Corea del Sud si confermano tra i mercati più redditizzi e stabili. 

L’anno prossimo sulla torta di compleanno della DC Comics ci saranno ottanta candeline e ce ne saranno settantacinque per la sua storica rivale, la Marvel Comics.
Una delle capacità che ha permesso alle due case di raggiungere questo traguardo è certamente quella di riadattamento: pur fra crisi e periodi di magra economica e creativa, le due case hanno evitato l’estinzione cambiando periodicamente le carte in tavola, tastando il polso del pubblico, comprendendone le esigenze e conformando ad esso l’offerta. Parte integrante di questa strategia è l’attenzione verso l’eterogeneità del suo pubblico, che sia essa  etnica, sessuale e soprattutto culturale.

Oggi più che mai, l’ affirmative action è parte integrante delle politiche editoriali delle due major fumettistiche statunitensi. Mi chiedo (e solo il futuro potrà darmi risposta): il successo ottenuto dai riadattamenti cinematografici nell’america latina e in oriente creerà nuovi lettori?
Il fumetto come risponderà all’eventuale allargamento e cambiamento del suo pubblico?     

Se siete arrivati fin qui, non mi resta che ringraziarvi per l’attenzione e darvi appuntamento alla prossima settimana con la terza parte di questo approfondimento, dove analizzerò i riflessi che le pellicole hanno sulle vendite dei fumetti cartacei e sull’offerta editoriale.

(fine seconda parte – continua)

Note:

  1.  Iron Man 3 (Aprile 2013), Man of Steel (giugno 2013), The Wolverine (luglio 2013), Red 2 (agosto 2013), 300: Rise of Empire (agosto 2013), Kick Ass 2 (agosto 2013), Sin City: A dame to kill for (ottobre 2013), Thor: The Dark World (novembre 2013), Captain America: The Winter Soldier (aprile 2014), The Amazing Spider-Man 2 (Maggio 2014), X-Men: Days of future past (luglio 2014), The Fantastic Four (marzo 2015), Marvel’s The Avengers (Maggio 2015) [↩]
  2.  C’è da dire però che la tragica strage di Denver, avvenuta durante l’anteprima del film, può aver giocato un ruolo che non è possibile quantificare. [↩]
  3.  Secondo I più recenti dati offerti dalla Banca Mondiale che potete consultare qui, il tasso di crescita del pil di questi paesi nel 2011 è stato il seguente: Cina +9,3%, Argentina +8,8%, Turchia +8,5%, India +6,8%, Russia +4,3%, Venezuela +4,1%, Messico +3,9%, Corea del Sud +3,6%, Sudafrica +3,1%, Brasile +2,7%. [↩]
  4.  Federico Rampini, Vinti di oggi e vincitori di domani, p. 28 in Limes – Rivista italiana di geopoliticaIl mondo dopo Wall Street, n. 5/2008, Gruppo Editoriale L’ Espresso, ottobre 2008. [↩]

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