Dai formaggi senza latte ai vini senza uva, sono tanti i prodotti che entrano nei nostri supermercati e che i consumatori non possono riconoscere. È il grido d’allarme lanciato dalla Coldiretti e da TgLa7 cronache. Lunghissima la lista della lagnanze degli agricoltori e degli allevatori della Coldiretti riunitisi a Milano per chiedere che i prodotti italiani di qualità nel campo dell’alimentazione, vengano protetti dalla concorrenza sleale. Quello dell’alimentazione e della sicurezza alimentare è sicuramente uno dei settori su cui la presenza dell’Europa è molto forte, questo è un bene, anche se, Coldiretti evidenzia che l’eccessivo uso di regole e norme rischia di snaturare i nostri prodotti tipici. Mentre non c’è nessuna difesa sostiene, sempre Coldiretti su alimenti da animali clonati e importati. Una mozzarela su quattro venduta in Italia è prodotta con semilavorati industriali che vengono dall’estero. L’Unione consente che su molte carni possa non essere indicata l’aggiunta di acqua fino al 5%. Due su tre prosciutti consumati inItalia sono ottenuti da maiali stranieri. Ancora troppi i cibi su cui non è richiesta l’eticchettatura che indica la provenienza.
” Facciamo un prodotto straordinario, vogliamo che venga tutelato” è l’impegno prefissato dall’esercito dei diecimila agricoltori e allevatori arrivati da tutta Italia alla fiera di Milano, a pochi giorni dalle elezioni per il rinnovo del Parlameno europeo per dire che le regole dell’UE sugli alimenti apparecchiano una tavola agli italiani con trucchi e inganni. “Siamo invasi da carni che arrivano da dove costano meno – dichiara uno dei tanti allevatori – oramai le carni si comprano dai broker e questi speculatori le comprano a basso costo. La gente deve sapere la provenienza di ciò che beve o mangia”. “Il prodotto italiano non viene valorizzato abbastanza a livello nazionale – aggiunge un altro allevatore – e la materia prima, come il latte, non viene pagata abbastanza perchè le cooperative e i caseifici industriali usano il latte estero, ignorando la tracciabilità, la sicurezza e la qualità del prodotto”.
Eppure l’agricoltura in Italia è un settore in espansione che è tornato ad attrarre i giovani. E dai giovani arrivano idee nuove, come creare dai prodotti alimentari, integratori per il benessere psicofisico del corpo. Un segmento in forte crescita che rappresenta il segmento più dinamico del mercato alimentare con un aumento in volume degli acquisti d
el 17,3 per cento, in netta controtendenza rispetto al calo generalizzato dei consumi dovuto alla crisi.Lo scorso anno li hanno usati sette italiani su dieci. Frullati di aloe, formaggi senza lattosio e la scoperta del mais corvino, usato nell’antico Perù e portato nelle campagne cremonesi dove da questo mais nero viene ricavata una bevanda energetica e dissetante con proprietà antiossidanti, mentre una particolare varietà di pomodori non ogm permette di avere salsa e succo di pomodoro con concentrazioni di licopene, ottimo antiossidante, superiore a quella di altri prodotti utile per diabetici e bambini.
La contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari Made in italy non sono un fenomeno di nicchia: costano caro all’Italia, circa trecentomila posti di lavoro che si potrebbero creare nel Paese con una seria azione di contrasto a livello nazionale ed internazionale. Il fatturato del falso Made in Italy, solo nell’agroalimentare, ha ormai superato i 60 miliardi di euro. Sarebbe folle, oltre che sbagliato, continuare a fare finta di niente.
Tutela del Made in Italy e mobilitazione della Coldiretti per cercare di difendere i prodotti italiani dalle importazioni di bassa qualità, questo lo scopo della protesta e c’è poi un’altra misura allo studio dell’Ue, che preoccupa e non poco, quella di abolire su alcuni prodotti tipo pasta e caffè la data di scadenza.
Prima di dire addio alla scritta “da consumarsi preferibilmente entro” , prevista su prodotti che hanno una lunga vita per le possibilità di consumo, c’è bisogno di distinguere bene tra i prodotti e di informare meglio i consumatori. E’ un invito ad essere cauti che merita di essere ascoltato.
Alcuni paesi del nord Europa hanno proposto, di eliminare l’obbligo di indicare il termine minimo di conservazione per prodotti non freschi, come pasta, riso e caffè. Per alcuni prodotti esiste una data di scadenza perentoria, dopo la quale l’alimento non è adatto al consumo umano. In questo caso si parla di eliminazione del termine minimo di conservazione, che non è perentorio, perchè si applica a prodotti che non si deteriorano, possono essere mangiati senza rischio anche mesi dopo la data preferibile di consumo. Possono, pero’, venire meno caratteristiche organolettiche e nutrizionali. La pasta, il riso i biscotti hanno una lunga vita in fatto di commestibilità se conservati adeguatamente, ma più passa il tempo più prosegue l’ossidazione e si cominciano a perdere le caratteristiche nutrizionali.
Necessaria, dunque, cautela. C’è bisogno di informare il consumatore. C’è bisogno di un consumatore consapevole. Per questo l’invito a trovare soluzioni alternative più vicine alle esigenze del cittadino: sapere ad esempio che la pasta, ben conservata, puo’ essere consumata senza rischio per lungo tempo eviterebbe sprechi. E questo senza eliminare quella che comunque è una rete di protezione per il consumatore ovvero l’indicazione “da consumarsi preferibilmente entro il…” , che permette di avere comunque informazioni utili sul prodotto.