Il latte è un liquido bianco secreto dalla ghiandola mammaria delle femmine dei mammiferi, che si caratterizzano come distinta classe zoologica anche per questa fondamentale particolarità.
Il suo scopo è dare nutrimento ai cuccioli durante le prime fasi della loro vita. Dal punto di vista chimico, il latte rientra nella famiglia dei colloidi, un’emulsione per l’esattezza, poiché contiene al suo interno macromolecole, ovvero composti aventi grandezza superiore ai 500 nm come, ad esempio, proteine e acidi nucleici. Le femmine dei mammiferi, compresi gli umani, sono provviste di ghiandole mammarie che servono per produrre il latte con il quale si alimenteranno i cuccioli appena nati. Nei mammiferi superiori queste ghiandole sono organizzate a formare la mammella. A seguito del parto, dunque, il corpo della genitrice distribuirà col latte riserve di nutrimento accumulate in gestazione per coprire il periodo di sviluppo della capacità edule propria del piccolo. Il piccolo di mammifero ha in genere un istinto prevalentemente ormonal-olfattivo, che lo indirizza al capezzolo, se presente nella specie, dove potrà suggere il prezioso alimento.
Il latte non ha gusto costante, perché il suo sapore dipende fondamentalmente dall’alimentazione dell’animale che lo produce. Questo è il motivo della distinzione qualitativamente avvertibile da chiunque sorseggi latte d’alpeggio e di animali a pascolo libero. Oggigiorno le stalle moderne per produzione industriale attuano un’alimentazione costante tutto l’anno, col cosiddetto unifeed o tecnica del piatto unico, mangime miscelato e contenente tutti i nutrienti, non tutti necessariamente da foraggi, ma a seconda dei periodi dell’anno e della legislazione vigente, che ne regolamenta vietandone o permettendone l’uso, additivati di fibre, derivati industriali che residuano dall’estrazione della frazione oleosa per via meccanica o mediante solventi di semi (farine di estrazione e panelli), grassi di diversa origine, per lo più oli di semi, farine di pesce, sangue e altro. A tutto il 2008 in Europa è temporaneamente vietato, per la questione relativa all’eradicazione delle encefalopatie spongiformi trasmissibili, l’uso di farine di carne e di ossa provenienti da mammiferi.
Per quanto riguarda gli aspetti più propriamente organolettici, si può dire che più intensivo è il trattamento termico (sia di refrigerazione che di riscaldamento) per la conservazione, minore è il contenuto aromatico proprio del latte. Mentre l’omogeneizzazione dei grassi incide solo sugli aspetti tattili, la scrematura invece ha effetto sul gusto.
Ingredienti per 4 persone:
- 1 Coniglio A Pezzi
– 100 G Pancetta Tesa
– 50 Cl Latte
– 80 G Burro
– Farina
– Sale
– Pepe
Procedimento:
Lavare, asciugare e tagliare a pezzi il coniglio. Infarinarlo. Tritare finemente la pancetta e rosolarla nel burro in un tegame. Unire il coniglio e cuocerlo da tutti i lati per alcuni minuti. Salarlo e peparlo poi versare il latte e unire il limone tagliato a pezzetti. Coprire e cuocere per circa 90 minuti e servire il coniglio nappato con il fondo di cottura.