Futuro e passato s'impossessano della mente in maniera morbosa e ci rimette il presente che fugge senza essere vissuto. Il presente è la vita!
Tra il sapere e il saper fare c'è di mezzo il mare.
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Il valore medio che rappresenta la virtù è sempre al centro tra due poli opposti di cui uno rappresenta il troppo (o massimo) e l'altro il poco (o minimo) di un determinato valore o caratteristica.
La virtù, in senso generale, nasce sempre dall'equilibrio tra due valori opposti.
Nella seguente tabella sono riportati parecchi esempi esplicativi di virtù quale valore medio tra due fattori antagonisti e complementari.
L'eccellenza si raggiunge specializzandosi in un determinato campo. Ecco perché l'eccellenza è al centro tra una cultura mostruosa o enciclopedica (il troppo) e l'ignoranza o mediocrità (il poco). L'eccellenza, come spiega il formatore Max Formisano, è il frutto dell'Autodisciplina, dell'Impegno e della Costanza - sigla registrata AIC che significa letteralmente alza il culo -, e occorre pagare un prezzo molto alto per raggiungerla.
Conoscere tante teorie e magari anche molte strategie è una caratteristica delle menti enciclopediche. Ma tra il sapere e il saper fare c'è di mezzo il mare. Si potrebbe dire che sapere troppe cose in campi molto diversi è controproducente proprio perché porta alla presunzione di sapere, anziché al saper fare bene le cose. L'eccellenza perciò si può raggiungere solo in un campo specifico, magari quello verso il quale ci sentiamo più portati e richiede parecchi anni di impegno, costanza e autodisciplina. Dietro una medaglia d'oro alle olimpiadi ci sono tantissime ore di allenamento, nonché sofferenza e sacrifici, proprio ciò che spaventa le persone mediocri che non escono mai dalla propria zona di comfort e che non sono disposte a rinunce e alla fatica, anzi a sottoporsi volontariamente allo stress per crescere e migliorare.
I nemici dai quali si deve guardare l'eccellenza sono proprio l'ignoranza e il sapere enciclopedico perché tendono a risucchiare il professionista eccellente verso l'ampliamento delle proprie competenze, anziché a restringerle verso una sola specializzazione, oppure a ridurre l'impegno e l'allenamento quotidiano. Più attività si svolgono e meno pregevole è il risultato ottenuto; come pure, diminuendo l'impegno, la costanza e l'autodisciplina si perde l'eccellenza e si abbraccia... la mediocrità.
I poli opposti, quando non sono equilibrati o equidistanti, diventano problematici, e questo vale anche per il passato e il futuro che ci impediscono di essere felici.
Passato e Futuro s'impossessano delle nostre due menti in maniera morbosa e ci rimette il Presente che ci sfugge senza essere vissuto. Il presente altro non è che la nostra stessa vita!
Quando non viviamo nel presente, nel qui e ora, la vita ci sfugge senza essere goduta, e siamo afflitti dall'ansia se viviamo troppo nel futuro, o dalla depressione se viviamo troppo nel passato.
Se i ricordi, gli errori, i rimorsi, le esperienze passate sono per noi un tormento, diventano anche la causa delle nostre ansie e preoccupazioni quotidiane perché temiamo che potrebbero verificarsi di nuovo. Anziché farci vincere dalle preoccupazioni, dovremmo abituarci a "pre-vedere" cosa potrebbe succedere, e prima di uscire di casa prendere l'ombrello se è prevista la pioggia. Analogamente, se stiamo per affrontare un discorso in pubblico, un esame o un incontro importante, dobbiamo prepararci per bene.
Quando proiettiamo nella nostra mente il film di ciò che ci è successo ieri o tanto tempo fa, dell'occasione che ci siamo lasciata sfuggire, dell'errore madornale che abbiamo commesso, della nostra mancanza di coraggio per non aver osato di più, della nostra mancanza di tatto, stiamo vivendo nel passato che è il regno dell'emisfero destro, l'emisfero delle esperienze passate, l'emisfero emotivo.
Le nostre esperienze sono registrate nell'emisfero destro e diventano inconsce o ricordi sbiaditi, mentre ciò che sogniamo, desideriamo, immaginiamo e fantastichiamo, insomma la nostra visione del futuro emerge dall'emisfero sinistro, quello razionale e conscio.
Il passato contamina il futuro e ci rimette il presente che sta nel centro, proprio come i litigi tra mamma e papà terrorizzano i bambini che stanno nel mezzo. Come scrivo nell'articolo "Due menti opposte per pensare", già linkato, "Quando si perde l'attenzione, si innesta automaticamente il pilota automatico e pensiamo esclusivamente con l'emisfero destro, la mente inconscia o emotiva che è legata alle esperienze e ai ricordi dolorosi del passato, e quindi alle emozioni e ai pensieri negativi con i quali spesso ci identifichiamo: ciò porta inevitabilmente alla depressione. Al contrario, quando viviamo "troppo" nel futuro, è la mente conscia la nostra principale nemica perché va sempre di fretta e vuole avere sempre ragione anche se è a corto di informazioni, per cui ci mette in forte conflitto con l'inconscio che per natura è lento, giocoso e anche fraccomodo, per cui diventiamo ansiosi, tristi e preoccupati".La vita purtroppo è fatta di continui problemi, ostacoli e imprevisti. L'unico antidoto contro di loro è un cambio netto di mentalità: dobbiamo considerarli come le nostre sfide quotidiane e preparci bene per affrontarli e soprattutto per prevenirli. Se sappiamo di dover sostenere un esame impegnativo o un discorso in pubblico e non vogliamo avere brutte sorprese, dobbiamo prepararci per bene e in tempo. E quindi non dobbiamo cadere nella trappola del pensiero positivo ad oltranza, ma restare con i piedi per terra pur visualizzando e prevedendo il nostro pieno successo.
Essere preoccupati ed essere previdenti sono caratteristiche antitetiche della nostra immaginazione; ma mentre la previsione è fatta d'immagini positive e costruttive, le preoccupazioni sono fantasie negative e distruttive. Se i nostri due emisferi cerebrali non sono in sintonia, s'intralciano a vicenda, per cui la creatività che è una qualità dell'emisfero emotivo, anziché essere costruttiva e farci fare previsioni positive, ci induce invece a previsioni negative generando ansia e preoccupazioni.
La sintonia tra i due emisferi cerebrali ci fa vivere nel presente, anzichè nel passato o nel futuro. La felicità si trova esclusivamente nel presente, nel qui e ora, e solo vivendo nel presente c'è sintonia emisferica. Ciò avviene quando siamo focalizzati o concentrati su qualcosa che ci piace: siamo creativi ed efficienti perché non pensiamo ad altro.Il presente, quindi, si vive prestando attenzione alle cose che stiamo facendo senza distrarci. Quando i bambini guardano un cartone animato alla televisione, sono così concentrati che non sentono la mamma che li sta chiamando. La concentrazione è focus, è presente, ed è gioia di vivere.
Il contrario della concentrazione, del focus su ciò che stai facendo, è il multitasking: si fanno tante cose simultaneamente e si perde la bellezza del momento presente. Se quando sei a tavola guardi la televisione e osservi scene raccapriccianti o ascolti fatti che ti indignano, come puoi goderti il pranzo?
Più vivi nel passato o nel futuro e meno ti godi il presente, la tua vita stessa. Il passato è fatto di rimorsi, rimpianti, scelte sbagliate, sensi di colpa, esperienze dolorose che si rivivono ogni volta che ne affiora il ricordo perché il cervello non distingue tra la realtà e la finzione: il cervello vive soltanto nel presente. I ricordi dolorosi perciò spingono alla depressione. E tuttavia il passato è esperienza di vita, non deve essere visto negativamente. Anzi i ricordi dolorosi del passato si possono guarire soltanto reinterpretandoli in chiave positiva. Il passato è maestro di vita e occorre trarre da esso ispirazioni e riflessioni in modo da non ripetere gli stessi errori e non trovarci nelle stesse situazioni.
Anche il futuro, come il passato, può essere vissuto o interpretato in modo limitante oppure potenziante. Se usi spesso le seguenti frasi: "Sarò felice soltanto quando avrò un lavoro sicuro, una casa splendida, una moglie carina, una macchina fuoriserie...", ti sei votato all'infelicità perpetua. La felicità non è mai il traguardo, ma è l'esperienza maturata durante il tragitto che ci rende più forti e resilienti, e più sicuri, la nostra vera felicità.
Ed ecco perché l'autostima è a prescindere, ossia non deve dipendere dai risultati ottenuti o che vorresti ottenere; e non deve dipendere dai "Se" o dai "Ma". L'autostima è credere in se stessi in maniera responsabile, e come già detto nella seconda parte, non deve dipendere dall'approvazione degli altri, dai risultati che abbiamo ottenuti finora o paragonandoci con chi sta meglio di noi.
Ci sono tanti personaggi ricchi e famosi che si drogano, si disperano, si suicidano persino perché pur avendo avuto tutto dalla vita, anzi proprio perché avevano puntato la conquista della felicità sul successo e sulla fama, non sono contenti di sé e non sanno amarsi, anche perché non si sono mai abituati a godere delle piccole cose e ad accettare i bruschi cali di umore o di vuoto interiore che sono una cosa normale come il buio della notte.
Abbiamo già visto che le preoccupazioni producono ansia e insicurezza. Anche vivere di desideri e sogni irrealizzabili ci allontana dal presente e ci rende infelici e frustrati.
La felicità non può dipendere dalle nostre aspettative. La felicità viene da dentro. Se ci amiamo a prescindere, saremo automaticamente felici e contenti.
Indubbiamente, il desiderio è la molla della vita, e perciò il nostro compito è trasformarlo in obiettivo assegnandogli una scadenza e impegnandoci a fondo per realizzarlo nei tempi previsti. Un obiettivo deve essere una sfida per noi stessi, ma non deve neanche essere campato in aria: non puoi pretendere di scalare il Monte Bianco senza avere la giusta preparazione atletica e mentale; o di avere successo nella vita senza la conoscenza di protocolli, tattiche e strategie come per esempio la visualizzazione del traguardo già raggiunto (ponte sul futuro); o senza controllare e godere dei progressi parziali; o ancora senza mettere in conto quei micidiali guastafeste che sono gli imprevisti che ti prendono alla sprovvista e ti tagliano le gambe. Per avere successo devi saper sopportare le frustrazioni e rialzarti dopo l'ennesimo fallimento. Per raggiungere l'eccellenza ci vuole l'AIC di Max Formisano: autodisciplina, impegno e costanza!
Contro gli imprevisti possiamo vaccinarci in un solo modo: smettendo di essere ottimisti ingenui e irresponsabili, ma realisti, neutri, obbiettivi e fiduciosi. Ottimismo e pessimismo sono due opposti micidiali, e per non restare tramortiti dai tanti fallimenti che precedono sempre il successo, è bene tenere conto di entrambi.
La massima "In medio stat virtus!" ci ha chiarito tante cose importantissime. Assimilando a fondo questo aforisma, si ottiene una mente conscia volitiva, flessibile e responsabile e si diventa veramente padroni della propria vita, capaci di gestire le emozioni e i pensieri negativi e tutte le nostre idiosincrasie poiché i due emisferi risultano equilibrati e la vita scorre in un equilibrio quasi perfetto di emozioni e sentimenti!
Se la mente conscia è debole, ci emozioniamo eccessivamente, come quando abbiamo molta paura o siamo arrabbiati, e in questi casi l'emisfero destro del cervello, quello irrazionale e inconsapevole, prende nettamente il sopravvento su quello opposto e perdiamo la lucidità mentale e la capacità di concentrazione, e purtroppo anche il buon senso e l'etica.
Una forte emozione inattesa ci fa dimenticare per ore e ore persino il proprio bimbo in macchina! Un raptus di gelosia o di follia provoca azioni incontrollabili... L'irrazionalità presente dentro di noi può essere tenuta sotto controllo soltanto da una mente forte, responsabile e soprattutto bene allenata ed equilibrata! Le rimozioni dei poli negativi o oscuri causate da convinzioni limitanti danno luogo a una bassa resilienza e ad abitudini negative.La virtù è al centro perché soltanto al centro i due poli opposti della nostra dualità sono di uguale peso e misura e si neutralizzano a vicenda aiutandosi e completandosi, anziché contrastarsi e provocare scelte sbagliate.
P urtroppo, quando un polo diventa esagerato o eccessivo, annienta l'altro e si crea un forte squilibrio.
Aumentando la differenza di potenziale o di tensione tra i due poli della coppia, aumentano anche i pericoli: pensiamo all'alta tensione! Le acque del fiume che scorrono in piano non sono pericolose, ma le acque che scendono dalla montagna, a seguito di un temporale, sono impetuose e devastanti e causano fatti luttuosi e tragici! È molto più rischioso scalare una parete verticale che una poco inclinata.
L'eccesso è sempre un difetto, cioè dannoso! Il troppo, l'allontanamento eccessivo dal centro, è dannoso soprattutto se diventa un'abitudine perché annulla il polo opposto che deve fare da contrappeso. Il troppo e il poco sono i due mostri da cui si genera la virtù e dai quali la virtù stessa si deve guardare. Basta non eccedere, restare equilibrati il più possibile e per quanto è possibile..., per vivere armoniosamente e senza scosse. Ma è anche vero che alcune persone, e soprattutto i giovani nel pieno della loro vigoria fisica, le scosse le cercano! E naturalmente ne pagano le conseguenze.
L'uomo odia la noia, e non a caso il peccato originale fu commeso nel luogo della "presunta" massima beatitudine: il giardino dell'Eden. La beatitudine porta alla noia e alla trasgressione.
Più ci si allontana dai valori medi, dal centro, dalla virtù, più diventa difficile e problematico controllare gli eventi e le proprie emozioni. Un forte spavento fa sparire la sicurezza. Ai due lati della virtù, lo ripeto ancora, ci sono i due mostri dai quali la virtù si è affrancata. Nella realtà dei fatti, noi pendiamo continuamente da un lato o dall'altro, il che ci nuoce soltanto se non riusciamo a raddrizzarci in tempo per riprendere consapevolmente e rapidamente l'equilibrio reimpossessandoci della virtù.
Pendere leggermente, ossia quel tantino che basta e che forse non guasta, dal lato dell'ottimismo, della gratitudine, dell'amore, della bontà, della generosità, dell'altruismo, dell'umiltà, dell'etica, insomma dal lato del bene anziché del male, può essere tranquillizzante, ma non è detto che sia la cosa migliore. In ogni caso, non consiglio a nessuno di essere eccessivamente buono: diventerebbe lo scemo del villaggio!Anche la Torre di Pisa pende quel tantino che basta (5°) da essere una cosa speciale, anzi unica al mondo! Eppure costa tantissimo il consolidamento del suolo per non farla cadere! Quindi, cosa succederebbe se i palazzi non fossero in perfetto equilibrio verticale, ma pendessero da un lato...?
E cosa succede agli esseri umani che perdono l'equilibrio e pendono di qua o di là? Perdono la virtù, la felicità e la stabilità. Per restare al centro, luogo di virtù indiscussa, si deve evitare il troppo e il poco, fattori individuali e soggettivi sicuramente, ma pur sempre universali. Evitare il troppo e il poco significa prendere rapidamente le proprie decisioni poiché l'indecisione porta all'inazione e al fallimento. Le decisioni si prendono nel presente, il luogo della virtù per eccellenza.
Evitando il troppo e il poco si sceglie sempre il presente, il centro, la virtù e si evita la gratificazione immediata che causa grossi problemi a lungo termine. Evitando il troppo e il poco si prendono decisioni a lungo termine e si raggiunge l'eccellenza che è una scelta quotidiana.
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