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Cosa potrebbe succedere la volta che decidi di partire per il ponte dell'8 dicembre.

Da Suster
Cosa potrebbe succedere la volta che decidi di partire per il ponte dell'8 dicembre.Le nostre partenze sfiorano sempre l'assurdo, si risolvono generalmente in situazioni rocambolesche e al limite del tragicomico.
Tipo partire in macchina, con un'auto presa in prestito da un amico, un macchinone di grossa cilindrata e lungo sei metri, e dover tornare in treno, perché intanto l'amico in questione, dall'oggi al domani, ha deciso di vendersela, quella macchina.
A voi è mai successo? Io ora posso dire di sì.
E quindi tu ti sei adagiata nella sfiziosa prospettiva di una spaziosità mai sperata per la tua sempre difficilmente arginabile mole di bagagli, tu hai fatto l'imperdonabile errore di lasciarti andare all'abbondanza, allo scialo di maglioni di ricambio, al sovrappiù di due coperte di lana pesante, a una quantità imbarazzante di libretti illustrati per bimbi, con annessa l'intera custodia dei suoi cd monotraccia, ammettilo, ti sei caricata quel mattone di quasi 700 pagine che ti sei illusa di riuscire ad aprire "per ingannare il tempo" della tua presunta vacanza di tre giorni (guardate nella side bar... ah ah! Ma come mi sono lasciata convincere? Non lo finirò mai!), ma lo sai già in partenza che non ne leggerai nemmeno tre righe, e ora? Ora devi riportare tutto indietro, ma senza il capiente bagagliaio della Volvo, e in più, già che ci sei, incollati il comodissimo, portabilissimo seggiolino auto della pupa, il trenino vecchia fattoria-ia-ia-ò dono della zia Gunchina che ora fa emettere alla tua obesa valigia strani grugniti e muggiti ogni qual volta si tenti di farla entrare a forza nei pertugi ristrettissimi dei vani portabagagli dei treni di prima classe (grrrrr!), e va be' che ci hai rimesso una coperta, non sarà certo la fine del mondo, ma la pupa deve proprio avvertire lo stimolo alla cacca nell'istante stesso in cui poniamo il nostro coraggioso piede sul predellino del treno EuroStar che da Genova ci dovrà lasciare a Pisa nel giro di appena due ore e mezza? E così nel frattempo a te tocca viaggiare con lei sulle ginocchia che spande intorno aromi decisamente non fraintendibili, mentre amenamente ti intrattieni di pedagogia moderna con i compagni di viaggio del sedile di fronte, distinta coppia di mezza età che ride alla battute reiterate di Hasuna e alle uscite sorprendenti della pupa, che saluta con entusiasmo dei bellissimi limoni verdi e gialli ammiccanti di là dal finestrino, dai rami del loro albero nell'aiuola della stazione.
Solo per dire che alla fine del viaggio la puzza era diventata un tutt'uno coi miei pantaloni, già battezzati il primo giorno di viaggio da vari liquidi corporei sempre provenienti dalla pupa medesima, che, per inciso, non è stata affatto bene in questi giorni, e pare abbia passato a tutti i presenti, a fasi alterne, una fantastica influenza gastro-intestinale.
Nemmeno la mamma è stata dispensata naturalmente. Sono stata una chiavica per una giornata intera, e sognavo solo di riuscire ad arrivare a fine giornata per poter finalmente porre fine alle mie sofferenze, mettere lei a letto (che mi ha tormentato tutto il giorno come solo i santi bimbi sanno fare quando intuiscono che mammà non si sente proprio al top della sua forma fisica) e sprofondarmi nell'oblio di un sonno senza sogni.
Poichè amo mangiare, una sofferenza non indifferente è stata il mettermi a tavola affamata e rendermi conto che non sarei riuscita a mandare giù nemmeno un boccone di tutte le pietanze imbandite su di essa, il cui solo odore bastava a farmi girare la testa dal disgusto.
Hasuna invece si è lanciato nell'entusiasmante avventura dell'import-export acquistando in giro per l'Italia auto usate la cui destinazione più buona e giusta sarebbe magari la rottamazione, per poi trascinarsele fino a Genova e imbarcarle per la Libia, ed è straconvinto che questo business lo condurrà ben presto a scalare le vette dell'imprenditoria commerciale automobilistica.
Peccato che abbia scelto proprio i nostri travagliati tre giorni di vacanza per inaugurare questa nuova fase della sua bizzarra carriera lavorativa, passando nottate al pc a chiedersi se conveniva andarsi ad accattare un'auto del '92 a Ivrea ("Quanto è lontana Ivrea da qui?") per poi partirsene giusto il giorno dopo il nostro arrivo a portare in porto i suoi traffici.
Beduini: strana gente. Se potete, statene lontane, donne.
La pupa invece se n'è tornata con una bronchite se possibile triplicata dal livello standard cui l'hanno portata i due mesi e mezzo di nido, accompagnata da fiumi di catarro che le sgorga anche dagli occhi, copioso.
Una visita lampo al nostro burbero ma amato dottor Z. medico pediatra specializzato in nipiologia, e il verdetto è stato emesso: congiuntivite virale, e una settimana a casa, con tanto di antibiotico e gocce di collirio, e così ora siamo in consegna forzata, entrambe. Il dottore è stato molto minaccioso: guai a te se la porti ancora fuori in queste condizioni (madre degenere, deve aver aggiunto tra sé e sé).
Non vi dico che gioia doverle rifilare tre volte a dì lavaggi oculari e gocce: una lotta all'ultimo sangue, ma mi sa che l'ho vinta.
Ti fissavo dallo scaffale della farmacia, e ti ho apostrofato con lo sguardo, spavalda, oh soluzione fisiologica nasale, e mi son chiesta se sono infine pronta per la resa dei conti anche con te.
Forse solo il timore di chiedere il prezzo e di ricevere una risposta non gestibile per me in tal luogo mi ha fatto desistere dall'insano impulso di cimentarmi anche in questa impresa, ma appena vado al supermercato, vedrai, se non ti compro.
Quello dei lavaggi nasali, per ora, un cimento che vorrei posticipare. Una cosa per volta, meglio non strafare. E speriamo di non contrarre la congiuntivite. Non vorrei dovermi presentare in farmacia a cercare pomata oftalmica grondando pus dagli occhi: non dev'essere piacevole.

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