Calisto Tanzi un imbroglione? Ma come è possibile? Il vicepresidente di Confindustria!? Tanzi era considerato un uomo altruista, misurato e modesto come quelli che si sono fatti da soli. Arrivava a Parma in piazza guidando una Lexus che parcheggiava con garbo e, se serviva, metteva mano al portafoglio per aiutare quelli che incontrava per strada (alcuni, a volte, li assumeva). Uno stile molto diverso da quello di altri rampanti industriali della zona che lasciavano le Porsche in seconda fila e ripartivano sempre sgommando.
Poi, un brutto giorno, il tradimento. Le obbligazioni Parmalat vanno in default, cioè l’azienda diventa incapace di far fronte ai propri impegni verso gli investitori, e non paga più. I rating crollano e lo stesso fanno le obbligazioni e le azioni in Borsa. Parma perde un pezzo. Quella
zona ricca e grassa, rispettabile, nel cuore dell’Italia laboriosa e del quieto vivere, diventa simbolo di infamia.
Il resto è preda di decine di libri, milioni di pagine di giornali e programmi televisivi, in cui Tanzi è immortalato mentre saluta con la manina stretto tra i finanzieri che lo portano via, nell’infermeria del carcere emaciato e pallido, affranto come un coccodrillo in lacrime nelle aule dei Tribunali. E poi ci sono folle di obbligazionisti e associazioni di consumatori che si consultano per rivedere qualche soldo (possibilità che la legge ha vietato a chi possedeva azioni, se non dopo lunghissime procedure alle quali hanno praticamente rinunciato tutti).
Lo scandalo ha riguardato una grossa azienda ma anche un sistema, quello bancario, che si è fatto corrompere per pochi denari. Le banche che sapevano ma che continuavano a venderci “latte andato a male”. Ma lasciamo perdere…
Giorni fa Calisto Tanzi è stato condannato a 18 anni di galera per il crack Parmalat da 14 miliardi di euro. “Non mi aspettavo una sentenza così severa”. E cosa si aspettava?
E’ proprio vero che i “ricchi” seguono un codice morale diverso dai poveri mortali, e, quando finiscono in galera, si guardano attorno smarriti sentendosi vittime di un’ingiustizia. E’ proprio il caso di Calisto Tanzi che, dopo aver rovinato i risparmiatori italiani, si professava ormai nullatenente e piangeva miseria, spergiurando che non c’era in giro nessun tesoretto formato da opere d’arte sottratte al curatore fallimentare. Invece, il tesoretto c’era ed è stato scovato.
Sentenza giusta? Tanzi è un criminale? E a Tanzi facciamo una domanda: Non ti vergogni almeno un pò?