Questa mattina il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, ha ricevuto una lettera di minacce firmata Brigate Rosse. La lettera è giunta alla segreteria del presidente nella sede del Consiglio regionale a Reggio Calabria.
Sul fondo e all'interno della busta c'è la stella a cinque punte e la scritta documento n.1. Nella lettera, molto lunga, si parla di temi nazionali e c'è la minaccia «colpirne uno per educarne 100». Citati il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Monti, ed il Ministro del Lavoro, Elsa Fornero.
La missiva è stata spedita una decina di giorni fa ed è transitata dal centro meccanografico delle poste di Roma Fiumicino. Ad accorgersi del contenuto è stata la segretaria di Scopelliti quando l'ha aperta.
Dell'arrivo della lettera Scopelliti ha informato gli uomini della sua scorta che sono agenti della Digos che ha avviato le indagini.
Nella lettera si fa riferimento anche agli omicidi di Massimo D'Antona e Marco Biagi. Gli autori della lettera scrivono, inoltre, che l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori è un «diritto e non un privilegio»La lettera delle Brigate Rosse ricevuta da Scopelliti è composta da due fogli. Sulla prima pagina c'è la stella a cinque punte e la scritta 'Brigate Rossè. Prima dell'inizio della lettera è scritto al centro del foglio 'Doc. n.1'.
La lettera inizia con la frase «È ora per non farsi fregare bisogna agire con intelligenza, prudenza e segretezza, cioè in modo organizzato». Dopo aver fatto una analisi sulla lotta armata e sul capitalismo, viene evidenziato che «la rivoluzione non si processa, l'ideologia brigatista si riconduce ad una incompiuta lotta di liberazione 'come partigiana dell'Italià come i partigiani avevano liberato il popolo dalla dittatura nazifascista, le Brigate Rosse hanno il compito di liberare una volta per tutte il popolo dalla oppressione di questo sistema politico oramai in sala di rianimazione».
Nella seconda pagina della lettera si fa poi riferimento al finanziamento pubblico ai partiti ed infine al quarantesimo rigo si cita l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori. La lettera poi prosegue ricordando che «per il governo Monti, forse non vogliono dire niente le date: 20 maggio 1999 'uccisione di Massimo D'Antona e il 19 marzo 2002 ore 20,15 'uccisione a Bologna di Marco Biagì. Posto fisso si e posto fisso no! Il posto fisso per Monti è monotono ma la figlia di Fornero, ne ha 2 Silvia Deaglio, 37 anni, ha cominciato a insegnare medicina, a soli 30 anni proprio nella stessa università in cui insegnano economia il padre Mario Deaglio e la madre, inoltre è responsabile di 'Human genetics foundation' che guarda caso, è stata creata dalla compagnia di San Paolo di cui la Fornero era vicepresidente dal 2008 al 2010.
Lo stesso dicasi per la famiglia Monti, per la Cancellieri e per tutti gli altri politici». «La macchina - conclude la lettera - si è già messo in moto! siamo pronti a colpire al cuore le istituzioni. Sappiamo dove colpire, quando e come. È ora che i rappresentanti dello stato borghese ed i nemici del proletariato soccombono sotto i colpi della guerriglia armata. Non è ancora finita!».
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