Short Term 12
di Destin Cretton (USA 2013 Colore 96′)
Con Brie Larson, John Gallagher Jr., Kaitlyn Dever, Rami Malek, Keith Stanfield, Kevin Hernandez
In concorso internazionale al 66° Festival del film di Locarno.
Un vero e proprio successo di pubblico: standing ovation e 10 minuti di applausi alla prima internazionale: più di 3000 persone hanno applaudito il regista e la troupe nella grande sala del Fevi. Premiato tra le Menzioni speciali, e Pardo per la miglior interpretazione femminile a Brie Larson. Short Term 12 è un centro di accoglienza per adolescenti a rischio: autolesionisti, aspiranti suicidi, ragazzi turbolenti e con famiglie difficili alle spalle vengono accolti in questo centro, confortevole e colorato, dove uno staff di psicologi e personale di supervisione si prende cura di loro tentando di aiutarli. Grace (Brie Larson), ha una ventina di anni ed è una dei supervisori dell’istituto: è spigliata e sa come conquistare fiducia ma anche il rispetto degli ospiti della struttura. È la loro amica, consigliera, confidente. La sua vita è abbastanza stabile, un lavoro che la appassiona, una relazione e convivenza con il collega Mason (John Gallagher Jr.) che assieme a lei è in prima linea ogni giorno, per prendersi gran cura dei ragazzi ospiti, lottando perché abbiano un futuro migliore. Grace è stata capace di reprimere il suo passato doloroso, ma la sua gravidanza e l’arrivo di una nuova ospite presso lo Short Term 12 rimettono in pericolo il fragile equilibrio della sua vita, dei suoi affetti e del suo lavoro. Infatti, quanto più brillante appare nel prendersi cura dei ragazzi, tanto più Grace è fragile e combattuta dentro di sé, impegnata a fronteggiare e nascondere le paure mai sopite e i fantasmi di un passato di violenze familiari. È appunto quando Jayden (Kaitlyn Dever), un’adolescente molto dotata, ma problematica e ribelle, arriva presso il centro, che qualcosa si muove dentro Grace, che contemporaneamente si scopre incinta del fidanzato. La memoria del suo passato riaffiora, scatendandole la paura di non meritare l’amore del compagno, di fallire, di non essere una buona madre, e le fa considerare la possibilità di abortire. Deve trovare la sua via in una crisi che, allo stesso tempo, la spinge sul bordo di un precipizio e le permette di scoprire squarci inattesi di ottimismo e amore per la vita. Se usualmente è lei a supportare gli ospiti del centro, questa volta inaspettatamente è la giovane Jayden che le permette di confidarsi e verbalizzare catarticamente il suo terrore, consentendole di capire che forse, tagliato il filo col passato, sarà in grado di diventare genitore. Una inversione di ruoli tra adolescente ed educatrice, che segnare ancora una volta il valore dell’empatia e della solidarietà.
Il giovane regista hawaiano Destin Cretton dirige un lavoro toccante, profondo e realistico, ispirato a una delle sue prime esperienze lavorative negli anni del college. La storia sviluppa ulteriormente un suo cortometraggio che ha ottenuto il premio della giuria per il miglior corto al Sundance Festival del 2008. Il film è ottimamente costruito sul tema degli adolescenti a rischio e degli abusi sessuali. Il regista ha compiuto l’impossibile, bilanciando umorismo nero a momenti di fortissima commozione, riuscendo ad emozionare lo spettatore in un’alternanza perfetta tra i registri ironici, e quelli drammatici, e senza incorrere nemmeno per un istante in banalizzazioni, nella retorica o nel patetico. Si toccano tutte le emozioni dalla tristezza alla gioia, dalla rabbia alla serenità, dalla disperazione alla speranza, dall’odio all’amore. Il film è carico di ritmo, un saliscendi di emozioni e forte coinvolgimento, in un mix perfetto di dramma e commedia. La struttura narrativa della pellicola è circolare (tutto finisce in un modo molto simile a cui è iniziato). È un dedalo di persone, che si scontrano ma crescono insieme, che si attaccano e fanno la pace, riconoscono gli errori, tentano di rimettersi in piedi sostenendosi a vicenda. I personaggi sono ben costruiti e compiono tutti un percorso importante che, seppur a volte breve ne segna una evoluzione. Le narrazioni si aprono e si chiudono, intrecciandosi coerentemente senza mai perdersi.
Ottime le musiche, perfetta la fotografia, brillanti i dialoghi. Non mancano le scene toccanti come la grazia con cui Mason sta accanto a Grace (“lascia che ti prenda per mano e usciamo assieme da questa merda”) o come il racconto “Nina e lo squalo” di Jayden, espediente narrativo attraverso cui Jayden racconta a Grace i suoi problemi servendosi di una allegorica storiella illustrata che ha disegnato. È la storia della polipetta Nina. Un racconto intelligente, sottile e allarmante in cui Nina, che non ha mai avuto amici, incontra uno squalo: rimane affascinata e chiede se possano diventare amici. “Certo” dice lo squalo, ma ponendo subito come condizione che lei si lasci mangiare un tentacolo, “perché è così che gli amici fanno”, Nina ha una tale voglia di un amico e di una connessione/relazione personale che è più che disposta a lasciare che lo squalo le mangi un tentacolo. Così il loro rapporto va avanti tentacolo dopo tentacolo. E solo quando lo squalo avrà mangiato tutti i tentacoli e il resto del corpo dell’amica che si renderà conto di averla persa per sempre. L’analogia di Jayden come il polpo e suo padre come lo squalo è immediatamente evidente a Grace, che ha vissuto analoghe situazioni col proprio padre. Nota di merito ai protagonisti, in particolare l’attrice principale, che riesce a interpretare un ruolo già visto più volte al cinema, rendendo molto bene il disagio e la volontà del proprio personaggio, senza scimmiottamenti.
La sceneggiatura di Cretton mette in mostra la vasta portata e gli effetti degli abusi e della violenza. Durante la conferenza stampa al Festival del Film di Locarno, è stato segnalato al regista il nuovo decreto legge italiano riguardo i femminicidi. Rispondendo alle domande Destin Cretton ha affermato che la violenza di genere, così come altre importanti tematiche sociali vadano assolutamente indagate e esplicitate dal cinema. “In questi casi bisogna trovare il modo di fare uscire fuori il carattere in modo terapeutico ” ha affermato Cretton Lasciandosi amare, per esempio, come impara a fare Grace che domandando al compagno perché sia così gentile con lei, si sente rispondere: “Perché tu sei la persona più strana e più bella che io abbia mai incontrato in tutta la mia vita”. Un film che rimane negli occhi, che emoziona, che fa riflettere ma instilla anche una grande voglia di vivere e un radicale ottimismo.
Cinzia Farina
Pubblicato il 29 gennaio 2014 alle 11:55 pm in Quarta Stagione | Feed RSS | Rispondi | URL trackback