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Cuore di mamma

Creato il 23 giugno 2013 da Aletonti

cuore di mamma

La crisi diluisce il lavoro e spesso mischia le carte in modi curiosi, fino a creare bizzarri accoppiamenti. Tra i clienti più originali di questo inizio di stagione ci sono senza dubbio madre e figlio dalla provincia di Modena. Lei pensionata ultrasettantenne, vedova, che arrotonda facendo le pulizie in casa d’altri e la lavapiatti nei fine settimana nei ristoranti; lui, 44 anni, disoccupato da un anno e mezzo, si occupa del cagnolino.
Cosa volete, non è facile trovare lavoro con questi chiari di luna, se poi non si è particolarmente brillanti e svegli, per non dire qualificati, l’impresa diventa quasi impossibile. Brave persone, per carità, e se possono permettersi anche qualche giornata al mare, vuol dire che tanto male non va. Il problema è: quanto può durare? Con la liquidazione post-licenziamento, il buon figliolo ha aiutato la sorella a pagare qualche debituccio e con quello che è rimasto è partito per Cuba in compagnia della stessa sorella e di un’amica di lei. La vacanza dev’essere stata memorabile perchè lui, aitante scapolo emiliano (la stazza supera di sicuro i 120 kg) ha testimoniato di non aver mai visto nulla di simile: “ad un certo punto mi sono perso” e non si riferiva alle coordinate geografiche ma ai troppi stimoli che arrivavano dalle procaci indigene e dagli effluvi alcolici dei cocktails tropicali.
Vedere un omone di un metro e ottantacinque per 120 kg portare a spasso uno yorkshire “per farlo svuotare nei campi” è già una bella soddisfazione. Se poi una notte ti schianta le doghe del letto e rotola sul pavimento come un bue insaccato…bè, non si può chiedere di più alla fortuna.
“Non preoccuparti, succede ogni volta!” l’ho rassicurato per toglierlo da ogni imbarazzo prima di correre a riportare l’evento nella nostra personale e segreta lista dei record. Ora per far meglio bisognerebbe sfondare anche il pavimento e atterrare sul letto della camera sottostante.
La madre, una cara donna, non si è rivelata da meno. A colazione, pranzo e cena intratteneva tutti con i suoi aneddoti. Entrando nelle case degli altri se ne vedono e sentono di tutti i colori, questo si sa. Però tenersi questi fatti per sè che senso ha? Siccome in hotel c’erano altri clienti del modenese, la signora si esprimeva nel dialetto della zona; io non riuscivo a cogliere il senso di tutto quello che diceva, anche perché ero impegnato a servire o a sparecchiare. Notavo però le reazioni degli astanti e qualche perplessità mi è sorta. Alcuni masticavano lentamente, fingendo indifferenza, ma erano paonazzi in volto, come se avessero preso una boccata di peperoncino. Altri erano rimasti con la forchetta a mezz’aria, la bocca aperta e gli occhi sgranati e si scuotevano ad intervalli regolari.
Mi chiedevo, anzi ci chiedevamo tutti, cosa avesse mai detto la signora.
Dopo i pasti, quando venivano al bar per il caffè, ci aggiornavano, attenti a non farsi sentire dalla signora o dal suo figliolo che potevano trovarsi nei paraggi o comparire improvvisamente con il cane al guinzaglio.
La signora sembrava essere informatissima su tutto quello che succedeva nell’intera provincia di Modena. Pur vivendo in un paese diverso da quello degli altri clienti, ne sapeva più di loro su quello che accadeva nella loro stessa città. Cosa faceva Tizio, con chi si vedeva Caio, qual’era il vizietto di Sempronio e così via. Ma il culmine si è raggiunto quando, raccontando di una delle residenze in cui si recava per fare le pulizie, ha accennato a “tutti quegli uccelli appesi alle maniglie”. Uno potrebbe pensare a dei locali pieni di gabbie o voliere, magari alla casa di un ornitologo o di un cacciatore a cui piace imbalsamare i propri trofei di caccia, invece no! La signora si riferiva invece a vibratori e falli artificiali di cui evidentemente i padroni di casa erano appassionati collezionisti (e, azzardo, anche utilizzatori) e che non si preoccupavano troppo di nascondere. Se erano appesi anche alle maniglie delle porte doveva trattarsi di qualche modello “da passeggio”, con cordellino d’ordinanza. Quante cose si imparano dalle case degli altri! A dire il vero, anche dalle camere d’albergo si possono trarre molti spunti sulle abitudini delle persone ma non sono solito chiedere informazioni al personale delle camere. Mi risparmio volentieri certe fantasie.


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