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Cus Torino: la squadra dei singoli

Creato il 02 novembre 2011 da Sportduepuntozero

La squadra dei singoli

Ci sono un cinese, un cèco, un bulgaro ed un italiano che giocano a ping-pong. Non è in arrivo una barzelletta old-style, primo perché i quattro sono supervisionati da un russo; secondo perché questa scena si ripete realmente e quotidianamente durante gli allenamenti della squadra del CUS Torino di tennis tavolo. Noi l’abbiamo visto con i nostri occhi e quando la pallina sfreccia a 190 km orari c’è poco da ridere.

Cus Torino: la squadra dei singoli
Tic-tac, tic-tac
Quando scendi negli scantinati dell’edificio di via Quarello prima pensi di aver sbagliato posto, perché vedi solo la piattaforma della lotta greco-romana, poi un suono ovattato attira la tua attenzione: tic-tac, tic-tac. È uno dei pochi rumori davvero inconfondibili, ma c’è qualcosa che stride rispetto al normale. È evidente che si tratta del ping-pong, eppure quel suono è anomalmente continuo, imperterrito e interminabile. Il rimbalzo contemporaneo di due palline che non si fermano mai produce un suono ipnotico.


alla scoperta dei campioni

L’esempio più lampante lo fornisce il coach Vladimir Sytch, ormai ex campione russo che si dedica a tempo pieno all’allenamento. Magrolino e timido ma con l’aria sorniona, quando gioca insieme a qualcuno non guarda nemmeno la pallina: guarda il movimento dell’avversario. Risponde ai colpi senza neppure farci caso, in automatico. Potrebbe tranquillamente farlo ad occhi chiusi. Certo, siamo in un contesto amichevole e i colpi non sono particolarmente violenti né troppo angolati, ma quanti altri ne sarebbero capaci?

La squadra vera e propria è composta da altri quattro elementi, quattro singoli campioni.
Romualdo Manna studia Scienze Motorie, è arrivato a Torino dal Molise pochi anni fa e ammette che non è stato facile abituarsi a questa città, così diversa dalla sua terra. Fino a poco tempo fa viveva a Bojano, un piccolo centro con meno di 10 mila abitanti nella provincia di Campobasso, mentre ora si è trovato catapultato in una metropoli. Da quest’anno è vice-allenatore.

Niagol Stoyanov di straniero ha solo il nome ed il luogo di nascita, la Bulgaria. Ma in realtà vive nel nostro paese fin da quando era piccolo. Ha preso la nazionalità italiana, assieme ad un lieve accento toscano. Essendo figlio d’arte sia da parte materna che paterna gioca a ping-pong – parron – a tennis tavolo fin da piccolo. È studente di Ingegneria al Politecnico.

Antonin Gavlas è iscritto a Scienze della Formazione ed è venuto in Italia per continuare il suo sogno da professionista. In Repubblica Ceca è una celebrità. Fatica ancora con l’Italiano, ma fortunatamente per giocare non gli serve la parola.

Per chi frequenta gli ambiti del tennis tavolo, Li Kewei non ha bisogno di presentazioni. Ha girato il mondo con la racchetta in mano e con uno stile di gioco tutto suo. Alla soglia dei 30 anni non è più studente e si dedica a tempo pieno a questo sport.

regali utili
Questo gruppo, ad eccezione di Li Kewei (sostituito da un altro connazionale asiatico), è quello che ha sbancato le palestre di tutta Italia conquistando il titolo nazionale la passata stagione. Come in ogni sport che si rispetti, per chi trionfa c’è sempre un premio. Nel calcio la Lega sgancia svariati milioni di euro, mentre nel tennis tavolo ci si spinge fino a… «quello lì» – afferma Sytch indicando un tavolo da ping-pong piegato contro un angolino della palestra. Probabilmente ai piani alti nessuno si è reso conto che i tavoli da gioco dovevano già esserci, perché per allenarsi servono i ping-pong. È un po’ come se alla squadra campione di football avessero regalato un pallone ovale. Ma tant’è. Il CUS Torino ha ringraziato sfoggiando un sorriso di circostanza, ha ritirato il tavolo e l’ha messo in un angolino, chiuso a metà contro il muro. E’ pur sempre un trofeo.

team multietnico
Di sicuro Adriano Muzio, team manager e referente della squadra nonché ex atleta, va più fiero dell’altro Trofeo, la Coppa vera e propria. È quello il simbolo di tutta la fatica di un’intera stagione. Finalmente puoi stringere nelle mani qualcosa di concreto da alzare al cielo.
Muzio la squadra l’ha costruita negli anni. È andato a pescare i migliori talenti italiani e non. Li ha portati a Torino e, quando ha potuto, li ha fatti iscrivere all’università. In fondo, si tratta pur sempre del CUS. Oggi la rosa può contare su giocatori da tutto il mondo.
Per la serie, viva la multiculturalità.

 

di Edoardo Blandino

 

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