Postiamo un articolo segnalatoci da un lettore e pubblicato da Edoardo Tamallo su sportando.net. La storia, di vita e di sport, è una di quelle da film. Buona lettura!
“I titoli di coda stanno ancora scorrendo sullo schermo, ma la palla già rimbalza sul pavimento del soggiorno. Il caldo è intollerante per qualsiasi essere umano, ma non per il ragazzino. Esce di casa correndo e palleggiando. Tutt’intorno il paesaggio unico e speciale della Nigeria settentrionale. Ma lui non vede perché i suoi occhi e la sua attenzione sono rimasti di fronte alla televisione, a quelle immagini troppo belle per poter lasciare spazio ad altro. Continua a correre e a palleggiare, in unico movimento, sotto il sole africano, fino alla meta. Eccolo che si staglia ai suoi occhi, racchiuso fra due piccoli edifici, con l’asfalto consumato privo di righe e la terra rossa, tipica della zona, soffiata dal vento che ne occupa alcune parti. Il palo arrugginito a sostegno per quel tabellone mutilato del suo angolo superiore destro ed il ferro, il canestro, senza retina, con un parte del cerchio rotta, che lo fa pendere verso sinistra. Eccolo il playground, uno dei pochi in città, la sua meta, il suo paradiso.
Ci siamo, il ragazzino è pronto ad iniziare la sua danza. Chiude gli occhi, solo per pochi secondi, rivede le immagini che poco fa scorrevano sul suo televisore. Quell’atleta nero come lui, ma di altre origini, che compie quelle incredibili evoluzioni aree, così elegante, così inarrestabile. Michael Jordan. E’ lui che vuole imitare il ragazzino. Il sole continua a cuocere, ma lui non se ne accorge. La danza è cominciata. Vuole volare il ragazzino, come il suo idolo, anzi, insieme al suo idolo, proprio come il titolo della sua videocassetta: Come Fly With Me.
Qualcuno passa, e si chiede chi sia tanto matto da correre e saltare da solo sotto quel sole arrostente.
Quel ragazzino si chiama Masai Ujiri ed è follemente innamorato. Innamorato del basketball.
Oggi Masai Ujiri è il General Manager dei Denver Nuggets o più specificatamente Executive Vice President of Basketball Operations. Ma è anche una storia fra le storie, una biografia unica anche in un pianeta come quello NBA dove ogni personaggio ha un suo passato da raccontare. E non solo perché Masai è l’unico dirigente capo africano della storia NBA, ma soprattutto perché è dannatamente bravo.”