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Dal Giappone con furore: il kimono

Creato il 14 novembre 2011 da Eleleo

Come testimonia la nuova foto sulla bacheca facebook di elelandia, stasera parliamo del kimono. Premetto che non ho mai fatto studi specifici sui kimono, quindi vi chiedo scusa in anticipo se questo post vi sembrerà troppo “copia e incolla”; nel caso in cui vi stiate chiedendo perchè parlo di una cosa che non conosco molto bene, la risposta è che mi piaceva l’idea di occuparmi non solo di storia della moda occidentale, e che sono da sempre appassionata al giappone e alla sua cultura ( e alle sue arti marziali, come i miei lividi da kendo/aikido ben testimoniano).

Ordunque, finiti i convenevoli occupiamoci del protagonista di questa sera: il kimono.

Prima di tutto il significato della parola: kimono vuol dire letteralmente abito…solo in un secondo momento, infatti, venne a indicare la veste a forma di T, lunga fino alle caviglie, con colletto e maniche lunghe, che noi oggi conosciamo come kimono.

Dal Giappone con furore: il kimono.

 

Ma dove viene il kimono? Strano a dirsi (e anche molto ironico visti i rapporti che hanno avuto negli anni tra loro i due stati) deriva dalla Cina, in particolare dall’ Hanfu, il costume tradizionalmente indossato sotto la dinastia Han, che fu uno dei massimi momenti di splendore e raffinatezza per l’Impero Cinese.

Dal Giappone con furore: il kimono.

Come potete vedere dall’immagine qui sopra l’Hanfu ha molti punti in comune con il kimono, ma ne ha ancora di più con  il suo primo antenato,il junihito-e, che letteralmente significa “veste di dodici strati ”;  questo perchè le donne indossavano più abiti  uno sopra l’altro, fino ad arrivare a venti strati perchè maggiore era il numero degli strati più alto era il grado della dama in questione. Il colore di questo “dodici abiti” era importantissimo, disciplinato da oltre 200 regole rispecchiava il legame con la natura e la stagione in corso, riprendendone i colori e i motivi.

Dal Giappone con furore: il kimono.

Dal X secolo in poi, il junihito-e viene soppiantato dal kosode, più corto del kimono e praticamete senza colletto. Il kosode finirà per rimanere nell’abbigliamento tradizionale giapponese come biancheria intima, da portarsi sotto il kimono.

Differenze tra kosode (sx) e kimono (dx).

Ed eccoci finalmente giunti al kimono vero e proprio, che durante il periodo Hedo (dal 1600  a fine ’800.) conobbe il suo momento di massima espansione e ne fissò la forma che rimase praticamente invariata fino ad oggi. Il kimono tradizionale è cucito e dipinto a mano,  ed è costituito ancora oggi da quattro pannelli: due per il corpo e due per le maniche, più due striscie per il colletto e il risvolto del pannello frontale; un tempo, quando bisognava ritirare un kimono per un cambio di stagione o bisognava lavarlo, questi pannelli venivano scuciti e ricuciti interamente a mano…se avete letto “Memorie di una geisha” questo dovrebbe darvi l’idea di quanto valore (economicamente parlando) ci fosse nel magazzino dove venivano conservati i kimono (e del perchè la Madre lo tenesse saggiamente chiuso a doppia mandata).

Dal Giappone con furore: il kimono.

Contrariamente a quanto si crede in occidente, esistono molti tipi diversi di kimono, praticamente uno per ogni occasione e momento della propria vita; le donne nubili, infatti, vestono il Furisode, un tipo di kimono molto formale, con maniche molto lunghe, che variano dai 60 ai 170 cm di lunghezza. Viene indossato per il rito di passaggio all’età adulta (intorno ai vent’anni) oltre che dalle parenti non sposate ai matrimoni. Molto spesso, visto il costo, viene affittato.

Dal Giappone con furore: il kimono.

I diversi tipi di kimono, oltre a diversi tra donne sposate e non, si differenziano sopratutto per il loro grado di formalità…eccovi, in una scala basata sul loro grado di “formalità” gli altri tipi di kimono. (escluso ovviamente il furisode di cui abbiamo parlato sopra)

Kurotomesode : è il più formale tra i kimoni destinati alle  donne sposate; il colore di base del tessuto è sempre il nero, e la decorazione è prevista solo sotto la cintura. In aggiunta alla decorazione ci sono i cinque kamon,  stemmi familiari; solitamente viene indossato dalle madri degli sposi ai matrimoni.

Dal Giappone con furore: il kimono.

Irotomesode: è appena appena meno formale del kurotomesode, anche questo tipo di kimono è destinato alle donne sposate.  L’irotomesode è in tinta unita (qualunque colore và bene, basta che non sia nero) e solitamente lo indossano le parenti più strette degli sposi ai matrimoni. Anche in questa tipologia di kimono sono presenti i kamon, che qui possono variare da tre a cinque.

Dal Giappone con furore: il kimono.

Homongi: è un kimono “da visita”, viene indossato sia da donne nubili che sposate. Indossato in occasione di feste formali, più spesso dalle amiche della sposa ai matrimoni. Come potete vedere nella foto la decorazione è molto più estesa rispetto alle tipologie precedenti.

Dal Giappone con furore: il kimono.

Iromuji: è un kimono in tinta unita (non nero nè bianco avorio, che sono colori destinati ad occasioni specifiche, come matrimoni e  funerali) che, a mio modesto parere (e giudicando da occidentale, quindi giapponesi di tutto il globo non sentitevi offesi), sembra essere quasi il “parente povero” della famiglia dei kimono. (Cosa assolutamente stupida da affermare visto che sono realizzati in seta). La mia impressione è confermata (sempre e solo nella mia testolina bacata) dal fatto che la decorazione la crea la tintura della seta (che può ricordare uno jacquard) e non il disegno (come accade invece per le altre tipologie). Disgressioni mentali mie a parte, vi informo che l’Iromuji è usato per le tradizionali cerimonie del tè.

Dal Giappone con furore: il kimono.

Komon: in questa tipologia di kimono distinguiamo l’Edo komon (cosi chiamato perchè la sua tecnica di tintura venne inventata durante il periodo Edo), che può avere diversi gradi di formalità (dall’hiromuji al kurotomesode, se decorato con kamon) dal komon semplice, che è un kimono con un piccolo motivo decorativo ripetuto sull’intera superficie dell’abito. Viene considerato molto informale, ma con il giusto obi (la cintura) può essere adatto anche per una cena al ristorante (insomma un pò come il nostro little black dress, che ci salva sempre in ogni situazione).

Dal Giappone con furore: il kimono.

Yukata: ultimo come grado di formalità, ma non di certo come numero di persone che lo indossa, lo yukata viene usato sia da uomini che da donne durante le feste estive all’aperto (è realizzato in cotone, senza fodera interna). Viene inoltre fornito agli ospiti degli ospiti degli alberghi tradizionali (i clienti si cambiano d’abito al loro arrivo) e alle terme.

Dal Giappone con furore: il kimono.

Finisce cosi la nostra piccola incursione nel sol levante…non temete, dopo questa overdose di storia del costume ritornerò, prima o poi, ad argomenti più moderni…ma tutto a tempo debito! Ovvero: non prima di un paio di giorni!

Al prossimo post,

ele.


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