In seguito a “Divinamente, festival internazionale della spiritualità”, svoltosi a Roma e giunto alla quinta edizione, l’attrice Pamela Villoresi racconta con un intervista su ioAcqua&Sapone il suo percorso di fede, dall’anticlericalismo femminista fino al ritorno al Cattolicesimo, tutto attraverso l’arte.
Il festival, di cui la Villoresi cura la direzione artistica, nacque, seppur ancora in forma germinale, 15 anni fa come il risultato dei «percorsi personali» dell’attrice che la influenzarono fino «radicalmente» cambiarne l’esistenza. L’incontro con il Signore, frutto della «meditazione del Vangelo e la figura di Edith Stein (Santa Teresa Benedetta della Croce)» e «dell’arte e la poesia» cristiana ha cambiato profondamente la vita dell’artista ora più «forte ed equilibrata». «Ora – ha dichiarato la Villoresi – vivo meglio e mi sento più libera».
Il viaggio spiriturale dell’attrice inizia da giovanissima. Dopo aver frequentato la scuola dalle suore, «soprattutto in coincidenza con il periodo del femminismo», seguì «un forte rifiuto dell’apparato ecclesiale». Rigetto nato dall’ignoranza e superato «leggendo molto, alla scoperta di testimoni della Chiesa» e che ha portato ad un percorso che «continua sempre, sostenuto dal desiderio del divino e dalla preghiera». Infine, la Villoresi conclude commentando: «Nella nostra società la sacralità è assente. [...] Purtroppo, per inganni secolari, spesso si crede che avvicinandosi alla spiritualità si entri in un percorso di costrizione invece che di libertà. Eppure, io ho l’esperienza che intorno a noi ci sono continuamente delle persone che, anche inconsapevolmente, fungono da angeli e messaggeri, strumenti di Dio per la nostra anima».