È un'estate davvero strana. È iniziato Agosto ma ancora in Italia non potete andare al mare, ma più delle condizioni metereologiche pare che la cosa che vi faccia più schifo siano le scarpe che vanno di moda. Io, come la maggior parte delle volte, mi permetto di dissentire perché ho visto cose peggiori: hogan glitterate, infradito con piedi non curati, vans ai piedi di coattelli che quando avevo quattordici anni io e sfoggiavo fiera le mie slip on a quadri tra i corridioi della scuola ero una sfigata perché evviva le Squalo. Oltre alle “ciavatte” (che ho già difeso scorsa settimana) i maggiori trend della stagione sono tre: scarpe da corsa, jelly shoes, scarpe da Frankenstein. Non lo so cosa mi stia succedendo, un tempo non molto lontano odiavo tutto e adesso sono passata dalla parte dei difensori, forse è questa città che è ancora più stravagante di Milano e ti apre gli occhi su un mondo diverso, forse sono io che dedico tutte le mie energie nell'odiare le persone e non le cose, al momento. Le scarpe da corsa: ancora una volta non vi siete inventate niente, e permettetemi di vantarmi un po'. Quella quattordicenne che portava le vans in una scuola di fascistelli con le polo, poco prima è stata una grande sportiva. Le uniche scarpe che avevo nella scarpiera erano costose scarpe da corsa, un po' comprate da mio padre, un po' regalate, perché anche in quando a etichettarvi Influencer siete arrivate tardi. Ai tempi però eri una poveraccia, loro non potevano sapere che quelle scarpe che portavi ai piedi costavano più delle loro Nike, che erano scarpe speciali, comodissime, perfette per i miei piedi alquanto problematici. E soprattutto che quando sei abituata a portarle per metà della tua giornata, è davvero difficile indossare un paio di ballerine, i piedi si ribellano a quella scomodità è smettono di funzionare. Poi, dopo anni di fatica per conquistare un mio stile personale (e ancora non so se ci sono riuscita) eccole lì, tornate alla ribalta. Centocinquanta euro e più di scarpe da running dai colori assurdi, indossate persino sui red carpet. A me come trend sta molto bene perché giusto la scorsa estate ho comprato un paio di Reebok in saldo perché volevo dare un tocco di Mike Skinner al mio solito look da Mercoledì Addams, mi sta bene perché camminare da un posto all'altro con ai piedi delle scarpe leggerissime e con una suola vera è un gran sollievo, ma ricordatevi che, ancora una volta, siete arrivate tutte tardi. Alle feste di compleanno ci andavo in vestitino e asics con duo max, ciao ciao The Sartorislist.
I sandaletti da scoglio che portavamo in Sardegna a tre anni per non farci pungere sotto la pianta del piede dalle tracine adesso sono uno degli accessori più cool dell'estate, e indovinate chi ne ha un paio dallo scorso anno? Due annetti fa le ho viste riempire le pagine dei magazine modaioli e ho iniziato a pensare che le fashion victim fossero davvero tutto sceme, ma poi mi sono messa in testa di doverne avere almeno un paio. Peccato che American Apparel le vendesse a cinquanta euro *risate registrate* e mi fa piacere che voi possiate spendere una tale quantità di soldi per delle scarpette di plastica, non oso immaginare quanto lasciate da Zara per i vostri vestiti, ma io avevo un affitto da pagare. Successe però che lavoravo vicino al negozio Melissa e che con una grande svendita pre-estiva riuscii ad accaparrarmi un paio di sandaletti fucsia e arancioni profumati di fragola per dieci euro. Ancora oggi mi domando cosa avessi nella testa per aver scelto quell'accoppiata di colori, ma ok. Quando le mettevo le persone mi chiedevano "ma non ti puzzano i piedi? Cioè zì so de plastica!" no, non puzzano, perché la plastica è morbida e non so se avete notato che sono sandali, sono traforati, vi puzzano di più se vi mettete le converse. (Tutto quello che sto per dire va tra parentesi perché immaginate che lo stia facendo sotto voce. Qui in Inghilterra ormai le vendono anche al supermercato e a prezzi ridicoli, com'è giusto che sia, quindi appena arrivata me ne sono accaparrata un paio con il tacchetto - sì - argentate glitterate - sì di nuovo - e potreste tranquillamente incontrarmi in giro mentre le indosso con dei calzini di pizzo - super sì-.Vorrei farvi presente che mentre io tengo alta la bandiera delle portatrici sane di scarpe orrende, nel mondo le donne hanno deciso di non depilarsi le gambe e gli uomini vanno ancora al mare col costume a slippino bianco.
Non giudicatemi, qua è tutto un “I love your jelly shoes!" "Oh my gosh where did you buy them" "oh shit I crave them" e studentesse dell'università della moda mi hanno intervistata.
Il posto è un mondo strano e un posto anche brutto, e queste scarpette portano la giusta dose di buon'umore nella mia vita. Anche se sono scomode come un tubino di due taglie più piccole.
Le scarpe di Frankenstein: in realtà hanno un nome, anzi ne hanno cento: chunky shoes, caged sandals, altri che non mi ricordo, insomma decidetevi. Anche loro le avevo adocchiate l'anno scorso, ma - oltre a non averle trovate da nessuna parte - in effetti a Roma mi sarei vergognata un po' a indossarle. Da quando hanno spopolato non faccio altro che leggere "scarpe anti sesso", "mi sembrate tutte paraplegiche", "ma che sono scarpe ortopediche?" e a parte il fatto che mi sembrano più scarpe correttive quelle orribili Air Max che portate ai piedi come se foste Daniele Interrante al Pacha; lo scorso inverno io vi ho viste TUTTE con delle platform shoes, la differenza dov'è? Portare i tacchi larghi vi rende felici solo d'inverno, e d'estate, siccome dovete andare a fare le coattelle sulle spiagge di Fregene, il tacco deve essere a stiletto? D'inverno essere Frankenstein e vestirsi di nero va bene perché guardate American Horror Story Coven ma d'estate se non tirate fuori i toppini senza spalline gialli canarino non siete contente?
Sì, abbiamo ai piedi le scarpe da suora laica e siamo tutte uguali, indossiamo anche queste con i calzini perché ci piace interpretare la parte delle bambina cattive e immaginiamo di essere con un vestitino col Peter pan collar sulla copertina del nuovo disco dei White Lies, ma voi restate comunque senza personalità, è continuate a odiare quello che, almeno una volta, siete state.
@Denise D'Angelilli