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Danny Green, il cecchino degli Spurs

Creato il 18 giugno 2013 da Basketcaffe @basketcaffe

La più incredibile storia di queste NBA Finals inizia a North Babylon, New York. E’ una piccola cittadina ad est della Grande Mela dove un certo Danny Green Senior, un insegnante di educazione fisica alle scuole elementari, ha dovuto crescere da solo i suoi tre figli: Danny Junior, Rashad e Devonte. “Little Danny” si merita una chiamata da coach Roy Williams per giocare a North Carolina, dove si ritaglia un ruolo da sesto uomo, risultando uno dei più efficaci giocatori dalla panchina. Danny piace a tutti, staff, compagni e giornalisti, e nonostante qualche risposta un po’ sopra le righe coach Williams gli perdona tutto perchè ama troppo la sua ala piccola, essenziale nel sistema di Chapel Hill. Il 29 marzo del 2006, appena un paio di settimane dopo il termine del suo anno da freshman, Danny riceve una telefonata, all’altro cellulare c’è John, un amico d’infanzia: “Devi chiamare tuo papà, c’è la polizia alla vostra porta“. Il giocatore dei Tar Heels prova e riprova per ore, nessuna risposta. Poco dopo uno squillo, è lo zio Darryl: “Tuo papà è stato arrestato. Qualcosa di droga. Danny dice che è tutto un errore“. La polizia accusa l’insegnante di ginnastica di essere coinvolto in un traffico internazionale di droga: viene arrestato assieme ad altre tredici persone per possesso di 210 chili di cocaina, per un valore di 40 milioni di Dollari. Oltre alla “white lady” il NYPD trova anche varie armi da fuoco, erba e quasi 5 milioni in contanti. Brutta storia.

Roy Williams sa che ritroverà in palestra una ragazzo diverso, anzi, un uomo. “Tranquillo coach, sono a posto, papà uscirà presto“. Intanto però lo staff trova sempre più spesso Danny a tirare da solo, di notte. Sulle scarpe si è scritto con un pennarello l’acronimo “ASNF“, A Son Never Forget (un figlio non dimentica), ispirato dal film di Robert De Niro “Men of Honor”.
La carriera universitaria di Green continua, nessuno produce quanto lui in termini di efficienza al minuto, tanto che al termine del secondo anno decide di dichiararsi per il Draft. In realtà poi non firmerà con nessun agente: Danny resta quindi a North Carolina. Nell’anno da Senior chiude con 13.1 punti, 4.7 rimbalzi, 2.7 assist, e 1.3 stoppate in 27 minuti di media, ma soprattutto arriva fino in fondo contribuendo alla vittoria finale dei Tar Heels, campioni NCAA 2009.

La sua solidità in entrambe le metà campo gli vale la chiamata dei Cavs, al secondo giro del Draft con la 46esima pick. Nella squadra di LeBron James non trova molto spazio, ed entrerà in appena 20 partite facendo avanti-indietro con gli Erie BayHawks in D-League. Nel 2010 gli Spurs si prendono i diritti del NewYorkese, ma la storia d’amore con Popovich dura poco: l’ex agente della CIA non fa prigionieri. Questa volta sono prima i Reno Bighorns, e poi gli Austin Toros (squadra D-League affiliata ai nero-argento) ad avvalersi dei suoi servigi. Per Danny sembra iniziare una sfida con il secondo cugino Gerald, vincitore del Dunk Contest 2007, ma mai un vero giocatore nella NBA. Con il lockout Green decide di venire in Europa a cercare fortuna: l’Olimpija Lubiana gli offre un contratto con un “escape” in caso di inizio della stagione NBA. Con la squadra slovena gioca 7 partite in Euroleague, segnando quasi 12 punti di media. A Natale però si ricomincia a giocare negli USA, e adesso? Green mette da parte l’orgoglio e telefona di persona a coach Popovich che più volte lo aveva cacciato per i suoi comportamenti non da Spurs. L’allenatore di San Antonio decide di dare un’altra possibilità all’ex North Carolina: la vità di Danny Green è ad una svolta.

Gli infortuni di Manu Ginobili consentono a Green di ritagliarsi un discreto spazio: nel nuovo sistema degli Spurs un tiratore come Danny fa comodo. In 60 partite, di cui 38 da titolare, arrivano 9.1 punti a sera con il 43% da tre punti, numeri che gli valgono la riconferma, e soprattutto in triennale da 11.3 milioni di Dollari complessivi. Quest’anno parte fin da subito nello starting five, portando alla causa oltre 10 punti a gara in 27 minuti di utilizzo. Il suo calo nei playoff 2012 fu una delle cause della prematura uscita degli Spurs, questo giugno invece è cambiato decisamente qualcosa. Green è il più serio candidato al premio di MVP delle Finals in caso di vittoria dei Texani. Little Danny sta viaggiando a 18 punti di media con un irreale 65.8% da tre punti su 38 tentativi. Questo vuol dire che nelle prime 5 gare ha già infilato 90 punti (più di quanti ne aveva fatti nei primi 2 anni di NBA), ma soprattutto ha mandato a bersaglio 25 tiri da tre punti, come mai nessuno aveva fatto in una finale NBA. Il precedente record apparteneva a Ray Allen, detentore anche della maggior quantità di canestri da dietro l’arco in una serie di playoff, 29, a questo punto facilmente raggiungibile dall’infallibile Green, che in totale in questa post season sta tirando con il 51.5% da dietro l’arco.

Comunque vada a finire, l’NBA ha un nuovo protagonista, arriva da North Babylon.

PS: Per la cronaca Danny Senior è stato rilasciato dopo 22 mesi di carcere con una sentenza non del tutto chiarificatrice.


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