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David Gramiccioli intervista il senatore D’Alia (intervista integrale e traduzione dal politichese).

Creato il 01 novembre 2011 da Tnepd

Gramiccioli dimostra ancora una volta qualità eccezionali in questa intervista a D’Alia, il parlamentare noto nella rete perché vorrebbe mettere il bavaglio a blog e siti vari. David riesce ad intervistarlo e rimanere gentile, ma fermo al tempo stesso, dicendo chiaramente ciò che pensa dei fatti di Roma (che i black bloc li hanno inviati loro, i politici). D’Alia, da bravo politico, prova a glissare in politichese, ma alla fine è costretto a rispondere chiaramente: no, non è lo stato a organizzare i disordini.

Alla fine dell’intervista ve ne riproponiamo un sunto, tradotto dal politichese.

Gramiccioli: Hanno messo a ferro e fuoco Roma, 2-3 mila delinquenti… altri termini, altri aggettivi scompenserebbero anche nell’immaginario più sensibile proprio la figura di questi personaggi. Assoldati, manovrati, per conto di chi? La solita regia. Sembravano quelli di Genova; sembrano quelli della No Tav; sembrano pronti a scendere in campo e perturbare tutto un quadro che in termini di manifestazione civile si sta per compiere. Cosa è successo, dopo gli arresti farsa, dopo i fermi, dopo un gran parlare e dopo la scontata strumentalizzazione purtroppo politica della vicenda?

Beh, Giampiero D’Alia, per esempio, messinese, capogruppo al Senato dell’UDC, dice sul Ministro degli Interni: “Maroni, basta con le trovate estemporanee”. Noi andiamo in profondità a questo titolo perché abbiamo il piacere, ringraziandolo, di avere in diretta con noi proprio il senatore dell’UDC D’Alia. Senatore, buongiorno.

D’Alia: Buongiorno a voi.

G: Grazie per aver accettato il nostro invito, senatore.

D’A: Grazie a voi per l’invito.

G: “Maroni, basta con le trovate estemporanee”. Si riferiva precisamente a quale dichiarazione che fece Maroni – poi credo soprattutto a voi, a Palazzo Madama ?

D’A: Mah… Perché ogni volta che capitano episodi questo tipo, anziché verificare quali sono i motivi che non hanno consentito a pieno di far funzionare il servizio d’ordine e quindi di garantire la sicurezza dei cittadini che hanno liberamente e pacificamente manifestato, si preferisce evocare leggi speciali, fare nuove norme, nuove disposizioni; perché questo, diciamo, soddisfa in qualche modo l’indignazione dei cittadini italiani rispetto alle immagini, rispetto ai danni che sono stati prodotti alla città di Roma il 15 di ottobre, e così via. E allora, anziché cercare scorciatoie, cioè pensare che inasprire qualche sanzione risolva il problema, è sempre bene capire perché qualcosa non ha funzionato, e si è consentito a dei delinquenti di tenere sotto sequestro una città, di attaccare ferocemente le forze dell’ordine, e di danneggiare pezzi importanti della città di Roma.

G: Ecco… Lei sa meglio di me, senatore D’Alia, che poi c’è tutta una mozione popolare, sicuramente a volte più leggendaria e a volte più ispirata… Sono in pochi a credere nella buona fede di questi manifestanti; sono pochissimi gli italiani che non hanno intravisto la solita regia sempre meno occulta dietro a questi incidenti. Oggi leggevamo di come anche Mario Draghi aveva incoraggiato, non certi gli atti di violenza ma questo movimento; dicotomico questo incoraggiamento, se si pensa poi che chi manifestava, manifesta soprattutto quello che Mario Draghi dovrebbe rappresentare nel loro immaginario. La gente non crede più a queste farsotte. La politica con quale sensibilità ha acquisito questo dato?

D’A: Mah, guardi… Io parto dal presupposto che in un paese democratico il pensiero va manifestato liberamente, ovviamente liberamente significa pacificamente e nel rispetto delle regole. Per cui le manifestazioni, quando sono pacifiche e sono civili, non possono essere criticate, al di là delle opinioni che ciascuno di noi ha. Personalmente io non condivido assolutamente ciò che per molti aspetti i manifestanti hanno detto in occasione di quell’incontro. Però, detto questo, è chiaro che quello che è avvenuto il 15 di ottobre riguarda non 200-300mila persone che hanno manifestato; riguarda quei gruppi organizzati che sono riusciti in maniera quasi militare ad occupare, diciamo così, parti importanti di quel corteo, determinando anche un problema di ordine pubblico molto serio.

G: Senatore… Le chiedo scusa… anche perché io sfrutto davvero la grande opportunità che mi dà lei, e vedo che gli umori di chi ascolta… sta andando altrove. Voi, la classe politica, un uomo seppur giovane ma con una storia politica importante come quella di Giampiero D’Alia, ha scorto questo sentimento che è così esteso, così profondo nella coscienza nazionale? Nessuno crede che quei 3mila manifestanti erano dei black bloc che erano venuti qua per manifestare un dissenso. Voi avvertite questo? Avvertite che la gente ha capito tutto di certi meccanismi, o no?

D’A: Mah, guardi, su questo non c’è alcun dubbio. Cioè che ci siano gruppi diciamo organizzati, questo peraltro lo abbiamo ascoltato dalle parole del Ministro degli Interni in parlamento. Che tutto questo debba essere oggetto diciamo di un’attenzione particolare, questo è fuor di dubbio. E la cosa che a me preoccupa, ad esempio, è come sia stato possibile consentire a questi gruppi organizzati di lasciare per tutto il percorso della manifestazione sanpietrini, spranghe, eccetera… cioè, è la sottovalutazione della gravità di questi fatti, diciamo, e della possibilità che questi fatti si potessero verificare, che credo debba fare preoccupare tutti.

G: Io dopo 15 secondi, quando ho visto bruciare il tricolore e farlo davanti ai poliziotti, considerando che è un reato – è vilipendio – e nessuno interveniva, ho capito che puzzava di bruciato. Non era l’odore emanato dalla bandiera che stava purtroppo ardendo, ma da qualcosa che già era stata pianificata, ahinoi.

D’A: Guardi, su questo bastava andare su internet, sul web, per vedere il lavoro diciamo così preparatorio di molti gruppi che si sono dati appuntamento lì, e attraverso la rete eh? Cioè sono fatti che erano, ahimè, purtroppo prevedibili.

G: Quindi… Lo dico io ovviamente, senatore, lei poi avrà motivo di dire la sua… Serviva una manifestazione così. La degenerazione di questa manifestazione in termini di scontri e di violenza serviva a qualcuno, altrimenti non ci sarebbero stati questi incidenti.

D’A: Mah, guardi, è così. E la cosa strana, sulla quale dovremmo anche riflettere…

G: Cioè lei ha detto “è così”. In fondo è così. Lo sa anche lei, è un uomo intelligente, sa che è così.

D’A: Ma è chiaro…

G: È chiaro, appunto, appunto.

D’A: Ma le voglio dire che la cosa strana sulla quale dovremmo anche un attimino riflettere con maggiore profondità, secondo me anche con maggiore serenità, è che il 15 di ottobre manifestazioni di questo tipo ci sono state in tutta Italia e nel mondo. L’unico posto in cui si sono verificati i fatti drammatici e violenti che abbiamo visto in televisione, è stato a Roma il 15. Ora, tutto questo ci deve anche far riflettere su un’altra circostanza, e cioè sul fatto che obiettivamente le nostre forze di polizia sono state sovraesposte rispetto alla manifestazione stessa, perché proprio per evitare che la violenza di sabato degenerasse ancora di più – noi abbiamo visto le immagini in televisione – molti poliziotti e molti carabinieri si sono fatti picchiare pur di evitare fatti molto più gravi…

G: Senatore, lei è convinto che…

D’A: E questo va apprezzato.

G: No no, ma l’avete espressa questa nota, vi siete anche precipitati a esprimerla la vostra solidarietà alle forze dell’ordine. Io credo che lei sia uomo di pensiero e quindi credo che convenga sull’opportunità in termini liberali che può offrire un confronto, no? Senza parlare negli stessi salotti, Floris, la Rai, Mediaset, e gli uni e gli altri… Qui in queste realtà si ha la grande opportunità di dire davvero quello che si pensa… che uno pensa. I poliziotti… davvero, vi siete precipitati a manifestare solidarietà ai poliziotti, a questi ragazzi… addirittura manifestano sotto Montecitorio, sotto il Senato, chiedono soldi, chiedono colletta al popolo, perché non hanno più né mezzi né carburante per far funzionare la macchina, l’apparato proprio strutturale. Però sono i primi che difendono sempre quella classe politica che li ha grandemente danneggiati. Non è anche questo un grande controsenso?

D’A: No, io credo che sia un senso dello Stato. Perché i poliziotti e le forze dell’ordine non difendono la politica. Le forze dell’ordine difendono le istituzioni.

G: Quindi lei ha detto in buona sostanza che quegli incidenti erano stati – lo sanno tutti – anche preparati. Loro difendono uno Stato che è capace anche di preparare incidenti contro di loro.

D’A: No, non è… ora… non… non… Non mi faccia dire…

G: Non è così, non è così secondo lei.

D’A: Non mi faccia dire cose che non penso e che non ho detto.

G: Che non le pensa è grave. Che non le dice sarebbe minimo secondo me.

D’A: No, no, no… Faccia attenzione a quello che dico, le chiedo scusa… Non è lo Stato che ha preparato i disordini, ma sono gruppi organizzati di delinquenti: è una cosa diversa. Poi dal punto di vista…

G: Però perché non sono intervenuti, come reclamavano tanti manifestanti, a smorzare, a neutralizzare, a impedire quegli incidenti e quei disordini?

D’A: Mah, guardi, di questo noi abbiamo chiesto conto in parlamento. Vi abbiamo chiesto conto al Ministro dell’Interno, perché è assolutamente evidente che i fatti che si sono verificati e che hanno in qualche modo messo fuori controllo la situazione della sicurezza, e che hanno determinato anche assalti veri e propri di natura diciamo così “militare” alle forze di polizia, sono nati dalla circostanza che mentre altre parti del corteo, delle manifestazioni erano sotto controllo, il percorso che è stato oggetto diciamo così di tutti quegli atti di violenza che abbiamo visto, si è trovato in una condizione di non essere sotto il controllo pieno. Tutto questo, ci ha spiegato il Ministro dell’Interno – sinceramente questo a noi, come gruppo di opposizione, non è che ci abbia convinto fino in fondo – sarebbe stato determinato dalla circostanza che questi delinquenti, essendo entrati all’interno del corteo, non erano nelle condizioni di poter essere separati senza commettere atti di violenza nei confronti dei cittadini che manifestavano senza aver commesso alcun tipo di reato. Allora, questa gente, in maniera molto vigliacca, si è trincerata e si è nascosta dietro cittadini che manifestavano liberamente e che non avevano commesso alcun tipo di reato…

G: Le do, le do, guardi… Sì, senatore, anche perché il tempo…

D’A: Questo è quello che ci stato dichiarato.

G: Io le mando una foto… perché lei non sa questo, ovviamente… e sono convinto che quando visualizzerà la foto rafforzerà anche il suo convincimento, e ne darà anche un seguito in termini proprio di discussione politica, quindi al Senato… Le mando una foto, che ci è stata inviata in redazione, già il lunedì successivo, 17 di ottobre, dove si vedono i black bloc già occultati nei loro tratti somatici, quindi coperti da passamontagna e casco, che marciano isolati da tutto il resto del corteo, in zona Colosseo. S’erano neutralizzati da soli. Io le mando questa foto, senatore.

D’A: Sì, ma le aggiungo una cosa in più, mi scusi. Perché noi abbiamo chiesto al Ministro dell’Interno conto di questa circostanza, anche perché il Ministro dell’Interno nella sua informativa avrebbe riferito di auto piene di mazze o di altro materiale, che sarebbero state fermate prima del corteo, ma che secondo la legge vigente non avrebbero potuto diciamo sequestrare. Ora, poiché ci sono delle norme che danno questa possibilità già oggi, cioè esistono delle leggi che consentono ad esempio di arrestare chi in occasione di manifestazioni si trova con volto travisato, cioè con i caschi o con passamontagna eccetera, io credo che ci sia qualcosa che lì non ha funzionato e di cui il governo porta obiettivamente la responsabilità.

G: Bene. Senatore, grazie davvero di cuore.

D’A: Grazie a voi. Buona giornata.

G: Buona giornata. Grazie a Giampiero D’Alia, capogruppo al Senato dell’UDC.

Traduzione dal politichese.

Gramiccioli:

Hanno messo a ferro e fuoco Roma e tutti hanno capito che i Black Block erano uomini dello Stato inviati per fare casino.

Noi andiamo in profondità a questo titolo perché abbiamo il piacere, ringraziandolo, di avere in diretta con noi proprio il senatore dell’UDC D’Alia. Senatore, buongiorno.

D’Alia: Buongiorno a voi.

G: Grazie per aver accettato il nostro invito, senatore.

D’A: Grazie al cazzo. Sono costretto ad accettare perché sennò ci faccio una figuraccia, ma se fosse per me col cazzo che verrei in questa trasmissione che dovrebbe chiudere domani.

G: “Maroni, basta con le trovate estemporanee”. Si riferiva precisamente a quale dichiarazione che fece Maroni – poi credo soprattutto a voi, a Palazzo Madama ?

D’A: Supercazzola con scappellamento a destra.

G: Senta senatore, ma questi black bloc li avete mandati voi?

D’A: Supercazzola con scappellamento a sinistra.

G: Senatore… Le chiedo scusa… le ho chiesto se questi black bloc li avete mandati voi, perché la gente se ne è accorta ormai sa? Mi può dare una risposta?

D’A: Sono preoccupato per la libertà di espressione che ancora circola in rete. Vorrei abolire la rete.

G: Senatore, ripeto la domanda. Siete stati voi?

D’A: Guardi, su questo bastava andare su internet, sul web, per vedere il lavoro diciamo così preparatorio di molti gruppi che si sono dati appuntamento lì, e attraverso la rete eh? Cioè sono fatti che erano, ahimè, purtroppo prevedibili. (qui il senatore dimostra la sua fissa per la rete… è il suo chiodo fisso ed è chiaro che prima o poi la chiuderà)

G: Ma insomma, senatore, questi black bloc li avete mandati voi?

D’A: No, non mi faccia dire queste cose.

G: Bene senatore, finalmente ce l’ha fatta. Vede che anche lei quando vuole sa rispondere in italiano corretto. Senatore, grazie davvero di cuore.

D’A: Fanculo a tutti voi. Vedrete fra qualche mese che belle leggine vi propongo per abolire le vostre trasmissioni e i vostri articoli. Così la piantate di rompere.

G: Buona giornata. Grazie a Giampiero D’Alia, capogruppo al Senato dell’UDC.


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