Magazine Religione

Dawn Stefanowicz racconta la sua crescita con genitori omosessuali

Creato il 31 ottobre 2011 da Uccronline

Dawn Stefanowicz racconta la sua crescita con genitori omosessualiIn Ultimissima 16/9/11 informavamo dell’umiliazione provocata da due donne omosessuali australiane al loro figlio adottivo di sei anni, travestendolo da ragazza e pubblicando le sue foto su Facebook. Segnaliamo anche la storia di Dawn Stefanowicz, donna quarantenne che vive oggi in Ontario (Canada) con marito e due figli e autrice del libro: Out from Under: The Impact of Homosexual Parenting (Annotation Press 2007)

Racconta sul suo sito web www.dawnstefanowicz.org: «Il mio nome è Dawn Stefanowicz, sono cresciuta in una famiglia omosessuale a Toronto, esposta alla sottocultura GLBT (gay, lesbiche, bisessuali, transgender) e a pratiche sessuali esplicite. Ero ad alto rischio di esposizione a STD (malattie sessualmente trasmissibili) contagiose dovuti a molestie sessuali, all’alto tasso di rischio dei comportamenti sessuali di mio padre e dei suoi frequenti partner. Anche quando mio padre aveva ciò che sembrava una relazione monogama, continuava a cercare sesso anonimo».

Fin da bambina, continua Dawn che è stata anche testimone presso lo Standing Senate Commitee sugli Affari Legali e Costituzionali sulla legge C-250 (crimini riguardanti l’odio), «mio padre è stato sessualmente e fisicamente abusato da uomini. A causa di questo, ha vissuto con la depressione, problemi di controllo, sfoghi la rabbia, tendenze suicide, e compulsioni sessuali. Ha cercato di realizzare la sua legittima esigenza di affetto paterno attraverso rapporti omosessuali transitori e promiscui. Molti partner di mio padre si sono ammalati di AIDS e si sono suicidati. Purtroppo, anche mio padre è morto di AIDS nel 1991».

La donna parla della sua infanzia: «Mi sentivo spaventata perché non potevo parlare di mio padre, dei suoi compagni di stanza, dello stile di vita e degli incontri di quella sottocultura senza essere picchiata. Mentre vivevo a casa, ho dovuto vivere secondo le sue regole. Mi sentivo abbandonata e disprezzata perché mio padre mi lasciava diversi giorni a casa per partire con i suoi compagni. Ero indignata per la vita delle persone dello stesso sesso, i continui abusi domestici, le avances sessuali verso minori e la perdita di partner sessuali come se le persone fossero prodotti da utilizzare». Ma non solo: «Sono stata esposta a chat sessualmente esplicite, stili di vita edonistici, sottoculture GLBT e luoghi di vacanza gay. Sono stata esposta a manifestazioni della sessualità di tutti i tipi tra cui il sesso negli stabilimenti balneari, travestitismo, sodomia, pornografia, nudità gay, lesbismo, bisessualità, voyeurismo e sadomasochismo. Droga e alcol hanno spesso contribuito ad abbassare le inibizioni nelle relazioni di mio padre».

E ovviamente la Stefanowicz ha dovuto fare i conti anche con l’ideologia unisex: «A mio padre piaceva vestirmi unisex e lo scambio di vestiti, fin da quando avevo 8 anni. Non ho mai visto il valore delle differenze biologiche complementari tra uomini e donne, né mai ho pensato al matrimonio. Più di due decenni di esposizione diretta a queste esperienze stressanti mi hanno causato insicurezza, pressione, pensieri suicidi, paura, ansia, bassa autostima, insonnia e confusione sessuale, ed è tutto documentato dagli psicologi che mi hanno seguito. La mia coscienza e la mia innocenza sono state gravemente danneggiate».

A 20 anni ha però detto “basta”: «riuscite ad immaginare cosa significhi essere costretti ad accettare relazioni instabili e diverse pratiche sessuali in età precoce e in che modo questo possa aver influenzato il mio sviluppo? La mia identità di genere, il benessere psicologico, le relazioni tra pari sono state colpite. Purtroppo, finché mio padre, mia madre e i loro partner sessuali non sono morti, non sono riuscita a parlare pubblicamente delle mie esperienze. Alla fine, sono i bambini le vittime reali e perdenti del matrimonio omosessuale».

Oggi porta in giro la sua storia in tutto il mondo chiedendo di non legalizzare l’adozione omosessuale e facendosi portavoce di tanti figli di omosessuali: «Secondo un numero crescente di testimonianze personali, esperti, e organizzazioni, ci sono sempre più prove di comunanze forte alle mie esperienze personali. Non solo i bambini stanno meglio con una madre e un padre in un vincolo matrimoniale duraturo, ma i bambini hanno bisogno che i genitori non abbiano relazioni extraconiugali». In questa battaglia è spesso affiancata dall’associazione di omosessuali HOPE (Homosexuals Opposed to Pride Extremism), il cui direttore esecutivo, John McKellar, afferma: «E’ egoista e presuntuoso per la comunità gay premere perché venga legalizzato il matrimonio omosesuale e vengano ridefinite le tradizioni e convenzioni della società solo per la nostra auto-indulgenza…le leggi federali e provinciali vogliono essere cambiate ed i valori tradizionali compromessi solo per soddisfare una piccola combriccola»


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Da Francesco Tessadri
Inviato il 02 novembre a 17:23

no no e ancora NO. quella è stata un altra ancora di salvataggio di cui i cattolici abusano spesso e volentieri. primo: è FALSO che fosse nata in una famiglia omogenitoriale (vivere con un padre che scopa qua e là degli uomini, NON è FAMIGLIA OMOGENITORIALE). è FALSO che i suoi problemi dipendessero dall omosessualità. i suoi disagi e problemi sono nati generalmente a causa del COMPORTAMENTO del padre e della sua attitudine. come ben sappiamo , il sesso o l orientamento sessuale di un genitore , non lo rendono automaticamente un buon genitore o un cattivo genitore. quello che lo rende tale, sono le AZIONI che fa. ergo, se un padre omosessuale porta la sua figlioletta piccola in una discoteca glbt giusto per trascinarsela un pò dietro mentre va a uomini, oppure porta a casa carrellate di questi ultimi ignorando l impatto sulla figlia, trattasi di un genitore gay IRRESPONSABILE E MENEFREGHISTA, ma ciò non dipende certo dal suo essere gay, ma dalla sua IRRESPONSABILITà E MENEFREGHISMO. allo stesso modo, è impossibile quanto ridicolo attaccare un intera categoria di genitori etero se un genitore etero fuma sigari mentre un bambino sta nella stessa stanza, o se, divorziato (o magari anche no), porta donne in casa a go go. ciò non dipende dall eterosessualità di questo genitore ma dal SUO COMPORTAMENTO ALTAMENTE IRRESPONSABILE E MENEFREGHISTA. si capisce la differenza? la ragazza poi cita ovviamente casi di depressione, ed evidenti problemi psicologici del padre che chiaramente hanno avuto un certo impatto nella vita di quest ultimo, e , di conseguenza, anche nella sua. conferma insomma che i problemi non dipendevano dall omosessualità del padre. se questo padre fosse stato eterosessuale, avrebbe avuto i medesimi comportamenti irresponsabili , ma con le donne. alla fine, il suo attacco al "matrimonio omosessuale" è ASSOLUTAMENTE PRIVO DI QUALSIASI FONDAMENTO, partendo dal fatto che suo padre NON è MAI STATO SPOSATO CON UN UOMO. si parla oltretutto degli anni 60 e 70!!! quantomeno una persona ha l idea di ciò cui erano sottoposti gli omosessuali in quegli anni? ha idea della RIVOLUZIONE SESSUALE avuta in quel paese in quegli anni? sarebbe assolutamente disonesto e ridicolo non prendere in considerazione tali contesti.