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Mentre non si placa, anzi si estende in tutto il paese, la protesta partita dai forconi siciliani, c'è ancora, tra gli osservatori della stampa libera e indipendente e magari pure con la schiena dritta, che crede o cerca di far credere che i provvedimenti presi dal governo Monti possano risolvere i problemi di bilancio dello Stato italiano.
L'attenzione messa nel rilevare la discesa dello spread tra i btp italiani e i bund tedeschi è quasi ossessiva, tanto si vuol far intendere ai lettori che il "buon governo" dei tecnici guidati dal professor Monti stai operando bene per salvare l'Italia dal default, eppure basterebbe un esame neanche tanto attento del suo andamento per accorgersi che sono altri i fattori, tutti esterni, a determinare l'aumento o la diminuzione del differenziale.
La prova l'abbiamo avuta proprio nei due giorni appena trascorsi, quando lo spread è disceso a quota 400 sulle voci di un accordo raggiunto tra il governo greco e il Fmi e la Ue e i creditori privati, che avrebbe sbloccato gli aiuti finanziari al paese ellenico e l'accordo tra i paesi europei sulla creazione del fondo salva stati.
Quando si è chiarito che l'accordo con la Grecia non era stato ancora raggiunto e che per il fondo salva stati ancora ci sono contrasti sulla sua entità, lo spread è prontamente risalito, raggiungendo in questo momento quota 429.
Basterebbe il buon senso per capire che l'Italia da sola può fare ben poco per mutare i destini finanziari suoi e dell'Europa e che l'epicentro della crisi non è né a Roma né ad Atene, ma a Bruxelles, ma a soccorrere anche coloro che proprio non riescono a liberarsi delle sovrastrutture mentali indotte dalla grande stampa è per fortuna giunta ieri la dichiarazione di Carlo Cottarelli, capo dipartimento fiscale dello Fmi, che dovrebbe far capire finalmente a tutti come stanno veramente le cose: da sola l'Italia non può farcela ad evitare il default e che per evitarlo occorre un forte intervento da parte degli organismi internazionali, soprattutto quelli europei.
Anche se la dichiarazione di Cottarelli è stata "addolcita" nel corso della serata, tutti dovrebbero aver ugualmente compreso che non sono le "liberalizzazioni" dei taxi o delle farmacie (ammesso che possano essere definite liberalizzazioni) a poter invertire il corso del debito pubblico nazionale e che caso mai si volesse veramente iniziare a fare sul serio si dovrebbe pensare a delle grandi riforme, tra le quali quella istituzionale, che elimini gli sprechi e parassitismi che affliggono l'Italia.
Non è facile oggi essere ottimisti e il pensiero che per l'Italia si sta aprendo una strada verso un default programmato, simile a quello che sta percorrendo la Grecia, è forte. Questo significherà che i titoli di stato non saranno rimborsati totalmente alla loro scadenza naturale, ma in misura minore (per quelli greci si tratta su un valore attorno al 70% per i privati, ma sarebbe comunque troppo per lo Stato greco).
Naturalmente una simile soluzione andrebbe a danneggiare quanti in queste settimane hanno aderito alla campagna "compra un btp italiano" proposta da vari soggetti, tra cui alcuni quotidiani, e hanno acquistato titoli di stato italiani, magari direttamente dalle banche, che non vedevano l'ora di liberarsene.
In questo bel panorama c'è ancora chi si chiede come mai la gente protesta, come se non bastasse essere sottoposti ad una pressione fiscale ormai insopportabile, dover pagare il gasolio 1,8 euro al litro e rischiare di perdere pure parte dei sudati risparmi di una vita di lavoro per essere un po' incazzati (pensare che proprio ieri Obama, ormai in campagna elettorale, ha promesso di alzare l'aliquota delle tasse per i ricchi...al 30%).
Ora sarà pur vero che le manifestazioni e le proteste di questi giorni possono essere state in qualche modo influenzate da ambienti non proprio trasparenti e essere state usate strumentalmente da qualche gruppo estremista, ma sottovalutarle, come sta facendo la grande stampa, sarebbe un errore tragico, perché i motivi che le hanno provocate sono forti e gravi e la risposta dello Stato non può essere solo quella della repressione, che porterebbe chissà a quali conseguenze.
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