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Del Razzismo

Creato il 14 marzo 2015 da Loredana De Michelis @loridemi
Del Razzismo
8 Marzo 2015: il glorioso capitano di Sea Shepherd, uomo di tempra e carisma indiscussi, inserisce sulla sua bacheca di Facebook questo annuncio: "Taglia per la cattura di italiani sospettati di avere ucciso un delfino".
La ricompensa era di 5000 euro, mica poco, per chi avrebbe fornito informazioni utili a identificare questi 5 delinquenti che si erano macchiati del crimine, probabilmente in Italia, sicuramente nelle acque del Mediterraneo.
I commenti che appaiono in questo screenshot sono 1.108, ma posso assicurare che nel giro di 3 ore erano arrivati a 4000.
Me li sono letti tutti, perché ho pensato che più di 4000 commenti potessero fornire una testimonianza interessante e parzialmente attendibile su dinamiche che si possono imputare al fenomeno del "Social" soltanto fino a un certo punto: in fondo, al di là del mezzo di espressione, sempre persone sono, e quello che pensano salta fuori in un modo o nell'altro.
Taglierò corto dicendo subito che il 90% dei commenti conteneva la parola "bastards" e si limitava a berciare un'inutile ridondanza di concetti già espressi nel messaggio di Watson. Qualche originale non manca mai, come l'unico che, al millesimo commento, si è chiesto: "Come fa a dire che sono 5?" e che subito ha ricevuto una risposta dai fedeli del capitano: "Abbiamo dedotto che ce ne sia un altro che ha scattato la fotografia". Ecco, tra tutti quegli Sherlock Holmes, nessuno ha pensato che potesse essersi trattato di un autoscatto fatto con una macchinetta scadente appoggiata su una roccia, a meno che il quinto non fosse un gigante privo di ombra. Ma non è questo l'importante.
Ci sono anche state alcune esili voci di dissidenza: "Io se non è una razza a rischio di estinzione la caccio e non mi sento assolutamente in colpa" oppure: "Se dopo se lo sono mangiato è ok" e ancora: "Perché difendete solo i delfini? Se era uno sgombro mica dicevate niente!".
Qualcuno che aveva una certa confidenza col mare, (molto pochi rispetto a quelli che avrebbero dovuto essere, visto l'argomento) ha osato far notare che il delfino morto sembrava spiaggiato da giorni, non aveva ferite visibili e i suoi killer erano privi di armi. La risposta più originale è stata: "Se al posto del delfino ci fosse il cadavere di un uomo ti porresti tutte queste domande? La verità è che stai difendendo degli assassini".
A parte la "sezione demenza", divertente e statisticamente inevitabile, sono ovviamente fioccati numerosi gli insulti agli italiani, le minacce, le speranze che fossero fucilati dopo essere stati scuoiati vivi, e immersi nell'olio bollente, e gasati, e triturati, etc. Tra i commenti con questo tono anche quelli di alcuni italiani, che hanno anche approfittato per esprimere una lamentela sul loro paese e augurarsi un'invasione dell'IS.
Spiacevole e deprimente, ma relativamente irrilevante.
Alcuni però hanno fatto una ricerca per immagini su Google, trovando la stessa fotografia, postata un anno prima su Facebook da due italiani, giovani e con i capelli rasati, forse facenti parte di qualche corpo militare. La segnalazione è ripetutamente rimbalzata all'interno dei commenti del post, scatenando reazioni sanguinarie, tutte in inglese: nessuno aveva voluto o potuto leggere la didascalia della foto postata dai due italiani, che diceva "Qualcuno conosce questi deficienti? Se li trovo li scanno".
Insomma, i due poveracci che un anno prima si erano chiesti chi fossero i soggetti della foto, erano ora segnalati come i potenziali assassini italiani ricercati, in un tamtam di stranieri che ne cercavano l'indirizzo taggando tutti i contatti italiani che avevano.
A quel punto, sarà stato patriottismo, sarà stato animalismo profondo, che mi porta a considerare le persone come bestie ma a cercare di salvarle in quanto tali, mi sono permessa di scrivere un messaggio di avviso ai due italiani che erano stati presi di mira, di scrivere un messaggio privato a Watson e di commentare il post, osando sostenere che forse si stava sbagliando direzione investigativa: a me quei 4 non sembravano molto italiani, tantomeno quattro amici liguri, come alcuni utenti norvegesi avevano acutamente dedotto dall'attenta osservazione del luogo del delitto. Da italiana avrei detto che almeno due erano nordafricani e che le loro mute non rispecchiavano esattamente il tipico abbigliamento dei sub italiani. Se tutte le prove a carico erano quelle, poteva anche trattarsi di una bischerata, fatta da gente ignorante che aveva trovato un delfino morto e che si era voluta fare il ritratto con i piedi accanto alla pinna, credendolo uno squalo.
La risposta al mio commento da parte di una fedelissima della Pomerania non si era fatta attendere: avevo capito male, Watson non aveva scritto che fossero dei killer italiani ma solo che si riteneva che il delitto fosse avvenuto in Italia. Comunque, in quanto italiana, mi si riconosceva una certa autorità in fatto di abbigliamento e se sostenevo che gli italiani non si vestono così forse c'era del vero: a guardarli potevano anche essere dell'est, tipo POLACCHI.
Ora: un fondamentale elemento del razzismo è l'ostinazione totale a voler percepire l'altro sulla base di decisioni prese a priori rifiutandosi di verificarle. Watson vive in Francia da anni: non saper distinguere un italiano da un nord africano è da parte sua quantomeno una mancanza di interesse all'osservazione antropologica delle facce. Il credere però che qualunque italiano in quanto tale possa essere facilmente gabbato sulla traduzione di una frase scritta in inglese, va oltre le mie capacità di tolleranza e la Vedetta della Pomerania si becca una rispostaccia, scritta da me anche a nome dei polacchi.
A questo punto rimane il problema serio, l'effetto concreto del razzismo e cioè la superficialità e l'aggressività indirizzate a casaccio: come facciamo a evitare un linciaggio, sicuramente telematico e magari non solo, di due ragazzi che non centrano niente? Perché qua i messaggi volano a 30 al minuto e bloccare la valanga potrebbe essere difficile.
Intanto al messaggio numero 3000, dopo un "Mi vergogno di appartenere alla razza italiana" compaiono un timido "Questa foto è vecchia e gira sul web da anni" e un solo secondo dubbio sulla nazionalità rappresentata nella foto: "Su cosa vi basate per dire che sono italiani? Perché hanno la brillantina?" Ma i messaggi vengono seppelliti sotto altri che continuano a segnalare sempre gli stessi colpevoli. Sembra che chiunque abbia in origine immesso quella foto nel web l'abbia successivamente cancellata e fatta eccezione per i due italiani che l'avevano condivisa, non si trovano altre copie.
Improvvisamente il post scompare e il Capitano Watson lo sostituisce con un comunicato: a causa di alcuni commenti razzisti contro gli italiani è stato necessario eliminare il post. I criminali sono stati nel frattempo arrestati, sono comunque italiani, ma il loro nome non può purtroppo essere rivelato per questioni burocratiche legate ai meccanismi giudiziari (italiani).
Torno a guardare la fotografia. Cerco sul web una notizia dell'ultima ora: ci credo poco che in Italia si arresti la gente per un selfie tenendone segreto il nome, mentre si massacrano presunti innocenti con le intercettazioni telefoniche pubblicate sui giornali e si lasciano terroristi a piede libero. Come previsto trovo soltanto una notizia su "bufalablog" che dice che i 4 della foto sono rampolli dell'alta società calabrese e si chiamano Rocco Tano Della Ripa e Lupo Ugolfo Delle Piane.
Null'altro, neppure il giorno dopo.
Posso capire l'errore del Guru, colto da un momento di isterismo virtuale, coi suoi 5000 euro di taglia. Capisco anche che, dopo 10.000 mi piace, scrivere "Eep scusate era una bufala" non si può, e che è necessario annunciare che i colpevoli sono stati catturati senza ombra di dubbio, come unico modo per interrompere un gioco assurdo e pericoloso. Però ribadire che si trattava proprio di italiani a fronte di zero prove mi sembra comunque infantilmente provocatorio, così lo dico e non solo a lui, scrivendo piccata che chi riesce a distinguere tra un delfino e una balena ha buone possibilità di farcela anche a distinguere tra un italiano e un indiano o un aborigeno australiano, sebbene siano tutti un po' abbronzati e con i capelli marroncini.
Lì allora mi arriva una riposta articolata, che riassumo, scritta da un italiano: "Bella storia, cioè, secondo te un delfino e una balena sono della stessa specie, brava. Tu sei oltre il razzismo semplice, sei un ultrà del razzismo: per te due ETNIE diverse, come un italiano e un nord africano, sono proprio due specie diverse. Complimentissimi."
Tutta questa storia è ridicola, dall'inizio alla fine, ma ciò non toglie che si porti appresso dei significati gravi: tra gli altri mi ha colpito quello sottile dell'ultimo commento, nel quale spicca una repulsione-attrazione per la parola "razza", che diventa impronunciabile e proibita perdendo la valenza neutrale; la sua sostituzione con un termine sbagliato a cui viene dato un significato confuso, mi fa temere oscurantismi. La trasposizione del concetto di specie dall'ambito animale, in cui questa parola non implica differenze di valore, a quello umano, in cui assume un significato degradante, è frutto di un'elaborazione contorta e farraginosa, che trovo sospetta e perversa.
Non ci si salva dal razzismo sostituendo la frase: "Hei tu, terùn" con: "Hei tu, essere umano indistinto, con tutto il rispetto ho deciso in base a idee confuse che sei comunque cattivo".
Non vorrei che questi baldi paladini dell'antirazzismo, sempre più numerosi, decidessero di riunirsi in squadroni, di notte e incappucciati, per meglio epurare il mondo da tutta quella gentaglia razzista che lo popola. Affinché sopravviva una sola specie, quella eletta moralmente, che proibisce le razze e concede l'etnia, sempre che non sia troppo evidente.

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