Il racconto “Lo scompartimento”, racchiuso nel libro “Cattedrale” di Raymond Carver, è un buon modo per capire cosa sia la scrittura.
In realtà ho letto solo la prima pagina. Eppure ho la sensazione che vi sia ogni cosa al suo posto. Qualcuno osserverà: “Ehi, è Carver, gli scrittori lavorano così”.
Lo so. Però sto anche cercando di non leggere solamente. Bensì di vedere il lavoro portato avanti dallo scrittore; di cesello. L’ascia, è stata già usata probabilmente; oppure dopo un po’ di tempo, si lavora solo di cesello? Lo ignoro, ma ne dubito.
C’è un uomo in viaggio, verso Strasburgo. Un figlio che non vede da anni. Il ricordo di una lite violenta con la moglie, e il ragazzo che lo aggredisce.
Il cambiamento dell’uomo.
Non so come prosegua il racconto. Però mi sono trovato a rileggere due, tre volte questa paginetta. Naturalmente, c’è anche il lavoro (poco considerato), del traduttore: Riccardo Duranti.
Prima parlavo di cesello.
Non credo che in Carver sia tutto perfetto, e lo stesso vale per Zola o Tolstoj, o chiunque altro autore.
Il cesello non si limita affatto a offrire più sobrietà alla descrizione, o ai dialoghi. Nemmeno a rendere perfetta la costruzione di una frase. Anche queste cose, però nella scrittura le pause sono essenziali. Parlo di virgola, punto, punto e virgola, due punti.
Siccome sono autodidatta, anche su questo punto ci sarebbe tanto da dire, ma soprattutto da imparare. Nel suo “Il mestiere di scrivere” Carver invitava anche a prendere in considerazione questi elementi. Di solito, sono i più trascurati, almeno da me.
Perché? È la convinzione che la storia sia troppo importante, contenga un’urgenza tale da permettere di considerare virgole e compagnia cantante, con sufficienza.
In realtà, tutto partecipa alla buona riuscita di un racconto, di una storia. È un aspetto che di recente sto recuperando. Per esempio: scrivevo
E’
invece di
È
Un dettaglio. Il primo arrivava forse dalla fretta, dalla superficialità, dalla voglia di arrivare al dunque. Il secondo, che al dunque ci arriva comunque, scorga quando si impara ad avere attenzione per il particolare; ma forse dovrei scrivere: “cura”.
Ma è ora di tornare nello scompartimento.