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Diano d’Alba, un emblematico caso pagano

Creato il 25 giugno 2012 da Tanogabo @tanogabo2

Diano D’Alba in provincia di Cuneo,
un emblematico caso pagano.

Di Gaetano Barbella

Diano d’Alba, un emblematico caso pagano

La Vergine Della Val Camonica

Il nome del Comune Diano D’Alba, in provincia di Cuneo, fa pensare alla Dea della caccia degli antichi Romani e dei Liguri, valenti cacciatori e primitivi popoli di queste terre, prima quindi delle predicazioni apostoliche di S. Paolo, di S. Barnaba, di S. Restituto, di S. Frontiniano e di S. Cassiano, che qui propagarono il cristianesimo.
I Romani non avevano grandi templi ed adoravano i loro Dei in aperta campagna, specialmente nei boschi sacri, ove maggiore era il silenzio ed il mistero.
E’ storico che, appunto intorno ad Alba si estendessero i boschi divini; quello di Diana, sul colle dove sorge ora il Comune di Diano, quello di Marte nei pressi di Barbaresco.
L’opinione che Diana che qui avesse un culto speciale, è comprovata dal fatto che all’ingresso del paese a sinistra della provinciale Alba-Diano e a circa cinquanta metri dalla galleria, esiste nel fianco della roccia, un’edicola o tempietto, con la dedica a Diana: “quae fuerat, quondam, hic esulta sacello”. L’ epigrafe fu ancor vista e letta dal Rev. Sig. Teol. Mons. G. Falletti arciprete di Diano e da molti contemporanei del Mons. Cagnassi che la convertì in Cappella in onore di S. Lucia, poco prima del 1888 come è espressamente annotato negli atti di visita di S. E. Mons. Pampirio Vescovo di Alba.
Incorporati poi nella Repubblica Romana, i Liguri – duri atque agrestes – furono circoscritti nella IX regione italica, e poco a poco forgiarono i loro rozzi costumi, la loro vita e poi la loro religione su quelli dei Romani e dei primi Cristiani.
Diano ne seguì con Alba gli eventi e la storia e non ebbe a soffrire delle angherie dei Visigoti di Alaricco, i quali dovettero arrestarsi di bel nuovo a Pollenzo, vinti dal prode Stilicone, generale romano che li sconfisse nella Pasqua del 402.[1] Di qui la storia di Diano D’Alba seguì il suo corso fino ai nostri giorni, ma non è questa che ci interessa ai fini di questo saggio, in relazione alla cartografia che sono solito tracciare sulla scorta della mappa locale.

Diano d’Alba, un emblematico caso pagano
La configurazione che presento sopra è evidente che deriva dalla mappa di Diano D’Adda, ma se pur si riferisca allo stemma di cui sin fregia questo Comune della provincia di Cuneo, che mette in campo la “Dianae Sacrum”, non è altrettanto coerente col fatto che non risulta alcuna prole da questa divinità munita, per giunta, da ali. Forse esiste un legame occulto con la Vergine Maria e Madre del Cristo, ma non mi prefiggo di darvi una risposta che lascio ad altri, salvo a indicare la via che mi ha portato a indagare su Diano D’Alba. Forse solo così è possibile capire il mistero.

Di recente ho raccolto il desiderio di un amica, Clara, webmaster del sito Spazio Fatato[2], che era incuriosita di sapere sulla cartografia di Vezza Dell’Oglio (BS) luogo della sede relativa, sapendo che ero cultore di questo genere di elaborati grafici. Mi son messo all’opera e, senza alcuna difficoltà, nel giro di poche ore ho rintracciato un disegno al quale in seguito ho apportato delle piccole modifiche avendo immaginato che si trattasse dell’antico dio Cernunnos, assai noto in questa località, la Val Camonica bresciana.

Cernunnos

Nella mitologia celtica, Cernunnos era lo spirito divinizzato degli animali maschi cornuti, specialmente dei cervi, un dio della natura associato alla riproduzione e alla fertilità.
Come “Dio Cornuto”, Cernunnos fu una delle numerose divinità simili presenti in molte culture antiche. Dalle fonti archeologiche si sa che Cernunnos veniva adorato in Gallia, in Italia settentrionale (Gallia Cisalpina) e sulla costa meridionale della Britannia.
Quella che probabilmente è la più antica immagine di Cernunnos si trova tra le Incisioni rupestri della Val Camonica, in Italia, e risale al IV secolo a.C., mentre la più conosciuta si trova sul famoso Calderone di Gundestrup della Danimarca pregermanica e risalente al I secolo a.C.[3]

Diano d’Alba, un emblematico caso pagano

Vezza Dell’Oglio (BS). Cernunnos

La configurazione di Cernunnos di Vezza Dell’Oglio mi è parsa abbastanza coerente salvo a dar valore al fatto che questa divinità sembra che abbia una gamba sola, tant’è che ho stentato a disegnare quella di sinistra. E allora ho pensato che si trattasse di una divinità della natura legata al mondo degli alberi, visto la stretta relazione delle corna dei cervidi con i rami degli alberi di cui traggono il nutrimento. Il fatto, poi, che avesse lunga capigliatura, la mia tesi risulta ancora più convincente se si lega al fogliame degli alberi. Interessante la coincidenza delle corna del cervo con il petto di Cernunnos.

Ma ora viene la parte che coinvolge la ricerche finite di Cernunnos con la mappa di Vezza Dell’Oglio con un seguito imprevisto in relazione alla venuta a Brescia di uno dei miei quattro figli, Gianluca.
Egli lavora a Roma come ingegnere ed è al terzo matrimonio dei suoi colleghi del Politecnico di Milano che ora si appresta a presenziare. Siamo al giorno 11 giugno 2012 e deve trovarsi a Diano D’Alba (Cuneo) per il 13 insieme ai suoi due amici dal quarto che si sposa, un pugliese e lei calabrese. Residendo entrambi per lavoro a Milano, hanno deciso di sposarsi a Diano ove si sono recati per la vacanza, ma è questa la ragione intima nemmeno a loro nota?

Incuriosito ho notato un’altra Vezza (D’Alba) non tanto distante da Diano, e poi la mia attenzione si è concentrata tutta di questa località che mi si è presentata così come ne ho parlato all’inizio. Quali, a questo punto, le possibili spiegazioni sulle due cartografie se non una serie di acausalità, le uniche capaci di far luce su un evento inatteso, la nascita di un Cristo che in effetti non è se non per il fatto di essere nato da una Vergine, però di natura divina.

Il Tao e la sincronicità

Nel 1930, al discorso commemorativo per la morte di Richard Wilhelm, Jung disse: “La scienza dell’I Ching non è basata sul principio di causalità ma su un principio che io ho provato a chiamare principio sincronico”. Cinque anni dopo, ad una conferenza tenuta a Londra, Jung sostenne che “il Tao può essere ogni cosa, io uso un altro termine per designarlo… lo chiamo sincronicità“.
Dopo l’incontro con Pauli, Jung fu in grado di cristallizzare le sue idee. Nel 1952 i due studiosi pubblicarono insieme L’interpretazione e la natura della psiche che conteneva due saggi, uno di Pauli sull’influenza degli archetipi nella teoria di Keplero, l’altro di Jung sulla natura della sincronicità. In questo saggio Jung descrive la sincronicità come “la coincidenza nel tempo di due o più eventi causalmente non correlati anche se legati dallo stesso o simile significato” o come “parallelismo acausale” o anche come “atto creativo“. Su suggerimento di Pauli, Jung produsse il diagramma in cui la sincronicità bilanciava la causalità così come il tempo bilancia lo spazio. Il fisico suggerì che si enfatizzassero le differenze e le similitudini di sincronicità e causalità e che si introducesse il concetto di “significato“; così facendo, Pauli suggeriva una via attraverso la quale l’approccio obiettivo della scienza e della fisica (basata sulla connessione attraverso effetti) potesse essere integrato con valori più soggettivi (connessione attraverso equivalenza o significato).
L’intera nozione di “significato” è di fatto il cuore stesso della sincronicità: l’essenza di un evento sincronico è proprio il significato che esso ha per colui che lo sperimenta. La sincronicità agisce come specchio dei processi interiori, creando forti paralleli tra eventi esteriori e interiori, una similitudine delle informazioni e delle coscienze. Pauli credeva che la sincronicità potesse rendere possibile il dialogo tra fisica e psicologia, facendo entrare il soggettivo nella fisica e l’oggettivo nella psicologia. Fisica e psicologia qui valgono come materia e coscienza, come scienza e sacralità. Secondo Pauli era necessaria questa visione globale per poter comprendere gli aspetti soggettivi e oggettivi come manifestazioni implicite di uno stesso fenomeno.
Fino al termine della sua vita, – riporta David Peat nel suo libro Synchronicity: the bridge between matter and mind - Pauli conservò una profonda convinzione del potere della simmetria. Mentre lavorava intensamente alla teoria del campo unificato, scrisse al suo amico Heisenberg: “Divisione e riduzione della simmetria, questo è il bandolo della matassa! La forma è un antico attributo del diavolo… se solo i due contendenti divini – Cristo e il Diavolo – potessero notare che sono cresciuti in modo così simmetrico!“ Forma e coscienza, spazio e tempo, energia quantica e informazioni sono sempre cresciuti parallelamente.[4]

Brescia, 24 giugno 2012


[1]http://www.dianoalba.gov.it/index.php?option=com content&view=article&id=110:la-storia&catid=91:la- storia&Itemid=100
[2]  http : //www, spazio fatato. net/
[3] http://www.tanogabo.it/mitologia/altri popoli/cernunnos.htm
[4] http://www.enciclopediaolistica.com/enciclopedia/sci2/sci06.htm


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