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DIARIO D'AGOSTO - E lo rese speciale... Comunardo Niccolai

Creato il 23 agosto 2011 da Calcisulcalcio
DIARIO D'AGOSTO - E lo rese speciale... Comunardo NiccolaiOrmai non c'è niente da fare, il martedi è il giorno del calcio, è il giorno di "E lo rese speciale...", e non c'è agosto che tenga per fermare la propensione naturale della rubrica.
Questa volta però proviamo a prenderla con leggerezza e filosofia, niente storie toccanti, ma semplicemente un piccolo grande campione rimasto nella storia per una sua qualità speciale un pò discutibile, presentiamo il re degli autogol, Comunardo Niccolai.

Niccolai era uno stopper, un grande stopper, nato a Uzzano nel 1946. Inizia a dare i primi calci nel Montecatini prima di fare la sua fortuna in Sardegna, prima nella Torres e poi nel Cagliari (225 gare, 4 reti), col quale vinse il mitico scudetto del 1970, e nello stesso anno arrivò secondo con la Nazionale ai Mondiali in Messico. Dopo l'anno d'oro continuò la sua onorata carriera arrivando anche ad allenare la Nazionale Femminile nel 1993-94, tuttavia lo rese speciale nella storia del calcio la sua abilità nel fare autoreti, certe davvero stupende, in rovesciata addirittura.

Infondo se sei un artista del gesto, puoi prenderla con filosofia, anzi costruirti una carriera alternativa. Comunardo Niccolai ne ha fatte di stupende: in rovesciata, di collo pieno, di testa, come quella famosa in un Juve Cagliari 2-2, Anni 70. Lui apre le danze nella sua porta, per fortuna Riva e compagni raddrizzano la situazione. C'è di mezzo lo scudetto.
Nei momenti allegri se la rideva: "I miei gol fanno invidia agli attaccanti, tanto sono belli". In altri diceva: "Non è facile giocare quando la squadra avversaria non segna e i suoi tifosi cantano: "Niccolai, pensaci tu".
Per l'immaginario collettivo è appunto Niccolai il re degli autogol, anche se ne ha fatti solo sei e Riccardo Ferri due di più. (fonte: storiedicalcio.altervista.org)

Tra scudetti e finali Mondiali, tra autogol d'autore e scherzi, la carriera di Niccolai scorre invidiabile da molti, tuttavia c'è chi sostiene che non c'è nulla di onorevole nell'essere il re dell'autorete.
Per quanto mi riguarda sarei ben felice di passare alla storia con in bacheca un memorabile scudetto (Cagliari 1969-70) e un argento mondiale a Messico'70 (essendo presente a Italia-Germania 4-3, la partita più bella della storia), anche se alla fine il coro degli avversari "...Amadei Pensaci Tu..." non mi farebbe dormire la notte.

di Cristian Amadei

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