Non sono capaci di mettersi d’accordo su niente. Le mille correnti che attraversano il Partito Democratico, lo scontro fra Renzi e Bersani e le partigianerie dei vecchi big per l’uno o per l’altro, l’incertezza sui valori etici e il richiamo forte al comunismo d’annata nell’alleanza con Vendola, dimostrano chiaramente che questo non è un partito di Governo, ma è semplicemente il “Nulla” che rischia di darci il colpo di grazia, se mai avremo la sfiga di vederli salire a palazzo Chigi.
Partiamo dalla “sfida” tra Renzi e Bersani. Molti big del “gerontoapparato” piddino non vogliono che Renzi partecipi alle primarie. Anzi, per la verità non vogliono proprio le primarie, così il gioco è chiuso e tutto verrà deciso nelle stanze segrete del soviet, ovviamente dai soliti noti. La scusa? La legge elettorale. Del resto sarebbe inutile farle, se poi la legge che verrà approvata sarà la porcata proporzionale che ci riporta ai vecchi tempi dei governi di coalizione, quando i Governi erano decisi a tavolino dopo le elezioni e non prima. Ma sia l’UDC (ex DC) che il PD (ex PCI), vogliono proprio questo: tornare indietro di venti anni e tagliare definitivamente fuori dai giochi elettorali gli elettori, che così dovranno solo limitarsi a votare il partito, lasciando poi ai segretari e agli altri big l’onere e l’onore di decidere chi ci governerà.
Ma i casini nel PD non sono finiti qui. Prendiamo la questione sui matrimoni omosessuali. È evidente l’esistenza di una grave frattura all’interno dell’ex partito comunista, oggi sedicente “socialdemocratico”. Il partito di Bersani, “sessualmente” parlando, rischia di non essere né carne né pesce. Rischia di essere il partito dell’ambiguità. E questo perché al suo interno si scontrano due anime incompatibili fra di loro: l’anima materialista, ex-comunista, socialista e atea, che ritiene il matrimonio un’istituzione facilmente snaturabile in base al capriccio umano; e l’anima cattolica (o almeno di quel che resta dei cattolici nel PD), che invece considera il matrimonio una istituzione che rispecchia il diritto naturale.
Sia quel che sia, se questo è il partito che si candida a governarci, allora stiamo freschi. Se poi ci aggiungiamo le sue assurde politiche economiche, che possono essere sintetizzate in una sola parola, “tasse”, allora è chiaro che se mai ci fosse qualche pazzo elettore che decida di renderlo maggioranza, per noi sarebbe l’inizio della fine. Un salto nel passato peggiore della Prima Repubblica.
E a proposito di Prima Repubblica, non sfugge anche l’altro problema del PD: le alleanze old style o di historic compromise. Casini – sappiamo – ha svenduto i suoi elettori a coloro i quali avevano maggiori possibilità di vincere le prossime elezioni. Da qui il calcio nel sedere a Fini (elettoralmente insignificante) e gli ammiccamenti a Bersani. Il quale però vorrebbe anche Vendola nella colazione. E Vendola e Casini non possono certo dirsi attratti l’uno dall’altro. Ecco dunque un altro macello bell’e buono che solo la sinistra italiana, ambigua com’è, è capace di combinare a danno naturalmente di tutti gli italiani.
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Dunque che fare? Beh, se tutto questo è un’anticipazione di quel che accadrà dopo le elezioni del 2013 (e i passati governi Prodi ci hanno dimostrato che le anticipazioni rappresentano fortemente la realtà che sarebbe venuta dopo), allora forse chi è deciso a votare per questa armata brancaleone, dovrebbe rifletterci un po’ meglio.