Documenti assolutamente inediti sono stati trovati nell’archivio della Società del Sacro Cuore, un istituto di diritto pontificio sul Gianicolo.
Nel Giornale della Casa “Villa Lante”, una sorta di diario in cui si annotavano tutti gli avvenimenti che di giorno in giorno riguardavano l’istituto, alla data del 6 ottobre del 1943 è annotato: «La Rev.da Madre [Manuela Vicente] è stata chiamata in Vaticano. Si è recata con Sorella Platania alla Segreteria di Stato dove S. E. Mons. Montini l’ha pregata, in nome del Santo Padre, di alloggiare tre famiglie minacciate, come molte altre, di essere prese dai tedeschi. Ha pure offerto un’automobile, affinché la Madre possa andar subito alla Casa Madre per chiedere i dovuti permessi. [E'] andata con la Rev.da Madre Pirelli e non ha riportato pieno consenso. Già una 15ª di persone alloggiano a Betania e la Rev.da Madre studia il modo di trovare altri buoni posti per meglio entrare nei desideri del Santo Padre che si degna darle tanta fiducia».
La notizia è pubblicata sull’L’Osservatore Romano e ripresa da molte agenzie. Ricordiamo che pochi giorni dopo il 16 ottobre, avvenne l’ignominioso rastrellamento del ghetto ebraico di Roma. L’articolista Giovanni Preziosi, che è l’autore stesso dell’importante scoperta, dichiara che questi documenti dimostrano che il Vaticano, così come gli alleati, era al corrente con una decina di giorni d’anticipo delle intenzioni dei tedeschi, altrimenti «non si spiega diversamente la sollecitudine con cui Pio XII, tramite monsignor Giovanni Battista Montini, aveva esortato la superiora generale della Società del Sacro Cuore Manuela Vicente ad allestire adeguati rifugi presso le proprie case religiose allo scopo di dare asilo agli ebrei perseguitati. A quel punto, dunque, la Santa Sede si vide chiamata in causa e ritenne giunto il momento di spalancare le porte di tutte le case e gli istituti religiosi romani per offrire asilo e protezione ai tanti ebrei che correvano seri pericoli di vita, cercando di non dare troppo nell’occhio e continuare nel più stretto riserbo quest’opera di assistenza e ospitalità clandestina nelle varie strutture ecclesiastiche dell’Urbe e del resto d’Italia».
Preziosi cita anche una circolare vaticana datata 25 ottobre 1943, in cui si «forniva l’orientamento di ospitare gli ebrei perseguitati dai nazisti in tutti gli istituti religiosi, di aprire gli istituti e anche le catacombe». Per scongiurare il pericolo delle improvvise perquisizioni nazifasciste all’interno degli ambienti ecclesiastici, la Santa Sede fece anche pervenire a tutti i superiori dei conventi romani un avviso firmato dal governatore militare di Roma Rainer Stahel, scritto in italiano e tedesco, da far affiggere sulle porte d’ingresso di tutti gli istituti religiosi, in cui si dichiarava esplicitamente che l’edificio era sotto le dirette dipendenze della Città del Vaticano e, pertanto, venivano interdette perquisizioni o requisizioni d’ogni genere. Si provvide anche ad impartire precise istruzioni a tutti i conventi e le chiese d’Italia, esortandoli a spalancare le porte delle loro case religiose a tutti i perseguitati politici, in special modo agli ebrei, per offrire loro un adeguato rifugio. In un’altra nota autografa trascritta nel Giornale della Casa di “Villa Lante”, datata 9 novembre 1943, si legge: «Un avviso del Vicariato, firmato dal Vice Gerente, ha avvertito parroci, conventi e case che è improbabile che siano immuni da perquisizioni e requisizioni, fatte da parte dei tedeschi e dei fascisti. Villa Lante ha ricevuto questa comunicazione dalla Parrocchia e molti dei rifugiati sono partiti, non sentendosi più al sicuro. Madre Boggiano, anche al corrente di queste cose, e avendo dei rapporti con il Vaticano e con tutte le autorità civili, è stata consultata. Credo che il documento inviato dal Vaticano continui ad avere il suo valore, anche se è stato firmato da parte tedesca da Stahel, che ha lasciato Roma ed è stato richiamato in Germania».
L’articolista conclude sostenendo che questa opera condotta in sordina dal Vaticano senza grossi proclami, di aiutare cioè «segretamente» tanta povera gente, offrendo loro dei nascondigli sicuri per metterli al riparo da occhi indiscreti, in ultima analisi, «si sia rivelata una scelta saggia e lungimirante. In segno di riconoscenza per l’ospitalità ricevuta, il 2 giugno del 1944 -proprio in occasione dell’onomastico del Papa- tutte le rifugiate presso la Casa delle religiose della Società del Sacro Cuore di Gesù al Gianicolo, decisero di fargli pervenire tramite la superiora madre Saladini, un telegramma augurale». Notizie di altri documenti di questo tipo le abbiamo date in Ultimissima 6/4/11, Ultimissima 10/12/10 e Ultimissima 5/7/10.