mi perdonerete, ho un sacco di domande e poche risposte. conto su di voi.
Ho provato a seguire le notizia tragiche dell’attentato ad alessandria d’egitto e tra i commenti a un articolo ho trovato, qualche giorno fa, la seguente frase: “chi sganciò la bomba su hiroshima era cattolico, spero si sia confessato bene bene dopo”.
E ci rimugino da allora.
Ci sono due aspetti diversi che vorrei prendere in considerazione.
Il primo aspetto riguarda in senso più stretto l’attentato di alessandria d’egitto.
L’idea che delle persone debbano morire “perché cristiane” o “perché musulmane” o “perché gay” o “perché donne” o “perché ebree” o “perché ics” mi repelle. Cominciando da “perché colpevoli”.
Non esiste un motivo valido per morire, mai. Non esistono idee per le quali si meriti la morte, non esistono fedi, non esistono gusti, non esistono cromosomi, non esistono colpe.
Il secondo aspetto invece riguarda più in senso stretto il rapporto fra la religione e la violenza.
Partiamo dal tizio che sganciò la bomba su Hiroshima. Era cattolico, ho letto (ma non ho controllato). come cattolico era Kennedy, quando invase Cuba.
I nazisti erano luterani per la maggior parte, gli americani sono evangelici di ogni tipo, Bush era un “reborn christian” e la maggior parte dei soldati di ogni stato e di ogni continente è religioso, di una religione qualunque, semplicemente per il motivo che gli eserciti sono un sottogruppo di una popolazione, quindi se in italia si dichiara cattolico il novanta per cento delle persone mi immagino, così a braccio, che sia più o meno cattolico il 90% dei soldati italiani. Ma potrei sbagliarmi.
Conosco anche tante persone cattoliche che proprio in virtù della loro fede religiosa hanno scelto di fare gli obiettori di coscienza al servizio militare, ma questo non è argomento di questo post.
La prima domanda che mi viene in mente è la seguente:
come è possibile che chi crede in un dio di bontà e di giustizia imbracci un fucile? Di qualsiasi dio si tratti, si badi bene.
Ma poi mi chiedo anche:
dobbiamo chiedere solo a chi è religioso di fare “l’eroe”?
provo a spiegarmi.
Immaginiamo il seguente scenario:
io sono un uomo molto pio e religioso. Il mio paese è in guerra e mi arriva la cartolina. Ho davanti a me la scelta se partire o rifiutare, con le conseguenze che ne derivano. Come mi devo comportare? Parto e uccido o resto e rischio? E fino a che punto la coerenza con le mie scelte religiose deve avere il sopravvento?
E arriviamo alla terza domanda.
Come mai, proprio le religioni, che dovrebbero avere a che fare con l’amore inteso in un senso altissimo e totalizzante sono poi invece la causa di violenze terribili?
Come mai nell’uomo il desiderio di possedere la Verità porta all’intolleranza?
Praticamente non esistono religioni esenti da questo problema.
Anche sforzandomi non riesco a trovarne nemmeno una.
Non è vero che “senza dio tutto diventa possibile” come dice il mio amatissimo ivan karamazov.
“Gott mit uns” lo ha smentito.
Senza un dio per il quale uccidere io mi sento molto più libera di amare il prossimo.