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Dove va il voto gaio

Da Bolo77

Oltre 1300 Comuni, tra questi Milano, Bologna, Napoli e Torino, andranno al voto per le elezioni amministrative del 15 e 16 maggio. Facciamo il punto sul dibattito elettorale lgbt.

Dove va il voto gaio
Aria pulita, trasporti, parcheggi, asili e verde pubblico. In occasione delle amministrative, però, le tematiche lgbt non hanno molto spazio nei programmi dei candidati.

A Milano, il candidato sindaco di centro sinistra Giualiano Pisapia promette nel programma di “costituire il registro delle unioni civili per favorire la parità dei diritti e dei doveri delle comunità affettive e di vita”. Nessuno, ad eccezione de “Il Giornale”, che ricorda che Pisapia, qualche era fa, aveva firmato disegni di legge “eversivi” per il matrimonio gay e per legalizzare il naturismo, sembra accorgersi della portata rivoluzionaria della proposta. Il candidato di centro-sinistra si è almeno mostrato disponibile, a differenza della principale avversaria Letizia Moratti, riguardo a un più articolato pacchetto di richieste messo sul piatto da Arcigay Milano.

A Bologna, dove il registro c’è, si guarda tanto avanti da abbracciare l’Europa dei matrimoni gay. Virginio Merola, candidato sindaco di centro-sinistra, in viaggio in Spagna dapprima ammonisce: “non equiparare le unioni omosessuali al matrimonio”, poi, alle proteste della militanza lgbt bolognese, fa rapidamente marcia indietro: “da sindaco proporrò all’Anci di premere sul Parlamento per superare al più presto questo ritardo rispetto al resto d’Europa ed estendere il matrimonio civile alle coppie dello stesso sesso”.

Il matrimonio gay evidentemente esula dalle competenze delle amministrazioni locali e in attesa delle future sollecitazioni all’Associazione nazionali comuni italiani proviamo a battere un terreno elettorale più fertile, quello del contrasto e della prevenzione dell’omofobia su cui i Comuni possono lavorare molto.

Purtroppo, e solo incidentalmente, se ne sussurra solo a Napoli dopo l’aggressione calci-e-pugni ai danni di due dirigenti Arcigay ai quali è andata la solidarietà di due candidati sindaco del centro-sinistra. Luigi De Magistris, dell’Idv, oltre a promettere un registro delle unioni civili, ha dichiarato: “Non posso che condannare fermamente gli atti di violenza omofoba. Mario Morcone, del Pd, per parte sua, ha dichiarato: “l’aggressione subita a Napoli dagli attivisti dell’Arcigay è un fatto odioso: esprimo la mia solidarietà alle vittime di questa triste vicenda”. Nessuno dei due ha però aggiunto qualche idea su quali politiche mettere in campo per arginare il preoccupante fenomeno.

E’ infine poco più movimentata la campagna elettorale lgbt di Piero Fassino, candidato sindaco a Torino “capitale dei Diritti” del Pd. La polemica per la revoca del patrocinio regionale voluta dalla Lega al festival del Cinema gay, lo ha visto partecipare nientemeno che all’inaugurazione dell’evento perché “una città che non si cura dei diritti di cittadinanza non va bene”. Fassino ha anche partecipando al congresso locale di Arcigay e assicurato “l’impegno nel campo di diritti messo in campo dall’amministrazione di Sergio Chiamparino”.

Così esaurita, a meno di sorprese dell’ora prima del voto, la pochezza delle politiche lgbt per i candidati delle maggiori città che andranno al voto, a tenere alta la bandiera arcobaleno restano le sollecitazioni ai candidati della militanza gay e una nutrita pattuglia di candidati visibili.

In molti, a Milano, hanno risposto a dieci proposte per la città (registro, formazione ai dipendenti comunali, lavoro ai trans…) di Arcigay. Tra questi Rosaria Iardino, lesbica e sieropositiva visibile, Marco Volante, nell’Idv, e il radicale Yury Guaiana. Sel candida Luisa Bordiga, Anita Sonigo e Paolo Oddi. Sempre a Milano è molto nutrita la pattuglia dei candidati radicali con Francesco Poirè, Carlo Daniel Cargnel e Tiziana Garlato.
E’ boom di candidati (Arci)gay anche Bologna con Franco Grillini, capolista Idv, Sergio Lo Giudice, Pd, Katy la Torre, capolista Sel e avvocato contro le discriminazioni. A loro, fresco di coming out, si aggiunge il teologo Benedetto Zacchiaroli, del Pd mentre Matteo Cavalieri e Deborah D’Amico, dello stesso partito provano la scalata dei consigli di quartiere. A Napoli, ancora nel Pd, si candida Manlio Converti.

E il polo di centro? E il centro-destra “delle libertà”? Tacciono su tutta il territorio nazionale ad eccezione di Ciri Ceccarini, candidato a Rimini in Futuro e Libertà perché “Fli è un partito aperto alle tematiche dei diritti civili e per diritti civili non intendo solo quelli dei gay, ma di un contesto generale, sia chiaro”. Il silenzio, non è di per sé negativo: non c’è stato ancora spazio nella campagna elettorale per voci omofobe e per iniziative contro l’estinzione della “famiglia tradizionale”.

Si moltiplicano, infine, le iniziative della militanza a sensibilizzazione dei futuri amministratori. Ad Arezzo Arcigay dichiara appoggio incondizionato al sindaco Fanfani figlio, a Pavia giunge un accorato appello ai candidati per il sostegno al turismo gay friendly mentre a Gorizia i candidati incontrano gay e lesbiche e così via. Ma gli spazi restano esigui, nello sbiadito arcobaleno di queste amministrative. (Pubblicato in “Pride”, maggio 2011, p. 6)


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